Quattro ore per provare a governare il caos libico. Un caos armato, trasformatosi in una guerra per procura. Berlino non è stata la “Jalta del Mediterraneo”, ma la Conferenza delle buone intenzioni e del “nuovo impulso”. Dopo quattro ore di summit, i partecipanti alla Conferenza di Berlino hanno approvato una dichiarazione finale senza modifiche sostanziali alla bozza circolata precedentemente. Il documento approvato, di 55 punti, prevede – tra l’altro – il cessate fuoco permanente, un embargo sulle armi e un processo politico per arrivare a un governo unico. Sembra essersi fatta strada tra i leader, inoltre, l’ipotesi di una presenza internazionale in Libia per garantire l’applicazione del cessate il fuoco. L’idea, in parte rilanciata alla vigilia da al-Sarraj, è rimbalzata in molte dichiarazioni dei leader. In particolare, si sono espressi a favore l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, il primo ministro britannico Boris Johnson (“Se ci fosse un cessate il fuoco, potremmo inviare persone, esperti per monitorare questo cessate il fuoco”), mentre il premier italiano Giuseppe Conte ha più volte espresso disponibilità. Anche la Russia sembra ora aperta alla possibilità, stando alle parole di Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale di Vladimir Putin per il Medio Oriente e l’Africa, citato dall’agenzia RIA Novosti. Il rappresentante russo ha sottolineato tuttavia che un’eventuale decisione necessiterà una discussione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, “l’unico in grado di prendere decisioni vincolanti”.
Per superare lo stallo tra le parti Angela Merkel e il ministro degli Esteri Heiko Maas hanno incontrato al-Sarraj e Haftar per riferire le conclusioni adottate. I due leader libici non hanno avuto alcun contatto, non si sono seduti alla tavola rotonda e sono rimasti in due stanze separate della Cancelleria tedesca, sede del summit. Stando a quanto riferito dalla tv Libya al-Ahrar, citando la “delegazione del consiglio presidenziale” di cui è capo al-Sarraj, è stato il premier libico a rifiutarsi di incontrare Haftar nelle riunioni di Berlino. “Hanno molte divergenze tra loro e non si parlano” conferma la Merkel. “Non erano parte della Conferenza, li abbiamo informati separatamente”. Sono stati la cancelliera e il ministro degli Esteri tedesco Maas a riferire loro i punti centrali del documento, a mediare e intascare il sì dei due leader libici al monitoraggio della tregua e alla conferenza intra-libica. “La prossima settimana si riunirà la commissione che si occuperà del cessate il fuoco in Libia” dichiara Merkel. Oggi a Berlino “non abbiamo risolto tutti i problemi” ma “abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé”.
I due leader libici hanno accettato il monitoraggio della tregua e nominato i membri della commissione militare ‘5+5’ che, secondo il piano di azione Unsmil, dovrebbe avere il compito di monitorare il cessate il fuoco e stabilire la linea degli schieramenti. Nei giorni scorsi era stato soprattutto il generale Haftar a dirsi contrario alla composizione della commissione. Nel corso dell’incontro con il ministro Maas, al-Sarraj ha chiesto che il cessate il fuoco in Libia sia affiancato da un impegno di Haftar a fermare “ogni minaccia” nei confronti di Tripoli. Il capo della diplomazia tedesca, si legge in una nota del Governo di accordo nazionale libico, ha sottolineato dal canto suo che il cessate il fuoco è un “passo fondamentale” per rilanciare il processo politico nel Paese.
Al- Serraj e Haftar hanno inoltre dato la loro approvazione alla convocazione della conferenza intra-libica, da tenersi probabilmente a Ginevra. La data della conferenza è stata approvata ma non è ancora nota. Insieme al monitoraggio della tregua, la conferenza intra-libica rientra nei punti previsti dal vademecum operativo dell’Unsmil, adottato come allegato alle conclusioni della conferenza.
“Abbiamo messo a punto un piano molto ampio, tutti hanno collaborato in modo molto costruttivo, tutti sono d’accordo sul fatto che vogliamo rispettare l’embargo delle armi con maggiori controlli rispetto al passato”, ha affermato la cancelliera tedesca in conferenza stampa al termine della Conferenza. “Non abbiamo risolto tutti i problemi” sulla Libia, ha aggiunto, ma “abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé”.
Dalla conferenza di Berlino sulla Libia è emerso “un forte impegno di tutti per una soluzione pacifica della crisi”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in conferenza stampa. “Non esiste soluzione militare”, “tutti sono d’accordo con questo anche quelli che possono avere ruolo diretto nel conflitto”, ha aggiunto, spiegando anche che i partecipanti sono d’accordo anche sulla “fine delle interferenze esterne”. Ieri l’uomo forte della Cirenaica aveva ordinato la chiusura dei porti e questa mattina le milizie a lui fedeli hanno preso il controllo anche di Zueitina, l’unico che resisteva. Il nuovo punto è stato chiesto dalla Turchia, mentre il Qatar, l’altro alleato del premier Fayez al-Serraj ha condannato “l’aggressione” ai terminal.
La National Oil Corporation (Noc), la compagnia petrolifera libica taglierà la produzione ai campi petroliferi di El Sharara ed El Feel dopo che le forze dell’autoproclamato Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar hanno chiuso un oleodotto collegato ai pozzi. Lo ha reso noto la stessa compagnia petrolifera, secondo l’agenzia Reuters. Alcuni individui hanno chiuso una valvola tra la zona di Al Riyayna e la citta’ di Zintan, costringendo gli ingegneri a interrompere la produzione fino a nuovo avviso. Secondo Omar, il giacimento produceva circa 300 mila barili di petrolio al giorno prima di essere fermato. Questo sviluppo segue la chiusura di altri giacimenti e porti petroliferi nella Libia centrale e orientale che avevano causato uno stop di almeno 800 mila barili di petrolio al giorno.
“Tutti si sono impegnati a ritirarsi dalle interferenze nell’interesse libico” dice Guterres. “Non c’è una soluzione militare al conflitto libico, l’hanno detto a più riprese tutti i partecipanti”. “L’Europa ha un ruolo diplomatico importante, come oggi è stato chiaro, per ristabilire la pace in Libia”. conclude il segretario generale dell’Onu. Parlando del lungo percorso che ancora c’è da affrontare, Guterres afferma inoltre che anche in futuro l’Europa avrà un ruolo importante nella ricostruzione. ” Abbiamo trovato la chiave, per così dire, con la quale risolvere il problema della Libia. Ora però bisogna trovare anche il buco della serratura idoneo e trovare il modo per aprire questa porta così da risolvere i problemi” commenta il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas.
Il pre-summit era stato segnato dalle mosse militari del generale – che ha chiuso il principale pozzo petrolifero del Paese – e le dure accuse del presidente del Governo libico di unità nazionale, che ha seguito il summit in una stanza separata da quella di Haftar. E, intervistato dal Welt am Sonntag, al-Sarraj ha criticato il ruolo dell’Unione europea nella crisi libica: “Sono arrivati troppo tardi e divisi. L’Europa deve fare autocritica. Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l’offensiva di Haftar”.Conte ha risposto alle accuse di al-Sarraj: “Sulla Libia l’Europa non è arrivata tardi, ci siamo sempre stati. Nelle ultime fasi l’Europa sta maturando la convinzione che su questi dossier deve muoversi con la massima determinazione e una voce sola”. Il presidente del consiglio si è detto “moderatamente ottimista” sugli esiti del vertice di Berlino: “Confidiamo che questo possa essere una tappa importante per avviare a una soluzione pacifica alla crisi libica, un processo politico per il quale l’Italia sta lavorando, ha sempre lavorato con chiarezza e determinazione” Poi ha aggiunto: “Non chiediamo a nessuno degli attori di fare un passo indietro, chiediamo a tutti di fare un deciso passo avanti” verso la pacificazione in Libia.
A tenere banco è stata anche la questione di una missione internazionale di pace in Libia: il tema più “caldo” della conferenza di Berlino sembra essere affrontato con visioni opposte da Ghassan Salamè e da Giuseppe Conte. “Non sono sicuro che ci sia spazio per una missione europea in Libia”, dice Salamè. Secondo l’inviato dell’Onu per la Libia, l’opzione di un intervento esterno deve essere considerata ultima ratio. “Se c’è un accordo politico forte, sono meno necessari i soldati. Se invece l’accordo politico è molto debole, non ci saranno mai abbastanza soldati sul terreno per controllare la pace”. Abbiamo presentato un piano di sicurezza che prevede il ritiro di tutti i ‘foreign fighter’, a prescindere dalla loro nazionalità”, ha detto Salamè. L’uomo dell’Onu si è definito comunque “ottimista” e speranzoso “che la tregua possa trasformarsi in cessate il fuoco”. “Ne abbiamo parlato e l’Italia è disponibile ad essere in prima fila per un impegno di responsabilità anche sul monitoraggio della pace. Ovviamente dovremo passare dal Consiglio di sicurezza dell’Onu”, ribadisce Conte. Anche Luigi Di Maio ritiene che l’Italia potrebbe prendere parte a una “missione di interposizione” sotto l’egida delle Nazioni Unite: Roma è “pronta a ospitare la prossima riunione”. Secondo il titolare della Farnesina, Berlino è “solo un primo passo”. “Vari Paesi dell’Ue sono pronti a mettere in atto una missione di monitoraggio per far rispettare l’embargo delle armi”, ha aggiunto il ministro degli Esteri: “In Libia non devono entrare più armi. Nell’ambito dell’ombrello Onu e con precise regole sul cessate il fuoco e sullo stop alla vendita delle armi, penso che l’Italia possa far parte di una missione di interposizione”.
Berlino cala il sipario. Ma il futuro della Libia è tutt’altro che delineato.