In occasione dell’importantissima missione a Lampedusa di Papa Francesco il grosso della stampa ha continuato a parlare in modo molto inappropriato delle vittime del mare. Eppure il grande Edoardo de Filippo era stato così chiaro ed efficace nella sua bellissima poesia, intitolata “O’ Mare”:
“Certo,
pè chi se trova
cu nu mare ntempesta
e perde ‘a vita,
fa pena,
e ssongo ‘o primmo
a penzà ncapo a me:
“Che brutta morte ha fatto
stu pover’ommo,
e che mumento triste c’ha passato”.
Ma nun è muorto acciso.
E’ muorto a mmare.
‘O mare nuna cide.
‘O mare è mmare,
e nun ‘o sape ca te fa paura.
Io quann ‘o sento,
specialmente ‘e notte,
cumme stevo dicenno,
nun è ca dico:
“O mare fa paura”,
ma dico
“O mare sta facenno ‘o mare”.
Dunque le ventimila vittime del Mediterraneo non sono vittime del mare perché il mare “nun acide” ma semplicemente “sta facenno ‘o mare”. Sono vittime degli uomini e delle politiche.
E se Papa Francesco ha fatto bene a chiedere a tutti indistintamente un confiteor per l’indifferenza di fronte a questa tragedia, oggi, se si vuole che questo grande momento di spiritualità avviato da Papa Francesco dia dei frutti a più lungo termine, è necessario portare la riflessione anche sul piano politico. E ciò obbliga anche a fare delle distinzioni. Tra gli uomini e tra le politiche. Siamo tutti responsabili è vero, ma io penso che Maroni, Berlusconi, Fini, Bossi siano più responsabili di me e di tanti altri come me, sia sul piano morale che su quello politico. Perché le politiche adottate dall’Italia per fronteggiare il problema non solo sono state crudeli ma sono state, sul piano dei risultati, una catastrofe. Esse non vanno solo condannate perché frutto di egoismo ma perché politiche ottuse e inefficaci. Nessuno intende dire che ci siano soluzioni facili né che si debbano aprire le porte senza ordine e organizzazione ma, certamente, se il risultato di quello fatto fino ad adesso è quello che abbiamo sotto gli occhi, compresi i 20.000 morti in mare, allora è chiaro che ci deve essere una via ed un metodo diversi e migliori.
E qui il discorso si allarga certamente all’Europa come mi scrive Lino Cardarelli che, fino a pochi giorni fa, osservava questa vicenda da un punto di vista privilegiatissimo, come quello di vicario segretario generale dell’Union Mediterranée:
“Papa Francesco va in visita a Lampedusa. E’ un gesto politico e spirituale di straordinaria importanza, un ponte gettato tra le due sponde del Mediterraneo, mentre i paesi della riva sud, tuttora in preda a sconvolgimenti politici, non riescono a trovare stabilità e pace. Mi sarebbe piaciuto che la Troika, quella Troika che con tanta solerzia si è recata in Grecia per dare applicazione alle disastrose ricette varate per fronteggiare la crisi, accompagnasse il Papa in questa visita. La miopia mostrata dell’Europa nell’attuale congiuntura politica è deprimente. Dopo essersi lasciata sorprendere dalla primavera araba, non ha saputo prendere un’iniziativa che sapesse rispondere alle istanze di libertà, progresso ed emancipazione politica provenienti dai giovani che a centinaia di migliaia scendono a piazza Tahir o ad avenue Bourghiba. La mobilità sociale nei momenti di crisi è uno strumento che può alleggerire il peso della stretta economica e delle tensioni politiche, lasciando intravvedere orizzonti di speranza e opportunità per una vita migliore. L’Europa fortezza si è chiusa invece in se stessa, pensa solo ai suoi mali, non guarda oltre il suo ombelico. Rispondere con politiche migratorie illuminate che assicurino ai paesi della sponda sud flussi ordinati di manodopera e una mobilità studentesca accresciuta è una delle risposte che i paesi del sud del Mediterraneo attendono invano da anni. Non si è riusciti a realizzare quelle politiche ‘people to people’ che avrebbero aiutato quei paesi a progredire nel cammino delle riforme, evitando le tragedie del mare che accompagnano l’immigrazione clandestina. Ci voleva un Papa per ricordare all’Europa che il Mediterraneo é la sua frontiera, e’ una porta allo sviluppo di due sponde che si confrontano e che dalla stabilità, dallo sviluppo ed integrazione delle persone di quell’area, che rappresenta un potenziale economico formidabile, dipende anche la nostra prosperità.
Forse siamo ancora in tempo a ricominciare verso una direzione più costruttiva, a non lasciare sola la generosa Lampedusa, ad assegnare al gesto di Papa Francesco non solo il suo alto contenuto morale e spirituale ma anche un contenuto politico per stimolare l’Europa e l’Italia a una politica non solo più umana ma anche più efficace. La convinzione che sia sufficiente essere disumani per essere efficienti si dimostra, una volta di più, una idiozia. Qualche leader europeo ha fatto riflessioni in questo senso e questo è un buon segno sul quale si può lavorare con un’opinione pubblica più attenta e responsabile.
Marco Vitale
Il suo articolo odierno su “Il Fatto Q.” (Non chiamamole vittime del mare), che ho apprezzato molto, mi ha consentito di conoscerla.
Spero di leggerla ancora sul mio quotidiano.
Buon lavoro.