COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

S.Egidio, l’Italia e il senso delle parole

Secondo i giornali italiani sono sbarcati dalla pancia di un C130, descritti come infreddoliti e stremati, 162 “migranti”, donne e bambini che  erano in uno dei Centri di detenzione per immigrati irregolari di Tripoli. Si tratterebbe dei primi 162 migranti arrivati in Italia “grazie al primo corridoio umanitario legale, frutto di un lungo lavoro che ha coinvolto l’Italia, il governo libico, l’Onu e la Cei.“ La cosa eclatante è che, secondo la versione ufficiale, “I migranti sono stati individuati nei mesi scorsi dal personale dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, tra coloro che erano in condizioni di massima fragilità. “Dall’inizio dell’anno – ha spiegato il responsabile della Libia dell’Unhcr, Roberto Mignone – abbiamo fatto 995 visite nei Centri e siamo riusciti a liberare 1.200 persone. Ma pensiamo che nel prossimo anno questi numeri saliranno e riusciremo ad evacuare dalla Libia tra le 5mila e le 10mila persone in condizioni di fragilità”.

In tutto questo c’è un elemento di tristezza “lessicale” e di vittoria culturale. La tristezza lessicale è che evidentemente non si tratta di un corridoio umanitario, ma di un’operazione di ricollocamento di migranti illegalmente detenuti in Libia e che dimostra un enorme ritardo dell’ONU e dello stesso governo italiano, che sostiene la guardia costiera libica. La vittoria culturale è che lo hanno dovuto presentare così, come “corridoio umanitatario”, anche se nessuno è andato a cercare in giro per la Libia persone in difficoltà e meritevoli di cura. Quelli sono i corridoi umanitari, quelli che Sant’Egidio e Chiesa Valdese gestiscono da anni proprio qui, in Italia. Portando nel nostro Paese  detenuti che avrebbero dovuto liberati da tempo,  quella compiuta nelle ore trascorse è un’operazione di ricollocamento. Per la cui realizzazione si è resa necessaria l’assistenza della Chiesa italiana, perchè altrimenti ONU e Italia non avrebbero potuto portarla a compimento.

E così emerge, importantissima,  la vittoria culturale. Si è ritenuto di chiamare questo ricollocamento un “corridoio umanitario” perchè i corridoi umanitari  sono una realtà ormai consolidata e percepita come possibile, necessaria e positiva, e a quella si sono voluti appellare i ritardatari.

Purtroppo tutto questo accade proprio nelle ore in cui il Senato italiano volta le spalle ai bambini, si dimostra impaurito dai diritti dei minori, cioè dei più vulnerabili. Quasi tutti i nostri senatori hanno preferito togliere a 800mila di loro il “Natale civile” offerto dalla proposta della legge dello ius soli (morbido). A riprova di quanto poco il “Natale religioso” gli appartenga. Che poi qualcuno abbia voluto esultare per questo va capito, perchè dimostra quanto la paura sia decisiva nell’orizzonte culturale di oggi.

Buon Natale a tutti.

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