IL SOTTOSCRITTO

Gianni Bonina

Giornalista e scrittore. Vive a Modica. Ha pubblicato saggi di critica letteraria, romanzi, inchieste giornalistiche e reportage. È anche autore teatrale. Ha un blog all'indirizzo giannibonina.blogspot.com

L’ultima caduta dell’ex pasionaria Giorgia

Nel caso di Giorgia Meloni premier si ha la dimostrazione del teorema di Maurice Merleau-Ponty, secondo il quale quando un movimento diventa istituzione “si tradisce, si sfigura”. Le rivoluzioni “non possono mai, come regime istituito, essere ciò che erano prima come movimento”, sostiene il filosofo francese. Meloni era nata per fare la migliore opposizione, ma andata al governo ha finora infilato un errore dopo l’altro, dai rave alla selezione degli immigrati, alla ricorrenza del Muro di Berlino fino al sia pur divisivo episodio della figlia di sei anni portata a Bali con sé con il piglio della madre che respinge ogni intromissione sulle modalità di educazione della propria prole.
La giustificazione addotta è ingiustificata e pretestuosa e spinge a chiedersi se l’avesse ugualmente voluta al fianco, a spese non sue ma dello Stato, nel caso in cui invece che nella dorata a paradisiaca Bali fosse andata in missione a Kiev: ipotesi nella quale la momentanea educazione della figlia avrebbe avuto altre soluzioni. Si capisce che un conto è dunque vedere Bali, dove non c’è bambino che non voglia andare come in un paese dei balocchi, e un altro stare visitare Kiev.
Del resto in tutte le centinaia di occasioni in cui è stata impegnata in missioni all’estero, in riunioni e convegni come ministro e leader di partito, ha sempre avuto forse la figlioletta appresso? O molto più giustamente la bambina è stata a scuola, come sarebbe stato suo dovere fare anche stavolta? Trattandosi di una bambina sanissima, senza turbe psichiche, avendolo ben dimostrato giacché la madre è in politica da ben prima che nascesse, quali ragioni se non ludiche hanno suggerito la premier a regalarle una vacanza da selfie?
L’episodio crea un brutto precedente. Da oggi qualsiasi dirigente di un ente pubblico può sentirsi autorizzato a portare con sé figli minori a spese interamente dello Stato e facendo loro marinare la scuola. Altrimenti bisogna chiarire che tale prerogativa spetta solo ai membri del governo nazionale.
Quel che non vuole capire Meloni, che però capiva benissimo e deplorava abusi del genere stando all’opposizione, è che quando si assumono responsabilità pubbliche, ancor più di governo, non si hanno privilegi ma limitazioni e responsabilità. Aver voluto fare felice la sua bambina, anche insegnandole che a volte si può trascurare la scuola, come pure l’asilo, appare un atto di arroganza e di prevaricazione, non diverso da quelli dei precedenti premier italiani che si sono serviti di auto blu per viaggi privati come pure di aerei militari anche solo per vedere una partita di calcio all’estero. Gli italiani hanno forse cambiato tutto per vedere che alla fine non cambierà niente se non addirittura sarà anche peggio?

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