È affiorato, tra lunghi non detto e non si dice, il problema dei problemi: l’euro. Gad Lerner, ne l’Infedele di lunedì sera con i suoi numerosi e coltissimi ospiti, ha preso il toro per le corna. Meglio, ha guardato il “mostro” in faccia. Il problema è la moneta unica. E la mancanza d’una Europa politica, coesa, con un Governo unitario degno di questo nome. S’è fatto l’euro ma non s’è fatta l’Europa. E men che meno gli europei.
Però dal 2001 ad oggi ci hanno spacciato un’altra verità. Senza l’euro si andava a picco. Ora con l’euro si scopre che a picco ci si sta andando. E neanche troppo lentamente. Abbiamo un Europa a due velocità, una che traina come una locomotiva, una che guadagna e una che ci rimette, la Germania in testa, con l’Olanda e l’Austria e una lenta, lumaca, con l’Italia, la Francia, la Spagna, per non dire della Grecia sull’orlo del default. Cioè abbiamo un’Europa del Nord e un Europa del Sud, specchio dellItalia. Nulla di diverso. Quindi quel che emerso, nella discussione a l’Infedele – con un lucidissimo Paolo Savona – è che è necessario un Piano B. Una via di fuga, una chance che eviti le conseguenze di una lenta agonia a cui siamo condannati. Ma il piano B non è indolore. Costerebbe una svalutazione del 40% della nostra moneta. Ma subito dopo ci sarebbe la ripresa. Un dibattito, quello che si è svolto sui destini dell’Euro molto “alto” e di gran lunga superiore alla media della classe dirigente e politica nostrana, che tace. O balbetta. O pronuncia idee pazze. Come stampare carta moneta. Più che un’idea pazza, un’idea tipica dei falsari. Che sovvertirebbe l’economia, come si può ben apprendere da qualsiasi manuale al primo anno di università.
Io continuo a pensare che sarebbe stato un errore non aderire all’euro, la sua gestione, sia in Italia che a livello europeo, è stata un po’ leggere. Non mi dimenticherò mai i prezzi raddoppiati nella conversione.