Il “Gendarme” presenta il conto a Bruxelles. Bussa a denari, per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta l’Europa apre i cordoni della borsa. Il ricatto ha funzionato di nuovo. Recep Tayyp Erdogan dà scacco a una Europa pavida, alle prese con il coronavirus e dunque più vulnerabile alla minaccia che viene da Ankara di riaprire il “rubinetto” della rotta balcanica “sommergendo” il Vecchio continente con milioni di profughi.
Annota Fabio Carminati su Avvenire: “Quattro anni dopo, lamentando di essere stato lasciato solo nella guerra a Bashar al-Assad in Siria e nella gestione dei 3,6 milioni di rifugiati siriani ospitati nel suo Paese, il sultano torna a battere cassa. Ma arrivare a una nuova intesa non sarà facile, anche se alla fine ci sarà. Da Zagabria, dove si sono riuniti i ministri degli Esteri, l’Unione ‘respinge fortemente l’uso della pressione migratoria a fini politici’ e definisce ‘inaccettabile questa situazione alle frontiere esterne’ pur ammettendo ‘l’accresciuto onere e i rischi migratori che la Turchia sta affrontando’. Poco dopo la ricompensa da esibire è affidata però a Joseph Borrel, il ministro degli Esteri Ue, che ammette che il ‘contributo’ potrebbe essere adeguato. Ricompensa gradita da Ankara che stamattina ha lanciato subito il segnale di “ricevuto”: è arrivato forte e chiaro dal presidente turco che ha ordinato alla Guardia costiera di impedire ai migranti di attraversare il Mar Egeo per raggiungere l’Europa a causa dei rischi che corrono. ..”.
Conclude Carminati: “Così ora si andrà ancora a una mediazione tra Bruxelles e Ankara, Erdogan manterrà nella “terra di nessuno” i suoi “ostaggi” fin quando l’Unione non gli avrà aumentato il dazio. In un momento in cui la situazione economica (nelle era pre-coronavirus) per le casse della Turchia non era affatto rosea. Con i costi di una guerra in Siria da sostenere, con gli altrettanti dissanguanti anticipi di fondi per la presenza in Libia delle truppe (che saranno poi saldati in petrolio da Sarraj) e con un’industria manifatturiera che da mesi mostra segni inequivocabili di zoppia.
Quindi perché giocare in queste tumultuose settimane la carta dei profughi? Perché no? Perché non trasformare in vittoria quella che invece è stata solo una strage di decine di soldati a Idlib, tornati in patria avvolti dalla bandiera rossa con la Mezzaluna? Perché no?
Perché non ripetere la politica “del Bancomat Ue” che da anni si rivela la più vincente per fare cassa nei momenti di difficoltà? Perché no?”. Fotografia perfetta di una realtà fetida. Di una Europa alla mercé del “Ricattatore” di Ankara.
“I rifugiati sono la nuova arma del millennio. Vengono usati per portare avanti agende politiche dalle più disparate finalità – rimarca sul Fatto lo scrittore Shady Hamadi – Assomigliano a un flusso di acqua che viene lasciato andare quando si decide di aprire la diga, come ha fatto la Turchia. Erdogan insieme a Putin e Assad sono gli artefici materiali e morali di una grande catastrofe umanitaria che passa in secondo piano da troppo tempo. Una distrazione di massa oggi giustificata, a ragione o meno, dalla presenza di una malattia che cambia le nostre priorità. Ma prima? Prima che la paura di massa ci colpisse dove eravamo?…”. Per concludere: “L’Onu calcola in un milione, di cui 60% minori, i fuggitivi. La Turchia, per mettere pressione all’Europa e dirgli di “non indignarsi” – come se ci fosse un reale rischio! -, ha aperto le frontiere verso la Grecia. Così, oggi, proprio mentre leggi queste parole, chi ha inventato i diritti umani, ha deciso di sovvenzionare la Grecia con 700 milioni perché faccia da scudo all’Europa. Ma nessuno ha criticato questa scelta, anzi: quando Bruxelles, con le stesse identiche motivazioni, dava 6 miliardi alla Turchia tutti, invece, alzavano la voce. Sono due facce della stessa medaglia: ammettiamolo. Oggi come ieri ce ne vogliamo lavare le mani, come abbiamo sempre fatto. Con buona pace dei bambini siriani”.
Sul terreno, o per meglio dire in mare, siamo ad un estenuante stop and go.
“Per ordine del presidente, non sarà permesso ai migranti di attraversare il Mar Egeo perché è pericoloso”, ha dichiarato la Guardia costiera turca, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Anadolu.
Sembra una risposta a quel che ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis, che nei giorni del braccio di ferro politico dichiara «morto» il patto Ue-Turchia, che dal 2016 limitava gli arrivi di migranti in Europa. Lo ha detto in un’intervista alla Cnn, e ha accusato la Turchia di ‘assistere’ lo spostamento di migliaia di migranti verso il confine greco. “Siamo onesti – ha detto – l’accordo è morto. E’ morto perché la Turchia ha deciso di violarlo completamente, a causa di ciò che è accaduto in Siria”. “La Turchia – ha aggiunto Mitsotakis – sta consapevolmente usando i migranti e i rifugiati come pedine geopolitiche per promuovere i suoi interessi”. Il premier ha sottolineato che coloro che tentano di entrare in Grecia non sono siriani ma persone che vivono in Turchia da tempo. «Stanno sistematicamente assistendo, sulla terraferma e in mare, le persone che tentano di entrare in Grecia», ha accusato, parlando di «ricatto» turco all’Europa. Mitsotakis ha poi detto che Erdogan “deve smettere di diffondere fake news su quel che accade al confine. Non siamo quelli che alimentano il conflitto, ma abbiamo ogni diritto di proteggere i nostri confini. Ci siamo riusciti e ci riusciremo in futuro”.
Se la Ue paga, staccando un assegno da 3miliardi di euro in un’unica soluzione, dei sei che l’Europa gli ha concesso, tutto tornerà come prima. In questa ipotesi “A”, una volta intascata la cifra, Erdogan alzerà ancora di più la posta e chiederà nuovi finanziamenti, questa volta senza alcun vincolo di destinazione. È probabile che questo denaro lo voglia utilizzare per acquistare nuove armi, per aumentare il controllo e la repressione in casa e continuare a soffocare il dissenso curdo.
Nell’ipotesi “B” che però pare più improbabile, e cioè se Bruxelles non paga, la Turchia rovescerà in Grecia altre migliaia di migranti, che intraprenderanno la battutissima rotta balcanica per approdare in Europa. Mitsotakis, stretto nelle maglie delle politiche neoliberiste europee, e ostaggio dell’estrema destra neonazista di Alba Dorata, continua intanto a respingere violentemente i migranti lungo la frontiera. Intanto il governo di Atene ha sospeso per un mese la presentazione delle nuove domande di asilo violando quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra. Il ministro della Difesa greco Nikos Panayotopulos ha affermato che il Paese rafforzerà le frontiere per impedire gli ingressi “irregolari”
Resta il fatto che, nonostante i suoi proseliti greci, a dare le carte è sempre il “Ricattatore” di Ankara. Una tragedia apocalittica ridotta ad un mercimonio. In questa storia senza lieto fine, l’Europa non è la ricattata. E’ qualcosa di più. Di più vergognoso: è la complice.