Girando per la rete, quando meno te lo aspetti, si incontrano anche i peccati di gioventù. Grazie all’insonnia sudaticcia degli ultimi giorni di agosto, una notte cercavo materiali sulle discussioni, che si sono sviluppate anche sui blog di Reset, a proposito di pensiero debole e nuovo realismo. Non so come – mai ci si ricorda il senso dei percorsi sulla rete – arrivo in un sito dove trovo una sintetica esposizione di una versione forte di realismo conoscitivo, che si fonderebbe su due tesi essenziali:
i) che l’oggetto del conoscere ha una esistenza obiettiva, ossia indipendente dalla coscienza e al di fuori di essa e ii) che questo oggetto reale, fonte della percezione sensibile, viene rispecchiato (riprodotto) nella coscienza teoretica
Mi viene da pensare che questi neotomisti si trovano proprio dappertutto e sono anche un po’ superficiali. Bisognerebbe costringerli a studiare di più e far loro presente che
la celebre formula “veritas est adaequatio rei et intellectus” non è … intesa da Tommaso, come talora è stato sostenuto, nel senso più ingenuamente realistico di un puro rispecchiamento, da parte dell’intelletto, dello stato esterno delle cose, ma nel senso che l’intelletto ha la capacita di adeguarsi (conformarsi) alla cosa, aggiungendovi qualcosa che essa ancora non ha. (P. Porro, Tommaso d’Aquino. Un profilo storico-filosofico, Carocci 2012, p.87).
E invece non è così. Il superficiale sono io che non ho guardato subito con attenzione di che sito si tratti. Il titolo della pagina è Idee per una scienza umana e naturale e la citazione, collocata in una sezione dedicata a Opere dei fondatori del marxismo e di autori riconducibili al marxismo, proviene da un testo di Adam Schaff – filosofo polacco (Leopoli 1913 – Varsavia 2006) – dal titolo Zagadnień marksistowskiej teorii prawdy (1951; trad. it. La teoria della verità nel materialismo e nell’idealismo: questioni generali, Feltrinelli 1959).
Tutt’altro che neotomismo; si tratta di una considerazione dedicata a Base della gnoseologia del materialismo dialettico è la teoria del rispecchiamento, le cui tesi fondamentali sono … appunto quelle citate. Guardo per curiosità in quali biblioteche il libro sia disponibile e capito per caso sulle biblioteche del Piemonte: non sarà senza significato se è reperibile in un liceo di Acqui Terme – e qui bisognerebbe risalire al docente che fece la proposta di acquisto – e poi, per un verso, presso il Centro Studi “Piero Gobetti” e l’Istituto per la Storia della Resistenza di Asti e, per altro verso, presso il Seminario Arcivescovile di Torino e la biblioteca provinciale di filosofia “S. Tommaso d’Aquino”, e basta.
Che meraviglia rendersi conto di quanto sia pasticciata la filosofia a livello esistenziale, a quali confusioni si presti, e quanto, malgrado tutto, riesca a influenzare le nostre scelte di vita. Quando scelsi una tesi di laurea in Storia della Filosofia Medievale, per pura simpatia per il docente, mi vergognai un po’: eravamo tutti presi dall’impegno di cambiare il mondo e io mi mettevo a studiare un monaco cistercense del XIV secolo. E invece non era il caso: eravamo materialisti, forse leninisti – e di riflessione Lenin parla sia in Materialismo ed empiriocriticismo sia nei Quaderni filosofici -, ma anche inconsapevolmente un po’ tomisti. C’è del metodo in questa follia.
Realismo solido o liquido e così anche l’anti-realismo. Facile esagerare per proiezione immaginale – aumentando quel che la mente aggiunge alla sensopercezione delle cose – o prescissione semplificatrice per eliminazione dei fronzoli di realtà. Tanto l’errore è a rischio di verità quanto questa di errore. Realistico è chi alterna falsifica e veridizione a seconda delle spinte effettive proveniente da scoperte scientifiche, bocciature catastrofiche del reale effettivo, ravvedimenti per nuove messe a fuoco e rivelazioni wikiliets.Bisogna però vedere quali sono i decisori di smistamento/ convertibilità di e tra realtà e modi di intenderla.A pretese assolute replicano smentite poichè siamo ‘tra’ reale e ideale ossia condannati al ballottaggio diacritico avendo le mani libere per i nostri ‘trjets critique. E’ un andare e tornare continuo dal reale a noi e viceversa dove però siano fatte salve le possibilità di reciproca smentita. E allora la domanda vera verte sul cosa rende comunicabili e insieme dislocabili mente e mondo. Comunicabili perchè sia possibile fare scienza; dislocabili perchè vi sia libera presa di distanza.