“Partecipo al cordoglio per la scomparsa di un servitore delle istituzioni che si è adoperato nell’affrontare la situazione devastante determinata nella Terra dei Fuochi”.
Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha reso doveroso omaggio a Michele Liguori, napoletano, unico vigile ambientale di Acerra, 59 anni, morto anticipatamente per tumore, che per anni aveva combattuto una battaglia solitaria alle eco-mafie. Sperando che qualcuno non chieda il mio arresto per vilipendio o qualcosa del genere e, precisando in anticipo, che non intendo vilipendere nessuno, ma solo condividere la tremenda tristezza che mi ha assalito alla visione della morte di questo eroe civile, insieme a due riflessioni che le parole di cordoglio del presidente mi hanno suggerito.
La prima è che, forse, la dichiarazione sarebbe stata più completa aggiungendo alla fine poche parole: “situazione devastante determinata nella Terra dei Fuochi con la complicità delle istituzioni stesse”. Infatti, come dirò in seguito, neanche la più potente mafia della terra avrebbe potuto determinare un disastro dell’entità che emerge nella Terra dei Fuochi senza la complicità delle istituzioni.
La seconda è una semplice domanda: siamo sicuri che sia giusto parlare di “servitore delle istituzioni”? Non conoscevo Michele Liguori ma ho letto con commozione le parole della sua ultima intervista: “E’ la mia terra, non potevo far finta di niente”. Anche mio padre veniva da quella terra, che allora si chiamava: terra di lavoro. Me ne parlava sempre e non ha mai smesso di amarla pur avendola lasciata da giovane per radicarsi al Nord. E poi ho ascoltato le asciutte, severe, dignitosissime parole con le quali il figlio di Liguori ha ricordato il padre in televisione. E mi sono convinto che eroi civili come Liguori non sono servitori delle istituzioni, anzi non sono servitori di nessuno. Sono, caso mai, testimoni di umanità, di civiltà, di dignità. Sono come sono perché sono uomini, perché amano la loro terra, perché amano i loro figli e quelli degli altri, perché vogliono lasciare un segno, un messaggio, che dice: anche all’inferno si può continuare a essere uomini. Sono proprio persone come il vigile ambientale di Acerra, Michele Liguori, che rilanciano continuamente in noi la speranza, che ci fanno sopravvivere nonostante le istituzioni, e ci aiutano a superare lo stato di impotenza che suscitano in noi disastri immani e folli come quello della Terra dei Fuochi.
Mi sono documentato e sono rimasto inorridito. Non avevo idea che la catastrofe fosse di tale portata. I limiti di spazio mi impediscono di documentare adeguatamente questa affermazione. Del resto si tratta di una situazione ben documentata, anche se non adeguatamente conosciuta. Dal 1991 al 2013 nelle sole zone di Napoli e Caserta sono state riversati 10 milioni di rifiuti di ogni specie e in gran parte tossici, da circa 500.000 camion carichi ognuno sino a 25 tonnellate; 82 le inchieste per traffico di rifiuti con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1806 denunce coinvolgenti 443 aziende; sono stimate in 10 milioni di tonnellate i veleni rovesciati nella sola Terra dei Fuochi; si stima che il disinquinamento richiederà 50 anni ed un costo non inferiore a 500 milioni. Se fossimo in Svizzera, dico io. Ma siamo in Campania, ed esistono preoccupanti segnali di allarme, illustrati anche da esponenti dell’arma dei carabinieri in pubbliche audizioni, che le mafie puntino ora all’affare del disinquinamento, il cui costo sarà fatto dilatare. Come non concordare con Legambiente che in un documento del 15.11.2013 scrive: “Soltanto l’inerzia diffusa delle istituzioni, la “disattenzione di chi doveva controllare, e una fitta rete di collusioni e omertà possono avere consentito “l’invisibilità” di una colonna di migliaia di tir?”.
Per questo Michele Liguori, unico vigile ambientale di Acerra, non era un servitore delle istituzioni, ma era testimone di dignità e libertà umana. Per questo in un paese di lestofanti ha perduto. Criminali sono gli smaltitori dei rifiuti ma allo stesso livello di delinquenza vanno posti i dirigenti delle imprese che hanno affidato loro lo smaltimento dei rifiuti tossici ed andrebbero espulsi dal mondo dell’impresa e del management. Eppure il presidente della Confindustria di Napoli, Paolo Graziano, che pure è persona per bene, ha definito la vicenda, un anno fa, come inutili allarmismi e il ministro della sanità Lorenzin ha dileggiato i morti di tumore (+13% in Campania) asserendo che la causa principale era il fumo delle sigarette e lo scarso uso di frutta e verdura. Anche queste sono “istituzioni”.
Marco Vitale