L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Primarie

In fondo si tratta di una grande metafora: si scontrano eserciti, si confrontano strategie e tattiche, si ottengono vantaggi e svantaggi parziali, proporzionali verrebbe da dire; ma poi si ricorre all’uninominale per risolvere la questione: Achille contro Ettore, Ulisse contro tutti. Non si può nemmeno pensare che i componenti delle squadre degli Orazi e Curiazi possano essere scelti sulla base del proporzionale; quelli sono e quelli devono essere; nemmeno si può immaginare che i capitani della disfida di Barletta siano scelti sulla base di incerti equilibri nelle segreterie dei due eserciti. Conta la persona; in quei contesti si può esserne sicuri.
E l’uninomimale trionfa inevitabilmente anche tra Coppi e Bartali, Mazzola e Rivera, Gimondi e Merckx; è difficile fare il tifo per la squadra se il capitano, l’eroe, il capolista non affascina. Appunto. Abbiamo fatto il tifo per le persone, ma tutto sembrava diverso per quanto riguarda le idee; qualche volta abbiamo fatto il tifo anche per le idee e di solito ne sono venuti danni: roghi, condanne, regimi autoritari, guerre fredde. Poi venne, almeno per noi, quella che abbiamo convenuto di chiamare democrazia e ci parve che finalmente si potesse vivere senza dichiarare se si stava totalmente di qui o totalmente di là. So perfettamente di avere torto perché la democrazia inglese e quella americana si sono storicamente sempre basate sulla scelta tra Tizio e Caio e le elezioni presidenziali statunitensi hanno fatto partecipare anche noi – periferia dell’impero – a scontri simili a quelli tra Coppi e Bartali e hanno consentito anche di far vincere chi non aveva la maggioranza assoluta dei voti.
Quindi sono assolutamente sicuro di avere torto, ma l’imprinting – in questo rione mediterraneo del grande mondo occidentale – ci aveva quasi convinto che si scegliessero con l’uninominale gli eroi, magari gli imperatori, i grandi atleti per cui fare il tifo, ma non le idee. Ricordo ancora quelle fantastiche elezioni in cui tutto dipendeva da qualche striminzito zero virgola per cento del partito socialista o del partito liberale. È tutto finito, lo so, e ho cercato di abituarmi a strane schede elettorali che riportavano il nome del capo, mentre non sono ancora riuscito a digerire le primarie in cui non si sa chi vota, non si sa di preciso perché, non si sa per chi. E finalmente è successo: l’astuzia della ragione ha scelto la città di Pirandello per far sì che le primarie del PD fossere vinte da un simpatizzante di, gradito a, strettamente collegato a – non conta molto l’espressione che si sceglie – Forza Italia.
Ricompare invincibile l’imprinting infantile, mi immagino che alle primarie tenute sulla spiaggia di Troia i greci abbiano nominato Ettore come loro campione, e non posso reprimere un brivido di puro piacere.

  1. Ma è poi vero che in questa periferia mediterranea attecchisca il mito degli eroi? Mi pare che qui si preferisca l’appartenenza: la contrada dell’oca o della tortuga, a prescindere dal fatto che Aceto cavalchi il destriero di questa o di quella. E se l’anno prossimo, per capricci del calciomercato, l’intera Juventus di oggi indossasse le casacche del Milan, o viceversa, il tifoso della Juve e del Milan non cambierebbero bandiera.

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