Il “movimento Bergoglio” scuote i poteri forti, dal mondo pro Trump alle consorterie finanziarie, incluse quelle cinesi, da Hezbollah e generali del Terzo Mondo a Bolsonaro e i rimasugli della sinistra chic, tutti legati ai diversi volti del progetto neo-liberista contro i popoli. In genere infatti si tende a considerare il neoliberismo un concetto prettamente anglo-americano legato alla Chicago School of Economics e che vede nel presidente Ronald Reagan e in Margareth Thatcher le sue figure chiave e nella finanziarizzazione dell’economia mondiale il suo sviluppo.
In realtà il progetto neoliberista sin dall’inizio non fu solamente un progetto economico, ma soprattutto un progetto politico di cambiamento della società, fondato sulla paura che le democrazie nazionali potessero concedere troppo potere alle persone comuni, a scapito dei poteri economici che, da sempre, hanno governato il mondo. Ecco che davanti alla crisi della globalizzazione hanno tentato di indirizzare il malcontento verso il nuovo progetto liberista globale, quello sovranista. Il fallimento totale delle sinistre pseudo-progressiste gli ha spianato la strada, non avevano fatto però i conti con il Vaticano, dove quello che fu il papa polacco per il blocco sovietico lo è diventato il papa del global south per il progetto neoliberista globale. Dal giorno in cui Bergoglio ha denunciato come questa economia uccide a quando ha firmato con il principale esponente dell’Islam mondiale la dichiarazione di fratellanza davanti a rabbini e leader delle religioni orientali, che è un po’ la dichiarazione di cittadinanza globale e condotto il porto il sinodo ecologista, Bergoglio ha costruito le condizioni perché i popoli esprimessero pacificamente il loro no alla morsa neoliberista, rivendicando in tutto il mondo, in modo non violento, i loro diritti. Forse le stesse sardine in Italia, ma soprattutto i milioni di manifestanti pacifici del Cile, dell’Ecuador, del Libano, dell’Algeria, dell’Iraq, di Hong Kong, sono solo l’avanguardia di un “movimento Bergoglio” che non vuole costruire un partito, ma costruire una nuova dialettica politica: progressisti o conservatori, ma rifiutando i parametri dell’accaparramento irresponsabile, scegliendo il rispetto della persona umana e della natura, per imparare a vivere insieme.
Ecco perché Francesco fa paura, ecco perché nella sua Chiesa è combattuto come nessun papa prima, ed ecco perché molti laici lo detestano, non sono più “devoti”. Il problema è che i popoli lo hanno sentito, hanno capito. E sono con lui, con il papa del global south che parla a tutto il mondo. Chi si attarda a ragionare come il povero Stalin e si chiede di quante divisioni disponga il papa non capisce la forza del “movimento Bergoglio”. Ma le consorterie economiche-finanziarie lo hanno capito bene, ecco perché per attaccarlo si può arrivare a capovolgere i fatti, dicendo che il revisore generale dei conti vaticani non c’è , e invece, nominato ad interim, c’è, ed è diventato autorità anticorruzione.