Nelle discussioni di questi giorni sulla strage della redazione di Charlie Hebdo c’è qualcosa che non torna.
Se non sbaglio, quando scoppiò la bomba in piazza Fontana nacque una discussione furibonda su quale o quali fossero i soggetti che avevano compiuto quell’azione, ci furono vittime, manifestazioni e contro manifestazioni, informazione e contro informazione, ma nessuno si mise a discutere se le vittime avessero qualche responsabilità, nessuno si chiese se tra i presenti all’interno della banca ci fosse qualcuno che stesse compiendo inaccettabili operazioni finanziarie.
Quando fu giustiziato Aldo Moro molto si discusse sulle Brigate Rosse, su eventuali inconfessabili complici con i soggetti di quell’omicidio, sulla opportunità o meno di trattare con i rapitori, ma nessuno – mi pare – si pose il quesito se la linea politica di Moro fosse in qualche modo provocatoria, offensiva, condannabile, indifendibile.
Di fronte alla strage alla stazione di Bologna rimanemmo inorriditi e molte furono le discussioni sul senso di quell’atto terroristico, sull’origine, sulla strategia, sui soggetti di quell’azione e se ne discute, purtroppo, ancora oggi, ma nessuno si domandò se qualcuno dei caduti avesse in qualche modo fatto qualcosa per meritarsi quel destino.
Si potrebbe continuare e, per nostra sfortuna, di esempi ne abbiamo molti: Brescia, l’Italicum, Reggio Calabria, Ustica. Si potrebbe allargare il discorso anche a livello internazionale: le olimpiadi di Monaco, le Twin Towers, Madrid, Londra e altri e altri ancora.
Si è sempre discusso, a volte ci si è scontrati, si sono date interpretazioni opposte, spesso si è cercato di strumentalizzare, interpretare, ma sempre sul versante dei soggetti degli atti di terrorismo.
La discussione di questi giorni si è andata concentrando sulle vignette pubblicate da Charlie Hebdo, sugli oggetti e non sui soggetti della strage; trionfano le argomentazioni peroiste: siamo senz’altro contro ogni atto di questo tipo, però …; certamente la libertà di espressione va difesa, però …; comprendiamo perché molti abbiano dichiarato di essere Charlie, però …
C’è qualcosa che non torna in questo trionfo del peroismo.
L'ASINO DI BURIDANO
Sulla Siria occorrerebbe forse documentarsi un po’ meglio. La Francia è stata, tra le potenze occidentali, quella più decisa a schierarsi col fronte sunnita anti-Assad per non compromettere le proprie rilevanti commesse in Arabia Saudita e in Qatar e si è ritrovata così proprio in compagnia dell’ISIS … esattamente come gli americani hanno prima finanziato i Talebani in Afghanistan, o Saddam Hussein contro l’Iran, per doverne poi pagare le conseguenze. Si tratta quindi di capire quali erano le organizzazioni siriane anti-Assad alle quali le due volontarie si erano rivolte per operare in Siria. Ora tutti cercano di distinguere tra un’opposizione buona ad Assad e l’opposizione cattiva di al-Nousra e dell’ISIS, ma all’inizio tutto faceva brodo e si pensava che Assad potesse cadere in due mesi, dimenticando le radici solide del suo potere legato alla comunità alawita, attorno alla quale si sono strette tutte le altre minoranze etniche e religiose, comprese quelle cristiane, preoccupate dalla prospettiva di un’eventuale e ancora peggiore normalizzazione sunnita, le cui forme estreme sono proprio quelle praticate dall’ISIS. Non credo quindi che il considerare la complessità delle situazioni possa essere tacciato di peroismo. Senza dire che anche la difesa intransigente dei principi, alla quale personalmente non sono in nessun caso disposto a rinunciare, deve poi fare sempre i conti con le possibili conseguenze controproducenti degli interventi nelle situazioni concrete.
Però … mi chiedo: c’è del metodo in questa follia ermeneutica? Non abbiamo forse un dovere di giustizia ermeneutica di fronte alle vittime? Le vittime sono, prima di tutto, dei soggetti e non degli oggetti. Gli ebrei sono morti nei campi di sterminio … però potevano mettersi in salvo? Siamo veramente alla follia e al delirio. Io mi vergogno. Quelli che sono morti sono morti veramente, e questo è un fatto, non c’è possibilità di riparazione, non c’è possibilità di redenzione, poi verranno i fatti interpretati, ma questo è un altro discorso.
…per non parlare di quanto ci sia di peroismo nelle polemiche dopo la liberazione di Greta e Vanessa che personalmente giudico indecenti.
Ah sì me l’ero scordato. Sono andate per altruismo ma anche per altro – e via col grande Cocomero (o peggio visto il tweet di quell’ebanoide di Gasparri). Oppure sono andate perché ingenue ma anche noi con la crisi che c’è abbiamo dovuto pagar loro il riscatto e adesso gli stambulioti sono lì a contare quanto vale ogni italiano che cena sul bosforo … come le vignette del Corriere dei Piccoli con l’occidentale nel pentolone: pazzesco.
Non so quale gruppo sociale possa contrapporsi ai peroisti ma conosco bene i loro fiancheggiatori e sodali amici: comodamente seduti nei loro tinelli, sono i ma-anchei, i seguaci del dio Ma anche. Quei poveri disgraziati delle torri gemelle non avevano colpe, ma anche loro erano al servizio del demopluto finanziario occidentale; Piazza Fontana non c’entravano nulla ma anche c’era la strategia della tensione; il giudice Alessandrini non aveva particolari colpe rispetto ad altri, ma anche era il primo nome in ordine alfabetico sulla lista dei giudici … A Madrid sono stati uccisi a decine e decine ma anche gli spagnoli ne hanno fatte con gli Indios. Sabra e Shatila è stato indegno di esseri umani ma anche quelli dei campi non erano mammole; la strage del settembre nero è stata l’avvio della “campagna d’europa”, ma anche noi a san Bartolomeo (sì, perché ci sono anche dei ma-anchei strabici). I sinti (perché sono politicamente corretti, anzi impeccabili e aggiornati) sono stati cacciati dalla Francia come bestie negli scorsi anni (da Sarkozy) ma anche loro rubano le catenine … Quando i peroisti si alleano con i ma-anchei siamo proprio alla frutta, ma anche quella mi fa venire il sospetto che un grande Cocomero …
Lancio un appello di parte, anzi di super parte e di massa: vacciniamoci subito, rileggiamo (gli intellettuali non leggono mai, rileggono sempre) Il pendolo di Foucault (ma anche è bello pesante eh), ma anche le 14 tesi sull’Ur-Fascismo contenute e chiarite nei Cinque scritti morali, sempre di Eco. Forse nelle tesi, in particolare, troviamo qualcosa su queste due sette, ma anche sulla lettura dei fatti di oggi.
SIC ET….
ed illuminato, come sempre. Le riflessioni che mi solleva sono molte, e mi limito a segnalare quelle più significative.
Sossunto al peroismo, neologismo di rara efficacia, possiamo rientrare anche un fenomeno di diffusione capillare, anche se empiricamente contrapposto ai però di cui sopra. Più o meno recita così:
Io non sono razzista (Pausa), Però … (seguito da un puntale gesticolio di mani o qualche vago borbottio). Appunto, però cosa? Penso sia capitato ad ognuno di noi, magari (inutile negarlo) anche dicendolo in prima persona. Una sorta di sic et non in cui il non finale rimane implicito. Certo, scandagliare queste piccole importanti e rivelatorie contraddizioni quotidiane è molto fastidioso. In buona onestà la formula completa e corretta sarebbe:
Io non mi definisco razzista in quanto cosa più o meno (ossia: vagamente) contraria al clima di tolleranza, libertà e repubblica delle banane che ha pervaso la mia educazione, ed ai dettami di una morale in cui l’uguaglianza viene sbandierata in tutte le salse. Ma sono razzista nei fatti, nella vita quotidiana dove i begli ideali si scontrano con una realtà in cui la diversità mi spaventa. Non sempre a torto. Una formula inutilizzabile nel dialogo comune: più comodo (forse anche per la nostra coscienza), quel … Però ….
In altri termini: affermo con il sic un dogma (non bisogna, non è giusto, è inaccettabile essere razzisti). L’et, quel però, introduce il passaggio ad una realtà diversa, ad una stonatura, ad un qualcosa che non torna e che ha a che fare con la realtà, specie emotiva. Il non rimane implicito, sottointeso, gestuale.
Creando un parallelismo, il sic (negli esempi citati) sarebbero: siamo senz’altro contro ogni atto di questo tipo, certamente la libertà di espressione va difesa. Dogmi irreprensibili della cultura occidentale.
Et. Però …
E il Non? Si, sono d’accordissimo: qualcosa non torna. Ma questo Non che rimane implicito, lo spazio dopo il però che rimane inespresso, non lo so trarre dall’inconscio che ci lascia inesprimere verbalmente la negazione.
Però cosa?
Però, tutto sommato, i vignettisti se la sono cercata perché oggi non è più lecito provocare?
Però, bisogna stare attenti a non urtare la sensibilità di un’altra cultura perché dobbiamo mostrare la nostra superiorità?
Però è molto più comodo starsene a casa tranquilli perché la libertà di pensiero, in fondo, non ci riguarda?
Però ammiriamo la pienezza spirituale dei fanatici islamici che, a differenza nostra, hanno ancora qualcosa a cui credere?
Non lo so. Mi verebbe da dire Sic et boh!. Ma è un boh non neutro. Quel et, quel però, contengono già una negazione. Che affermazione contraria si cela dietro questo peroismo?
Non … lo so.