Milano è bella e imprevedibile. O, forse, è bella perché imprevedibile e nasconde sempre, nel suo seno, qualche sorpresa positiva.
Mi reco alla Galleria d’Arte Sacra Dei Contemporanei per l’inaugurazione dell’esposizione dell’Ultima Cena di Franca Ghitti, importante artista bresciana di rilievo internazionale, scomparsa da pochi anni.
L’Ultima Cena, un grande dipinto del 1963, inserito in una affascinante installazione del 2011 è, come lo definì il professor John Freccero, della New York University, il capolavoro di Franca Ghitti ed è un vero capolavoro. Oltre a Franca Ghitti della quale ero molto amico, alla fama della sua Ultima Cena (che da sola vale una visita; resterà esposta sino al 19 luglio), mi attrae l’altissimo livello degli esperti chiamati a inaugurare l’esposizione dell’opera: Paolo Biscottini (direttore del Museo Diocesano di Milano), Cecilia De Carli (Università Cattolica di Milano), Pietro Petraroia (grande studioso d’arte e direttore di Eupolis Lombardia), Elena Pontiggia (docente di Brera di Milano). La presentazione che questi importanti studiosi fanno dell’opera è invero penetrante e mi farà capire meglio il senso profondo della stessa.
Ma mentre mi recavo alla Galleria della quale, confesso, ignoravo l’esistenza, ero un po’ indispettito. La Galleria si trovava nella, a me sconosciuta, Via Terruggia 8/14, in zona Niguarda, ma ben oltre il grande ospedale. Mentre mi avvicinavo, mi domandavo: perché mai hanno scelto un luogo di periferia, così lontano, un luogo che immaginavo abbastanza squallido (come pensa di solito la maggioranza dei milanesi del centro quando vengono portati fuori da Piazza del Duomo, da Piazza Scala e dal quadrilatero della moda). E’ anche grazie a questo mio approccio mentale, pigro e provinciale, che la sorpresa e la gioia fu grande quando mi trovai di fronte alla Galleria. Attraversato l’ordinato e accogliente quartiere di Niguarda mi trovai improvvisamente di fronte ad una splendida villa del ‘700, dalle linee purissime. Si tratta di Villa Clerici di Niguarda, costruita tra gli anni venti e trenta del settecento come villa di delizia, come si diceva, della casata lombarda dei Clerici. Dotata di due giardini all’italiana ridisegnati nel dopoguerra da Dandolo Bellini, di due scenografici teatri all’aperto, la villa, decaduta ad usi impropri nel corso dell’800, è stata, nel corso del ‘900, gradualmente restaurata in modo sorprendentemente rispettoso. L’ultimo restauro generale è stato realizzato tra il 1995 e il 2002 grazie ai contributi della Regione Lombardia ed è oggi in eccellenti condizioni. E’ un capolavoro architettonico che, di per sé, vale una visita. Ma la visita diventa imperativa se si considera il contenuto che questo scrigno prezioso accoglie. Dal 1927 la Villa è sede della Casa di Redenzione Sociale. Nel suo ambito cresce Dandolo Bellini che, appassionato d’arte, ha iniziato a raccogliere opere contemporanee di arte sacra formando un cenacolo di artisti e realizzando, in Villa Clerici, la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei. Oltre agli artisti, suo importante interlocutore e sostegno, fu l’Arcivescovado di Milano Giovanni Battista Montini. Fu qui che Montini dichiarò: “ di essersi riconciliato con l’arte moderna”. E fu nell’esperienza di Villa Clerici, da lui ripetutamente visitata, che si collocano le radici che lo porteranno, come papa Paolo VI, ad aprire la Galleria d’arte moderna nei Musei Vaticani, alla cui realizzazione Paolo VI chiamò proprio Dandolo Bellini.
Oggi la Galleria di Villa Clerici espone circa duecento opere, alcune strepitose, mentre altre tremila (tele, bronzi, gessi, disegni, grafica) sono conservate nei depositi. Tra gli scultori domina Francesco Messina, ma presenti con opere significative sono: Libero Andreotti, Angelo Bianconi, Giovanni Blandino, Floriano Bodini, Ettore Calvelli, Luciano Minguzzi, Federico Severino (strepitosi i suoi quattro Cavalieri dell’Apocalisse), Tullio Figini. Tra i pittori Aldo Carpi, Trento Longaretti, Dina Bellotti, Silvio Consadori, Giovanni Conservo e molti altri. Di Manzù un solo piccolo disegno a matita, una crocefissione commovente.
Insomma, una Galleria emozionante sia come contenitore che come contenuto. Una volta di più Milano, la Milano dei cittadini lungimiranti e generosi, la Milano delle società intermedie, ci sorprende e si fa amare.
Spesso mi capita di immaginare Milano privata delle opere frutto dei cittadini lungimiranti e generosi. Ecco sparire la Bocconi, la Cattolica, gran parte del Policlinico, buona parte del duomo (costruito in gran parte con l’obolo di mercanti, artigiani e semplici cittadini milanesi), Villa Necchi e tante altre cose che fanno la bellezza e la grandezza di Milano. Da oggi metto in questo elenco anche la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei della Casa di Redenzione Sociale – Onlus in Villa Clerici di Niguarda, che merita di essere inserita in tutti i più importanti itinerari turistico-culturali della Milano, città metropolitana, e di essere conosciuta ed amata dai suoi cittadini.
Marco Vitale