Nel leggere le notizie e anche molti commenti usciti nei giorni scorsi sui giornali e relativi alla scoperta della cosiddetta “particella di Dio” o “bosone di Higgs” un osservatore critico potrebbe giungere alla conclusione che la scienza, affrancatasi nella prima età moderna dalle arti magiche, torni ora, nella percezione comune, a quelle lontane origini. E’ una conclusione che, con il loro comportamento e le loro parole, gli stessi scienziati sembrano avvalorare. Anche se, in verità, il motivo ultimo delle loro azioni, non più improntate agli abiti di sobrietà che si addicono alla ricerca, è che essi pensano, attraverso la spettacolarizzazione e enfatizzazione delle notizie, di guadagnarsi o non perdere i cospicui finanziamenti di cui hanno bisogno per portare avanti le loro ricerche. Agli occhi del vasto pubblico, essi assumono invece gli abiti dei vecchi sciamani, sempre pronti a “miracol mostrare”. E il popolino, sempre tale sebbene ora mediatizzato, non aspetta altro, felice di poter ricevere la chiave che finalmente gli aprirà, e per giunto in modo definitivo, la porta alla “verità” delle cose. In un bar mi è capitato addirittura di sentir dire che finalmente, con la nuova scoperta, si è capito che Dio non esiste perché si è scoperto che “la materia si autocrea”. Con Agostino, verrebbe voglia di osservare, fra il serio e il faceto: “e che faceva la materia prima di autocrearsi?”. Il fatto tragico è che molti scienziati finiscono per accreditare queste idee anche perché loro stessi ne sono in fondo vittime. Essi, interrogati, fanno mille precisazioni del tipo “c’è ancora molto da lavorare”, “non è proprio la ‘particella di Dio’ ma…”, “manca ancora un tassello”. Tuttavia, così dicendo, dimostrano di credere che, almeno in punta di principio, prima o poi ad un disvelamento totale del “mistero della vita” si possa arrivare. E invece no: con il metodo naturalistico delle scienze, che in fondo è l’unico (o quasi) che possediamo, alla verità non si arriverà mai. E per un semplice motivo: nel momento in cui si comincia a pensare e a fare scienza, nel momento stesso in cui ci si posiziona nell’universo degli oggetti, siano pure gli oggetti ideali, la verità è già da sempre scomparsa, alle nostre spalle. Ed è scomparsa per il semplice motivo che quel nostro posizionarci l’ha fatta scomparire. La verità se è, è sempre alle nostre spalle, mai di là da venire. Detto altrimenti, con un espressione solo apparentemente opposta, che è poi il titolo di un suggestivo saggio di Croce: “l’uomo vive nella verità”.
CROCE E DELIZIE