Scrivo questa notarella a Shanghai, città che testimonia la nuova ricchezza cinese ma anche la pericolosità di tale ricchezza, caduta su un popolo poco preparato a viverla e gestirla.
La città è molto ben tenuta. Ma l’inquinamento è altissimo e amici sportivi che vivono a Shanghai mi dicono che con questo inquinamento è impossibile fare sport all’aperto; il mare esiste solo per il porto merci e se si vuole fare un po’ di mare serio bisogna volare alle Isole Filippine; le montagne sono cose di altri mondi; tutto ciò che ricorda il passato viene regolarmente demolito per lasciare posto a grattacieli sempre più alti ed a mostruosi centri commerciali (Mall). Non si può respingere l’impressione della quale parlano alcuni commentatori che una grande bolla immobiliare esista per davvero e che molti di questi Mall sono destinati ad un inevitabile fallimento.
Mi dicono che è da tempo immemorabile che non c’è un novembre così mite (18-20 gradi) ed è bello, in una giornata di sole, passeggiare sul Bund. Davanti a noi, al di là del fiume, il Luna Park dei grattacieli della cittadella finanziaria di Pudong, che suscita nei più un sentimento di legittimo orgoglio. Ma io preferisco osservare la gente. Sono quasi tutti cinesi, turisti cinesi, molti con il volto segnato dal sole e con le mani dure di chi ha, a lungo, lavorato la terra. Sono tutti molto ben vestiti, pasciuti ma mai grassi, carichi di macchine fotografiche, Ipad e simili aggeggi, manifestamente soddisfatti di essere entrati anche loro nel consumismo. Non avrebbe senso dire a loro, che ci sono appena arrivati, dei pericoli del consumismo, particolarmente in un Paese dominato dal più determinato e feroce capitalismo del mondo, ancorché capitalismo di stato.
La grande efficienza politica ed amministrativa cinese è già all’opera. Dieci giorni dopo lo storico documento che delinea le riforme necessarie per il prossimo decennio, la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme ha già comunicato, per bocca del viceministro della Commissione, Lian Weilang, che il 60% degli investimenti non richiederà più l’autorizzazione del Governo centrale. Con l’eccezione di quelli che si riferiscono alla sicurezza nazionale, alla sicurezza ambiente, all’uso di risorse strategiche o di vitale interesse pubblico, gli investimenti delle imprese non richiederanno più un’autorizzazione del Governo centrale. Contemporaneamente molte autorizzazioni sono state trasferite a livello locale. Viene contestualmente annunciato che molte imprese statali apriranno il loro capitale a capitali privati con l’obiettivo di dar vita ad imprese miste tra pubblico e privato, sperabilmente più efficienti di quelle puramente pubbliche.
Ma neanche l’efficienza cinese è riuscita ad evitare il declino tipico del territorio che ha ospitato l’Expo. Sono andato a visitare il sito con degli amici. Mi dicono che sono allo studio interessanti progetti. Ma per ora la sensazione è di una notevole desolazione.
E questo è un ennesimo avvertimento per Milano dopo quelli impartiti da altre città che hanno ospitato le varie Expo. Il dopo Expo va pensato e programmato subito, non può essere dato in appalto a questa o quella impresa di sviluppatori immobiliari ma deve essere guidato da una sicura mano pubblica secondo una visione strategica funzionale allo sviluppo del territorio della Grande Milano; non dovrà ospitare parchi tematici privi di forti collegamenti con i temi dell’Expo e che potrebbero stare indifferentemente a Livigno, a Las Vegas o a Mexico City; né improbabili cittadelle dello sport che con i temi dell’Expo hanno poco a che fare. Bisogna inserire nel sito un Parco della Conoscenza, concentrato sui temi dell’Expo e cioè nutrizione ed energia per la vita. Si tratta di temi di grande importanza per il prossimo futuro e sui quali la Lombardia ha esperienze storiche e competenze di primo piano e sui quali si possono innestare progressioni di sviluppo rilevanti. Penso a una Fondazione di partecipazione capace di aggregare, mobilitare e coordinare le grandi energie e competenze milanesi e lombarde in questi settori, e che assicuri una continuità di azione e di pensiero con l’Expo. Questa iniziativa può essere compatibile con altre realizzazioni come uno stadio di nuova generazione capace di ospitare sia attività sportive che grandi concerti live. Accanto al Centro ricerche della Fondazione ci sarà un centro commerciale e di ristorazione per esaltare le specialità alimentari lombarde, una fattoria organizzata per scopi ricreativi e didattici, un campus di imprese start up. Ma tutto sempre legato dal tema nutrizione ed energia per la vita, che rappresenterà così non solo la guida strategica ma anche l’anima dell’intera area.
Marco Vitale