Marie Le Pen ha deciso di regalare a Jorge Mario Bergoglio una lezione di laicità nel giorno della passione di Cristo, il Venerdì Santo. Le sue idee sono chiare, e per qualcuno avranno finalmente costituito una vera e propria “passione di Francesco”. Vediamo: “Lasciamo a Dio quel che è di Dio, e a Cesare quello che è di Cesare – ha affermato l’esponente di estrema destra francese, cominciando dalla Conferenza episcopale francese – la quale “si impiccia a volte di quello che non la riguarda, dando istruzioni politiche.” Dunque quella della Le Pen è una religiosità disincarnata, date a Cesare quel che è di Cesare vorrebbe dire non evitare di interferire con i politici politici ma accettare in silenzio qualsiasi aberrazione. Ma la critica alla conferenza episcopale era solo un pretesto. Il suo ragionamento, come a dire che se lo stato decida per il libero aborto fino al nono mese di gravidanza previa un semplice fax un buon vescovo cattolico dovrebbe solo dire “sì, certamente”, era in realtà rivolto altrove. Infatti ha aggiunto: “ Io non mi immischio di quello che il Papa dice ai fedeli, ma non penso che le religioni debbano dire ai francesi quello che devono votare”. Il papa non ha rivolto una parola che sia una alle autorità politiche francesi, ma per la signora Le Pen rispetterebbe la laicità dello stato solo dicendo: “volete voi inserire la pena di morte per atteggiamenti sospetti? va bene!”
Difficile capire chi abbia detto ai francesi cosa debbano fare, se lei, che deve poterlo fare quale candidata alla presidenza, o il papa. La candidata dell’estrema destra francese, certamente interprete di certo cattolicesimo, che nella storia ha sempre cercato di imporre la propria visione nei comportamenti, spiega che le cose cambiano se in ballo c’è la carità: “la carità può essere solo un gesto individuale e non appartiene agli Stati”. Che il Papa “faccia appello alla carità, all’accoglienza dell’altro, dello straniero, è una cosa che non mi sciocca. Ma la carità non può che essere individuale.” Dunque “la carità” è la vera ingerenza. Lo Stato deve essere, si evince, crudele. Tutto questo, ovviamente, senza che il papa abbia scritto una parola alle autorità francesi, va ribadito. Ma qual è il vero problema? Risposta ovvia: “La religione musulmana è arrivata in forze nel nostro paese e l’Islam radicale ha cominciato ad esercitare pressioni attraverso il velo”, ha affermato la signora Le Pen, parlando del porto del velo come “rottura profonda della nostra idea di laicità e la nostra concezione della donna”.
Quando il velo sia diventato un simbolo religioso i francesi, di destra o di sinistra, non sanno spiegarlo. Mentre è chiaro, per lei come analogamente per certa sinistra, che la religione è un fatto privato e l’ingerenza non sta nel rivolgersi alle autorità politiche ma nella pretesa di dire, come disse Gesù, “ero straniero e mi avete accolto”. Dunque per la cattolicissima signora Le Pen l’insegnamento di Cristo era teocratico, solo la frase “date a Cesare quel che è di Cesare” è correttamente laica.
Ecco che l’intervista della signora Le Pen è utile e importantissima, perché dimostra quanto sia forte la “cristianità senza cristianesimo”.
“Marie Le Pen, nella sua insipienza, ha deciso di regalare a Jorge Mario Bergoglio una lezione di laicità….”