COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

L’anno che arriva e lo spettro del 1979

Il 2019 porterà con sé i festeggiamenti iraniani per il 40esimo anniversario della rivoluzione. L’auspicio di molti è che quei festeggiamenti non segnino l’inizio di un nuovo conflitto mediorientale. Lo fa temere l’uscita di scena del segretario della difesa americano, Mattis, uno dei pochi che riteneva uno scontro aperto con Teheran insostenibile. Come mai il ritiro americano dalla Siria ha prodotto l’uscita di scena proprio di Mattis? E’ troppo temere che a una radicalizzazione corrisponda dall’altra parte della barricata una radicalizzazione uguale e contraria? I festeggiamenti per l’anniversario del 1979 potrebbero esserne la valvola. Il timore di questi tempi appare legittimo, soprattutto se si considera che il ritiro americano potrebbe spalancare alle milizie khomeiniste le strade che conducono al Mediterraneo. Così, più che a letture futuriste oggi molto azzardate, vale la pena di soffermarsi su quel cruciale 1979, che andrebbe ricordato da tutti come un anno decisivo. Ha veramente molto da dirci quell’anno, anche quarant’anni dopo. Il 1979, in certo senso, continua a inseguirci e ricordarne la portata epocale ci aiuterà in vista del 2019. 

Il 1979 è stato, come detto, per prima cosa l’anno della rivoluzione khomeinista. Il 1979 cominciò il 16 gennaio, quando Reza Pahlavi lasciò il Paese e il primo febbraio Khomeini rientrò a Teheran. Per il governo dello scià i giorni erano contati. Nacque poco dopo la prima “Repubblica Islamica”, definizione che riassume in sé la contraddittoria e duplice anima rivoluzionaria, che verrà spezzata dal “golpe” della presa degli ostaggi all’ambasciata americana. 52 diplomatici furono presi in ostaggio, condizione che si protrasse per 444 giorni. 

Dopo l’ingresso dei miliziani khomeinisti nell’ambasciata americana, il 20 novembre 1979, 400 estremisti occuparono, minacciandone la devastazione, il luogo più sacro dell’Islam, la moschea di La Mecca, prendendo in ostaggio migliaia di pellegrini, parlando di purificazione del sito dalla contaminazione occidentale. Gilles Kepel ha intravisto un collegamento tra questo avvenimento a oscure minacce (“presto i sauditi avranno una grande sorpresa”) formulate dalla Francia da Khomeini poco prima del suo rientro in patria.  

Il 1979 è stato anche l’anno della pace di Camp David tra il premier israeliano Begin e il presidente egiziano Sadat. Gli Stati arabi accusarono di tradimento Sadat e ruppero le relazioni con l’Egitto, espulso dalla Lega Araba. 

In quello stesso anno Saddam Hussein prese il potere in Iraq, che avrebbe conservato con il pugno di ferro e attraverso il conflitto con l’Iran fino al 2003. 

Infine, il 27 dicembre del 1979, le truppe sovietiche invasero l’Afghanistan. Un evento che ha visto gli Stati Uniti armare la resistenza islamista antisovietica e Osama bin Laden emergere come leader di un jihad globale contro l’Occidente. 

Pensare a un 2019 di pace non è possibile dimenticando il 1979.  

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