Per capire cosa succeda nella Chiesa cattolica dopo l’atteso decreto (motu proprio) di papa Francesco che limita l’uso della liturgia in latino gli specialisti potranno spiegare nel dettaglio tante cose. Ma per i non addetti ai lavori resterà difficile capire l’importanza del nodo che Francesco ha colto e sfidato con coraggio e visione.
La questione che lui ha posto non è affatto ideologica. Da otto anni ha lasciato che quel rito si celebrasse liberamente ovunque. Ma ora ha constatato che, nei fatti riferitigli da tanti vescovi, sta diventando un’occasione per promuovere e diffondere visioni anticonciliari, cioè contro il Concilio Vaticano II. Ma come? Facciamo un esempio che ha a che fare con un altro contesto.
Grandi esperti di questioni liturgiche, molti ex comunisti ricorderanno il dibattito che arroventò tante loro assemblee: “ marxismo-leninismo si può scrivere senza trattino?” Chi rispondeva che si poteva, o meglio che si sarebbe dovuto scrivere senza trattino, nella sostanza negava l’esistenza di un corpo unico, eterno e immodificabile, codificato per sempre, o meglio, immodificabile, nel quale tutto Marx confermerebbe (sebbene sia impossibile) tutto Lenin. E’ il marxismo-leninismo appunto, necessariamente con il trattino. Eppure nel richiamo al marxismo leninismo Marx e Lenin restavano ciò che erano ai loro occhi, senza però l’illusione che la dottrina fosse una, eterna, compatta dalla A alla Z, sempre e in tutto. Marx non poteva essere usato per criticare una qualsiasi “azioncina” di Lenin. Tutto è coerente e immodificabile. Di questo si discuteva discutendo di quel trattino…
Tutto il movimento operaio spostava l’utopia nel futuro, nel domani, nel sol dell’avvenire, ma la strada per giungere al domani agognato per gli apologeti del marxismo-leninismo doveva essere certa, un rettilineo eterno dal quale nessuno poteva scansarsi di un solo centimetro. Nessun cedimento ai pensiero borghese, nessun ripensamento, nessuna lezione della storia poteva essere impartita o accettata dall’ala marciante del proletariato: loro, i depositari dell’utopia perfetta che si raggiungerà seguendo la strada tracciata dal marxismo-leninismo, dovevano solo leggere, mai scrivere.
Gran parte del pensiero religioso, a differenza del movimento operaio, sposta l’utopia nel passato. Tornare alle origini, è quello che spesso si indica come strada. Sarebbe ovviamente importante, ma per molti cattolici le origini non sono quelle dei padri della Chiesa, quando i cristiani erano perseguitati dal potere costituito, che contestavano. No, le origini sono nel costantinismo, cioè nei tempi in cui la Chiesa divenne il potere, l’imperatore presiedeva i Concili. Il discorso in realtà non riguarda tanto Costantino, nel caso ci si dovrebbe riferire ai suoi successori, quelli che imposero il cristianesimo (un cristianesimo, quello da loro definito “ortodosso”, con brutte conseguenze per gli “eretici”) come religione di Stato, (con conseguenze non appetibili per gli altri). Ecco che l’antico rito, quello in latino, benché non risalga certo a quei tempi, ma solo al XVI secolo, con relativa abrogazione di tutti i precedenti, dà ad alcuni cattolici l’illusione di essere sempre gli stessi, “immutabili”.
Immutabili: è questa la chiave per capire il doppio falso: il falso liturgico, che cioè il rito di Pio V sia il “rito di sempre” della Chiesa Cattolica, che scegliendolo dunque rimarrebbe fedele alla sua tradizione, eterna e immodificabile, e il falso ideologico, e cioè che il cristianesimo sia un’ideologia e in quanto tale immodificabile, uguale a sé stessa al di là del tempo e della storia.
Questa cristianesimo ideologico in realtà ha sdoganato il cattocapitalismo, pronto a sposare addirittura il liberismo economico pur di illudersi di rimanere aggrappato al potere che in cambio gli dà qualche concessione sulla forma-famiglia per ottenere l’avallo a ciò che gli interessa, la trasformazione della società in un sistema individualista e consumista, ma soprattutto gli concede la copertura “religiosa” della politica internazionale, con la nota teoria dello scontro di civiltà.
Così la messa in latino viene usata per convincere i fedeli che i musulmani siano eterni nemici e infedeli, come ai tempi di Lepanto, gli ebrei a dir poco un problema (in quegli ambienti l’ antisemitismo è diffuso), la modernità un discostamento dai sacri valori e il cristianesimo il giusto nemico di tutte le falsità, l’àncora di salvataggio a partire dall’immodificabile famiglia non tanto perché basata sul matrimonio (che poi vuol dire “ciò che compete alla madre” a differenza del patrimonio che vuol dire “ciò che compete al padre”) ma perché basata sul pater familias, cioè sul dominio, della donna e della natura, da sfruttare a piacimento. E’ la cosmologia del dominio, che con Gesù a mio avviso ha proprio poco a che fare.
Ma Francesco non ha nulla contro il rito in latino, la sua non è un’ideologia conciliare. Lui ha detto di no non ad un rito, ma ad un fatto: che lo scisma di chi rifiutò il Concilio perché lui rifiutava la libertà religiosa rientrasse dalla porta di un rito usato per dire ciò che il Concilio ha messo in cantina, e cioè che fuori dalla propria verità ci sono solo false credenze e quindi una falsa umanità. Idea che personalmente non considero molto distante da quello che pensavano i custodi del marxismo-leninismo, con il trattino.
Che articolo ignorante.
Il rito approvato da Pio V nel 1570 non è un rito creato a tavolino,ma il rito che si celebrava da molto tempo nella Curia Romana, e fissato dai primi Messali a stampa alla fine del XV secolo, salvo per piccole modifiche (es la modifica della frase dell’immixtio).
La bolla Quo primum tempore poi non abroga i riti precedenti, ma permette espressamente quelli con almeno 200 anni di vita, dando solo il permesso a tutti di usare il Messale Romano. Gran parte delle diocesi francesi manterrà i propri riti fino al XIX secolo, e vari riti locali sopravvivono ancora oggi.
Mi scusi dottor riccardo cristiano la sottoscritta è una umile lavoratrice in nero, cristiana semplice che quando ha tempo va a messa. Io sono una persona concreta che se lavora mangia altrimenti digiuna. Personalmente a me la messa in latino non la vedo espressione di una ideologia ma espressione culturale (è in latino!) e personalmente Papa Francesco non lo sento affatto vicino ma una sorta di dittatore peronista al pari di tanti intellettuali radical chic che dalle loro postazioni dicono al popolo come pensare cosa leggere e fare non considerandolo persona ma massa al pari dei datori di lavoro che lo sfruttano.
io non faccio parte di nessun gruppo ,ma andando 2 volte alla messa antica la preferisco alla modern,che frequento regolarmente:andandoci ho come respirato aria di montagna:Lei puo’ dirmi che ciò’ e’ falso?Poi Benedetto xvi e Wojtyla vollero lasciare la liberta’ di culto liturgico, cosa che Bergoglio non permette.