Mi sono trovato molte volte davanti alla domanda: “Ma perché non usciamo dall’euro? Il Giappone, che ha conservato la sua sovranità monetaria, riesce a gestire molto meglio di noi un debito pubblico ben più alto del nostro. E riesce anche a crescere. E noi?”
E’ un paragone, quello col Giappone, all’apparenza suadente, ma è purtroppo fuorviante. Altro è infatti avere da sempre la propria moneta, come sarebbe stato il nostro stesso caso se non fossimo mai entrati nell’euro, altro è averla avuta ed essere passati poi a una moneta comune, come appunto abbiamo fatto noi. Intendiamoci. Nelle condizioni in cui eravamo alla fine degli anni ’90, non entrare nell’euro ci sarebbe costato un prezzo rovinoso. Basti pensare alle diecine di miliardi che abbiamo risparmiato con i tassi di interesse sul debito pubblico nei primi anni successivi all’ingresso nell’euro. Fu solo grazie a questo che in quegli anni lo spread fra i nostri titoli e quelli tedeschi si aggirava attorno ai venti punti.
Quel che è certo è che oggi, se provassimo a tornare indietro, ci tireremmo addosso disastri che sarebbero forse addirittura peggiori di quelli che avremmo avuto tenendoci a suo tempo la lira. Che cosa accadrebbe? Lo ha ben raccontato Lorenzo Bini Smaghi, nel suo libro “Morire di austerità”, edito da Il Mulino, la cui lettura è vivamente consigliata specie a coloro che si eccitano ed eccitano gli altri lanciando e rilanciando l’idea del ritorno alla lira.
Per prima cosa, siccome l’uscita sarebbe necessariamente preannunciata in anticipo, i possessori di risparmi si affretterebbero o a trasferirli fuori o a trasformarli subito in banconote, allo scopo di tenerli in euro. Ove questo divenisse un fenomeno di massa – e lo diverrebbe con grande facilità- potrebbe provocare un tracollo delle banche e allora il governo dovrebbe intervenire, limitare la libertà di prelievo e magari la stessa libertà di movimento dei capitali. Sarebbe una grave violazione dei nostri obblighi internazionali e comunitari e ci metterebbe in una posizione non dissimile da quella dell’Argentina, quando decise di sospendere la convertibilità del suo peso, con conseguenze imprevedibili.
Ma non basta. In un modo o nell’altro accadrebbe comunque che molti privati salverebbero i loro euro e continuerebbero ad avvalersene per le loro transazioni, salvandosi dalla svalutazione. Per converso il settore pubblico, e quindi anche gli stipendiati e pensionati del settore pubblico, si troverebbero con la lira e soffrirebbero tutte le conseguenze della sua svalutazione rispetto all’euro. Avremmo insomma una doppia circolazione, che dividerebbe la nostra popolazione in due, creando un gradino, o gradone, di diseguaglianza, che sottoporrebbe a tensioni ancora più forti una tenuta sociale che già oggi è a dir poco sotto sforzo.
Per finire, è bene sapere che i mercati finanziari chiuderebbero a uno Stato tornato alla lira molte porte in faccia. Dovremmo quindi ricorrere ad aiuti internazionali e ci troveremmo ben più commissariati di quanto ci siamo sentiti negli ultimi anni.
Quella che ho fatto non è la descrizione di un incubo da cattiva digestione, è la previsione di chi ne sa più di noi di ciò che ragionevolmente potrebbe accadere se decidessimo di uscire dall’euro. E allora: con l’euro com’è oggi siamo effettivamente nel bel mezzo di un collo di bottiglia, che ci sentiamo stretto intorno al collo. Ma non possiamo uscirne tornando indietro, sarebbe peggio. Dobbiamo spingere, insieme ai nostri partner dell’eurozona, per uscirne in avanti, con quell’integrazione fiscale e politica europea che dell’euro ci faccia finalmente godere tutti i vantaggi.
Sig Amato il problema secondo il mio modesto parere non e tornare alla lira o rimanere nell euro .Il vero rebus e la questione della proprietà giuridica della moneta sia essa lira o euro oltre che la gestione delle stesse…esiste una anomalia profonda nel sistema monetario:si pagano le tasse non più per migliorare i servizi e tutelare i diritti sociali ma per pagare dei debiti verso una banca pubblica o privata che sia per ottenere denaro.Lo stato deve tornare emittente della moneta e deve fare in modo di distribuire il denaro proporzionalmente al numero della popolazione e per incrementare la concorrenza fra piccole medie e grandi imprese cosi stabilizzando l.inflazione anche se cresce la massa monetaria .In ogni caso uno stato proprietario della moneta può sanzionare attraverso dei controlli il rialzo dei prezzi fatto in modo da turbare l.economia e le famiglie.In conclusione lo stato deve riprendersi la gestione e la proprietà della moneta come un buon padre di famiglia mentre le banche private devono occuparsi di altro…
Da ignorante vorrei fare un esempio pratico: lo stipendio di una barista di un bracciante o di chiunque…viene pagato dal datore di lavoro.con una moneta sovrana e cioè emessa a credito e non a debito lo stipendio dei lavoratori potrebbe essere integrato con una quantità pagata anche dallo stato .Cosicché il lavoratore verrebbe retribuito sia dal datore di lavoro che dallo stato con un miglioramento netto dei consumi e dell .economia reale .Tutti i settori avrebbero beneficio e la ricchezza aumenterebbe senza il bisogno di indebitarsi .L eventuale indebitamento sarebbe una scelta fra privati ma lo stato ne sarebbe esente e non sarebbe più obbligato di aumentare le tasse in modo iniquo come avviene oggi
A mio avviso potremmo arrestare il declino e ripartire alla grande, non solo tornando alla Lira (visto il solido e non ripetibile zoccolo turistico, agricolo ed industriale), ma soprattutto ricusando il debito pubblico interno!:
. Fatevi ripagare dalla lobby politico-immobiliarista-finanziaria che all’epoca del CAF lo creò e da coloro che in questi ultimi 20 anni lo hanno sorretto e foraggiato!
Sono troppe e discordanti le “campane” che squillano su questo tema : uscire o non uscire dall’Euro.
Io chiedo solo se le difficoltà, anzi i drammi derivanti dall’essere nella zona Euro possano essere superiori a quelli, eventualmente provocati, dall’abbandono dell’euro.
Personalmente, da semplice cittadino, preferirei affrontare i problemi derivanti da un ritorno alla Lira e dal ritornare ad essere uno Stato sovrano.
Fino ad ora hanno realizzato solo una moneta, non un’ Europa.
Doveva essere il contrario.
erie5
Caro signor Amato, con il ritorno alla lira ci rimetterebbero solo i ricchi come lei, io che fatico ad arrivare alla fine del mese sicuramente starei meglio
Sono un europeista convinto. Qualche giorno fa ho ascoltato questa affermazione ” la pace ha i suoi costi”. Se questo fosse un passaggio per una pace duratura nella nostra martoriata Europa?. Un eventuale ritorno alla liretta per chi ha contratto mutui in Euro con banche di proprietà estera (es. BNL) che succederebbe?
..Amato o che e’ un incapace (ed allora mi domando come abbiamo potuto affidare le sorti degli italiani ad individui come questo)..o un colluso..comunque in questo articolo dice delle fandonie incredibili: negli anni della lira, nonostante lo spread, come dice lui tra i ns titoli e quelli tedeschi (cosa di cui non abbiamo mai sentito parlare in quegli anni) noi crescevamo piu’ della Germania..ed il risparmio privato d ei cittadini era il secondo se non il primo al mondo..
Poi cosa ci interessa se i mercati finanziari tornando alla moneta sovrana ci chiudono le prote in faccia? Amato non sa o fa finta di non sapere..che uno stato a moneta sovrana NON HA BISOGNO di emettere titoli di stato per pagare la spesa pubblica..questo signore che paghiamo profumatamente, deve essere il primo della lista nella futura nuova Norimberga per tutte quelle persone che si sono suicidate per la crisi o per tutti quei giovani che non hanno un futuro a causa dell’adesione a questo progetto criminale..o per tutti quegli anziani che sono costretti a rubare al supermercato per mettere assieme il pranzo con la cena.. ah il cosiddetto ” dividendo dell’euro” lo vada a raccontare agli economisti seri..che oltre ai dati si faranno della grasse risate..
Fa piacere che il “dottor” Amato, con la consueta velocità di pensiero che lo distingue abbia capito che entrare nell’euro è stata una pessima idea; non fa piacere che si continui a girare attorno ai problemi che un’eventuale uscita dall’euro provocherebbero all’Italia ed agli italiani. Naturalmente tutti gli interessati continuano a scrivere libri ed articoli sull’immane cataclisma; ma questo catastrofismo è desolatamente privo di qualsiasi riferimento numerico. A chi dice che uscire dall’euro sarebbe una catastrofe, io rispondo sempre: va bene, mi fai vedere dati alla mano cosa succederebbe? mi fai un esempio pratico? Naturalmente tutti ribattono sui prezzi del petrolio, come se tutto quello che abbiamo in Italia sia fatto di petrolio. Ma non è così. Si, il petrolio rincarerebbe ma, di contro, una svalutazione della lira, dopo l’evidente ed innegabile shock iniziale, sarebbe una manna per le industrie italiane e di riflesso per il popolo stesso. Ricordiamoci che noi abbiamo un tesoro turistico immenso, un Made in Italy che ci rende unici. e con una moneta di scarso valore… Basta fare due più due caro “dottor” Amato.
già perche cosi si va bene,vero? siamo una nazione intera soggiogata al volere della germania,ci massacrano economicamente e poi ci vengono a dire che l’euro è una benedizione…..ma per piacere,chi ci guadagna sono le banche e la finanza creativa,per ora, e finche dura…..
Sono assolutamente d’accordo!