Profili.
A dicembre tornerà a insegnare teologia Rowan Williams, dopo dieci anni di onorato servizio come Arcivescovo di Canterbury. Tornerà al Magdalen college di Oxford, dove aveva già insegnato prima di assumere la carica di guida della Chiesa di stato inglese. Tornerà alla teologia, e forse alla poesia, passione mai in realtà trascurata. Possiamo immaginare, e glielo auguriamo, che sarà un tempo di lavoro ma anche di riposo, dopo anni passati sulle barricate. Noto come il principale teologo inglese contemporaneo, e senza meno una figura di grande rilievo nella chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams ha interpretato il suo ufficio con coraggio e senza risparmio. Nei dieci anni in cui è stato a capo della chiesa d’Inghilterra, si sono consumate feroci battaglie e polemiche: dalla ordinazione delle donne vescovo ai matrimoni omosessuali, fino alla nota polemica sulla introduzione della Sharia nel diritto di famiglia – solo per richiamare i casi più eclatanti –, Williams ha sempre interpretato il suo ruolo lungo linee magari controverse ma molto chiare. Per chi fosse interessato a coglierne lo spessore intellettuale e la tempra umana, si raccomanda la lettura dell’appena pubblicato Faith in the Public Square. Le prime righe del volume danno il là all’intera riflessione ivi condotta: da una persona nella sua posizione ci si aspetta che intervenga su questioni pubbliche attuali, ma se lo fa gli si rimprovera di non avere le competenze proprie del politologo, economista o sociologo; d’altro canto, se si attiene a questioni bibliche e teologiche, lo si accusa di banalità e irrilevanza. La scelta di Williams è stata quella di portare, senza troppa considerazione del fuoco incrociato, le questioni bibliche e la sua voce di uomo di fede in un mondo che, in larga misura, egli stesso definisce come secolare, accettandone le sfide e con la disponibilità a farsene penetrare, senza però complessi di inferiorità. Leggere e conoscere almeno un po’ Rowan Williams significa conoscere il profilo intellettuale di un uomo che considera il carattere secolare delle istituzioni moderne un vantaggio irrinunciabile per le comunità religiose; che distingue nettamente tra un secolarismo ‘aggressivo’ e ‘programmatico’ (il nostrano ‘laicismo’), da un lato, e secolarismo ‘procedurale’, dall’altro; che sa cogliere la permanenza del sacro nei fiori ai margini delle strade scene di drammatici incidenti, e cioè al di sotto delle molte trasformazioni del sacro stesso. Ma soprattutto significa familiarizzarsi con il profilo di una figura esemplare di intellettuale e uomo di fede postsecolare. Il nerbo del pensiero di Rowan Williams è rappresentato da una scelta incondizionatamente pluralista, da una franca e piena accettazione (e valorizzazione) del pluralismo religioso, che lo porta – da arcivescovo della chiesa d’Inghilterra – a perorare la causa del pluralismo giuridico in materie religiose. In altri termini, nessuno è al riparo dal rischio delle sfide di un mondo in cui i confini si sfaldano e interpenetrano, anche in modo conflittuale: non le comunità religiose, chiamate a vivere in un mondo di istituzioni secolari; non la ragione secolare, chiamata a fare i conti con i propri limiti e con la perdurante esistenza pubblica e privata di visioni religiose; non l’anglicano Rowan Williams, chiamato a far spazio nell’identità della cristiana terra britannica al suono del muezzin.
C’è un ultimo aspetto del pensiero di Rowan Williams che ne fa una figura esemplare, nel senso di modello con una autorevolezza capace di muovere alla trasformazione delle nostre preconcette concezioni; il cristiano, anglicano arcivescovo, non manca di tornare spesso su un punto: la categoria di ‘religione’ quasi mai si esaurisce in un sistema di dottrine e credenze fisse e immutabili, e quasi sempre implica l’esperienza, dentro comunità, di pratiche rituali trasformatrici, di forme di azione non solipsistica capaci di muovere all’apertura verso orizzonti che trascendono il dominio e la tirannia dell’empiricamente dato. Il destino di figure come Rowan Williams è quello di essere percepite come conservatrici da chi è allergico e ‘un-musical’ a qualsiasi tono religioso, e come già corrotte dalla mondanità perversa del presente da chi non cerca e vede almeno tracce di ragione e redenzione nel presente. A noi non rimane che ringraziare Rowan Williams per i suoi dieci anni di servizio.