Prendendo spunto da alcuni post dedicati agli abusi linguistici nei confronti del termine medioevo e derivati, l’amico Luigi mi ha inviato alcune sue riflessioni che completano il discorso, con una specie di argumentum contra nei confronti dell’invito a usare il termine con maggiore proprietà.
“Come è stato fatto osservare, per evitare equivoci e cercare di capirsi si tratterebbe tutto sommato di disciplinare meglio l’uso del termine medioevo o dell’aggettivo medievale, di consultare con più cura i dizionari. Quindi tutto a posto, non occorre altro.
Essendo tuttavia assai difficile supporre che esista un’idea precisa di come debba essere pensato il medioevo, non dovrebbe essere motivo di turbamento o di scandalo il possibile affronto alla sua ipotetica immagine. Che cosa si tratterebbe di difendere dalle mistificazioni o dalle più becere storpiature?
Talvolta possono infastidire le idee o i contenuti che vi si proiettano, e che per lo più hanno a che vedere con il nostro tempo e non con il lontano passato. Ma in altre circostanze l’abuso può invece rivelare intuizioni e piacevoli sorprese.
Non è convincente l’ipotesi che qualche vocabolario possa custodire la definizione ultimativa di medioevo, e che, per converso, possa fornire un index terminorum prohibitorum. A quale dizionario sarebbe doveroso attenersi? Perché? E anche ammesso di riuscire a mettersi d’accordo su questo punto: a quale variante semantica bisogna allora fare riferimento? Quali escludere come improprie o illecite?
La questione sembra tutt’altro che banale. Può risultare addirittura affascinante, sotto il profilo socio-psicologico oltre che storico critico, una simile adattabilità e il suo provocatorio anacronismo: una specie di test di Rorschach dell’immaginario collettivo del momento. Tra tutte le epoche l’età di mezzo sembra infatti unica in questa sua virtù maieutica, tant’è che la sua forza suggestiva e la sua vis polemica durano nel tempo, come un vero evergreen.
È allora opportuno spezzare una lancia a favore del tanto vituperato termine, per par condicio, per ampliare la serie di Quelli che … il medioevo. A ben guardare, infatti, medioevo non vuol dire sempre e necessariamente ottusità retrograda e molesta, a dispetto di quanto viene decretato da molti dizionari; non è solo attributo di infamia e di ignominia. Significa altresì solidità della tradizione e dei legami di sangue, barbarica vigoria ed eroica fierezza; sottintende vertiginosa propensione verso le più alte vette dello spirito e delle verità della fede; sottintende una certa aura ieratica, nobile e cavalleresca, di disinteressata feudale lealtà, oltre che una certa atmosfera di solenne e mistica gravità, non priva di magico mistero.
Per fare qualche esempio, si tratta di un’immagine cara a buona parte del grande pensiero cattolico; così come alla pietà popolare, al ciclo di Ossian e al neogotico, allo Sturm und Drang e a certo Romanticismo, alla favolistica o al pittoresco, al genere fantasy, all’occultismo, all’antisemitismo e al lugubre esoterismo nazista, ai Puffi e al loro villaggio naif ma perfetto, nonché ai loro cuginetti cisalpini, verde-bile invece che blu, stirpe coatta dell’epico Carroccio.”