Vuoi vedere che papa Francesco ha già risposto ai quattro cardinali che gli hanno scritto mesi fa, chiedendo che chiarisse se la sua Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” renda possibile ai divorziati risposati di accostarsi all’Eucarestia? La questione era stata ampiamente dibattuta nel corso di due sinodi e il papa aveva recepito nella notissima esortazione apostolica le novità votate dai due terzi dei padri sinodali. D’altronde la dottrina è un corpo vivo, si rinnova sempre, anche in materia matrimoniale. Fu lo stesso Giovanni Paolo II a innovarla profondamente, ad esempio, con l’altrettanto celebre Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio”, facendo dei divorziati risposati dei membri a pieno titolo della comunione spirituale, e non più dei pubblici infami, come li definiva il codice di diritto canonico sino ad allora vigente. Ora con Francesco si è fatto un altro passo in avanti, riconoscendo che non esiste una categoria “divorziati”, tutti uguali l’uno all’altro, ma tante persone con storie diverse.
Sino ad oggi abbiamo saputo che ai quattro cardinali, che si erano rivolti a lui con quattro dubbi messi per iscritto, il papa non avesse mai risposto. Il Corriere della Sera invece ci informa, con la ricostruzione dell’incontro che il papa ha avuto con 140 Superiori Generali di Ordini e Congregazioni religiose maschili, che quella risposta sembrerebbe proprio esserci stata, e anche a stretto giro di posta. Della lettera dei quattro cardinali infatti si è saputo a metà novembre dello scorso anno, quando i quattro cardinali hanno deciso di renderla pubblica. E in occasione dell’incontro con i Superiori generali, il 25 novembre scorso, papa Francesco ha risposto alle domande dei suoi interlocutori senza volerle leggere prima. A quel punto gli è stato detto: “E se ci fossero critiche?”. Ecco la risposta: “E’ bene essere criticato, a me piace questo, sempre. La vita è fatta anche di incomprensioni e di tensioni. E quando sono critiche che fanno crescere le accetto, rispondo. Le domande più difficili però non le fanno i religiosi, ma i giovani. I giovani ti mettono in difficoltà, loro sì. I pranzi con i ragazzi nelle Gmg o in altre occasioni, queste situazioni mi mettono in difficoltà. I giovani sono sfacciati e sinceri e ti chiedono le cose più difficili.”
Dunque il papa sembra aver detto anche che i dubbi sull’esortazione apostolica non lo feriscono, anzi gli piacciono, ma siccome quei dubbi non fanno crescere la Chiesa lui non vede perché tornarci sopra, visto che la questione dei divorziati risposati è stata discussa per due anni da due sinodi, al termine dei quali le votazioni dei padri sinodali sono state rese note, e per la prima volta nella storia dei sinodi. Ma Bergoglio nella conversazione ha fornito un’indicazione molto importante, che sembra dire perché quei dubbi non saranno mai riassorbibili, riferendosi a due visioni inconciliabili del mondo. Parlando del prossimo sinodo infatti il papa ha detto riferendosi alla formazione dei sacerdoti: “siamo abituati alle formule, ai bianchi e neri, ma non ai grigi della vita. E ciò che conta è la vita, non le formule. Dobbiamo crescere nel discernimento. La logica del bianco e nero può portare all’astrazione casuistica. Invece il discernimento è andare avanti nel grigio della vita secondo la volontà di Dio. E la volontà di Dio si cerca secondo la vera dottrina del Vangelo e non nel fissismo di una dottrina astratta.” Non nel fissismo di una dottrina astratta…
A chi immagina tutti i divorziati uguali tra di loro, senza attribuire alla storia di ciascuno di loro un valore, un significato, un senso, e li unisce in una condanna eterna e senza possibile appello, queste parole sanno spiegare perché esistano due visioni del mondo molto diverse. Proprio come accadde tanti anni fa a chi si trovò costretto a spiegare ai suoi interlocutori che è il sabato ad essere fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Questo punto decisivo ci fa capire molto sulla sempre più acre polemica nei confronti di Bergoglio. C’è infatti chi concepisce la Chiesa come un giudice eterno e al di sopra della storia, o fuori dalla storia, per Bergoglio invece “l’osservanza letterale dei precetti è qualcosa di sterile, se non cambia il cuore e non si traduce in atteggiamenti concreti.”
Per chi non è disponibile a seguirlo in questo ragionamento la fede non potrà mai essere “fede viva” e quindi l’intesa trono-altare sarà essenziale per imporre la “giustizia”. Ecco perché molti hanno dedotto, con qualche ragione, che quando Costantino divenne imperatore la Chiesa conquistò l’impero ma ne fu anche, in certo senso, conquistata. Ora siamo in un’altra “storia”.