Sono ore difficili e impegnative per la democrazia italiana. Il paese ha bisogno di un governo solido e largamente rappresentativo della società, ora più che mai smarrita di fronte al rischio di nuove elezioni che rischierebbero di accentuare la precarietà della situazione politica. Siamo tuttavia di fronte ad un’importante opportunità: un governo M5S sostenuto dal PD. Sappiamo tutti che, dopo anni di aspre polemiche, non è una scelta facile. Restano distanti le posizioni su molti punti, i reciproci insulti degli ultimi anni hanno lasciato diffidenza e amarezza che rendono arduo l’avvio di un dialogo costruttivo e sereno. Tuttavia, vista la necessità di approdare a una stabile soluzione governativa, ritengo quanto mai necessario prendere in seria considerazione l’offerta del M5S di un confronto finalizzato ad un accordo con il PD.
Sono davvero così distanti, chiediamoci, le posizioni di queste due forze politiche? Credo che siamo in molti a pensare che il M5S, che pure dichiara di non essere né di sinistra né di destra, sia decisamente più vicino alla sinistra rappresentata dal Pd che alla destra leghista e berlusconiana. E non vi è dubbio che tra gli elettori del M5S vi siano molti cittadini di sinistra, giovani e non solo, cresciuti in famiglie un tempo legate al PCI o ad altre esperienze progressiste, ma attualmente delusi dai partiti tradizionali.
Simili sono le tensioni ideali che animano i militanti, in particolare i giovani, delle due forze politiche. Il tema della povertà e delle sempre più acute disuguaglianze s’intreccia con l’esigenza di nuove forme di partecipazione democratica dei cittadini. Un no non adeguatamente chiarito del PD ad un eventuale accordo spingerebbe il movimento Cinque Stelle o ad accettare l’ipotesi di elezioni anticipate oppure a giustificare il tentativo di una soluzione governativa con la destra. Sarebbe una grave sconfitta per la sinistra nel suo insieme.
L’Italia ha bisogno di una svolta. Non si possono affrontare con successo i nodi dell’immigrazione, del debito pubblico, del precariato giovanile, della corruzione diffusa e più in generale dello Stato sociale senza uno sforzo nazionale che veda la partecipazione attiva di un largo schieramento sociale e politico di orientamento democratico e progressista. Resto convinto che un accordo di legislatura tra il M5S e il PD andrebbe in questa direzione.
Sono daccordo con te Marco, mi riconosco nei ” molti cittadini di sinistra, giovani e non solo, cresciuti in famiglie un tempo legate al PCI o ad altre esperienze progressiste, ma attualmente delusi dai partiti tradizionali.”
Credo che l’accordo M5S con un PD che abbia però trovato una guida certa, sia l’unica prospettiva in questa legislatura. La posizione di Di Maio sul NO a tutti i costi a Berlusconi è un punto necessario per la sopravvivenza del M5S, per questo l’accordo anche se difficilissimo con il PD è da preferire al ritorno alle elezioni.
Dubito comunque che il PD ritrovi la strada per un riscatto, in quanto l’attuale dirigenza è ancora convinta di aver fatto bene a governare prima con Berlusconi, poi con Alfano e infine con Verdini.
Oggi si mettono all’opposizione comunque, tranne per un’eventuale ammucchiata in un governissimo del Presidente, che sarebbe l’ennesima sciagura per questo Paese. Si dicono fra loro (i dirigenti) che l’opposizione farà bene al PD e che dovranno fare autocritica per svariati mesi, e che il PD è l’antitesi del M5S, mentre non era un problema cinque anni or sono fare un governo con ministri di Forza Italia e poi con i fuorisciti da FI, Alfano e Verdini, che sostennero i governi a guida PD, Letta, Renzi e infine Gentiloni. Un governo è auspicabile e per molti aspetti necessario, ma senza tradire per cortesia, ancora una volta, l’idea di un Italia migliore.
In questo momento mi sembrerebbe una scelta giusta anche se difficile.
Non sono iscritto al PD e sento di non conoscere abbastanza il M5S. Condivido tuttavia la preoccupazione di Calamai. Ritengo che favorire l’individuazione delle coincidenze su un comune progetto di sviluppo politico-economico (e fiscale), con identificazione e divulgazione dei valori etici e delle grandezze materiali condivisibili sia doveroso da parte di un partito che si chiama democratico. E soddisferebbe una necessità d’informazione lasciata inevasa dalla campagna elettorale.