Definire e potersi definire è sempre stato importante. Poi ha cominciato a diventare complesso e chi se ne è accorto ci ha avvisato, ci ha messo in guardia. E’ per questo che si è cominciato a parlare di mondo “post-”, “moderno”, industriale” , “fordista” e tante altre definizioni importanti. Questo campanello d’allarme non ci ha consentito di renderci conto che il problema del definire e definirsi si sarebbe allargato, portandoci a non sapere più cosa significhino le definizioni ancora in uso. E’ quello che molti dicono di “destra e sinistra”: queste definizioni resistono, ma per molti senza un senso. La pretesa di valutare eternamente o addirittura universalmente il bello e il brutto, con gli stessi parametri per nani e giganti, contadini e marittimi, rende impossibile non convenire. Se destra e sinistra per esistere dovessero necessariamente essere ancora quel che furono in un mondo che qui da noi non c’è più è evidente che non significherebbero più nulla. Ma se fossero espressione di un modo di essere, o di sentire cosa sia più giusto e opportuno è evidente che significherebbero sempre qualcosa, sebbene sempre diversamente. E’ così?
Se per destra intendessimo l’esperienza storica della Destra storica italiana potremmo concludere che la Destra è sparita, non esiste. Non c’era nulla di nobile nella Destra storica e quindi è chiaro che i suoi eredi la rimuovano? Non penso proprio. Indicandone il programma la Treccani scrive: “ Uno Stato costituzionale e liberale guidato da un’élite moralmente irreprensibile, votata alla difesa dell’unità, dell’indipendenza, dell’ordine e delle libertà conquistate col Risorgimento, proteso altresì alla rapida modernizzazione delle strutture economiche e civili del Paese, senza cedimenti a spinte settoriali o localistiche interne e senza chiusure di tipo protezionistico nei rapporti commerciali con l’estero. Di fronte alle sfide lanciate dall’industrializzazione e dal processo complessivo di modernizzazione fu quindi decisa una politica commerciale ampiamente liberista, tesa a inserire organicamente l’economia italiana nell’area di libero scambio franco-inglese, quale fornitrice di prodotti agricoli, materie prime e semilavorati. Di fronte ai pericoli di disgregazione dell’appena raggiunta unità e di sovversione dell’ordine sociale esistente, furono abbandonate le originarie tendenze di tanta parte del moderatismo toscano, piemontese, emiliano alla costruzione di un ordinamento amministrativo decentrato di tipo inglese e fu costruito invece un ordinamento burocratico e amministrativo centralizzato di tipo francese”. La destra storica porta dei valori, ma tolto il riferimento al liberismo economico (all’epoca non c’era l’iperliberismo, una sorta di post-liberismo) è difficile definirli oggi fondanti. In quel discorso prevalgono certe rabbie che qui non ci sono.
La storia della Sinistra che tutti conosciamo è altrettanto nota, ma oggi capiamo bene quanto sia equivocata. La storia della Sinistra ricorda la storia antica delle Chiese, e anche quella meno antica, la cui principale preoccupazione è stata quella di dar vita a concilii (congressi) dottrinali. Così è l’eresia, la scomunica, l’accusa di essere dei rinnegati il fenomeno storico più rilevante della vita della Sinistra. Solo che la Sinistra non ha ancora avuto il suo corrispettivo del Concilio Vaticano II, quello che avrebbe dovuto riconoscere che tutti, anche fuori dalla Sinistra, hanno dei semi di verità, e che comunque la Sinistra non può negare la libertà di coscienza..
Così la Sinistra ha rifiutato di aggiornarsi, preferendo seguitare ad avere la propria principale occupazione nello scomunicare chi non condivida tutti i dogmi della vera fede: ovvio che la fede stessa è divenuta superflua; ciò che conta è condannare le eresie.
Eppure anche la sinistra nel suo insieme porta dei valori, che possiamo trovare nelle società operaie di mutuo soccorso. Non andarono bene a Bakunin, è vero, ma spiegano bene l’idea di cosa fosse “sinistra”. Eppure anche a sin istrua di questo valore fondante si vede poco o nulla. Prevalgono alcune rabbie che qui non ci sono.
In ogni fase della storia queste idee, queste tendenze, hanno cercato il modo di attuarsi restando se stesse. Oggi?
C’è una malattia che le rabbie ci aiutano a cogliere che sagrava il fenomeno: questa malattia riguarda il rapporto di chi dice “io sono la destra” o “io sono la sinistra” con il futuro. Infatti sembra che entrambi abbiano nostalgia di un mondo nel quale tutto era chiaro, c’erano i buoni (per loro) e i cattivi. A mio avviso è per questo che dopo tante guerre ignorate si avventano entrambi su questo conflitto: non perché ne abbiano colto l’importanza e le implicazioni, piuttosto perché essendo territorialmente vicino lo usano per tornare alla ribalta, ricreando il mondo che fu. Così per loro diventano sinistra i castigatori degli Stati Uniti, e destra i castigatori di Mosca. Ma Mosca non ha sostenuto tutte le nuove destre d’Europa? Non si è invaghita di Trump? E Trump, l’americano con k, non si è invaghito di Putin, al punto da definirlo un genio quando ha puntato su Kiev? Non conta, perché così destra e sinistra si illudono di tornare nel mondo, dimostrando di non dire più nulla. Qualche esempio: Mosca e Washington sono cambiate, in mezzo oggi ci sarebbe la possibile guerra nucleare, l’Europa, e per inciso un popolo invaso e tutto un discorso che sembra riguardare la Cina, un altro bell’enigma per chi vive in un mondo che la escludeva. E’ così che due importanti definizioni sembrano morire per mancanza di significato di chi le usa.
Chi vive con la testa protesa al passato non sa quanto lontano sia il passato che oggi la nuova realtà proietta sul futuro. Se si vede una Nuova Destra, che non ha nulla a che fare con la Destra storica, forse è quella dei suprematisti bianchi, dei teorici del “mondo russo” come del panslavismo, del panarabismo e del panislamismo, che pur destandosi o odiandosi vogliono riportarci al “genos”, la stirpe. Etnica o religiosa che sia, questa ipotetica Nuova Destra, prefigura una “genocrazia”: è questo il motivo del genocidio degli yazidi? E’ questo il motivo della ferocia per la Grande Serbia, la Grande Croazia, la Grande Albania, e via ingrandendo? E’ questa la causa irrisolta di lacerazioni profonde negli Stati Uniti? E’ per questo che si è arrivati a proporre in Italia di affondare i barconi dei profughi? Ma non possiamo dire che questa sia la Nuova Destra perché buona parte della Nuova Sinistra la troviamo molto spesso qui.
Anche definirsi “sistema democratico” non significa più molto, tanto che da anni è stata creata anche la parola post-democrazia. I giga-miliardari, quelli che hanno capitali privati da far invidia a medie potenze, governano da soli più di quanto possano fare tanti governi. Ma questa lotta mette in crisi ai nostri occhi più che quello che io chiamerei post-capitalismo la democrazia stessa. E’ ancora democrazia un sistema che non può decidere un bel niente? L’ultima manovra economica italiana valeva 14 miliardi meno di twitter, stando al prezzo pagato recentemente.
Anche libertà è parola ormai “strana”. Chi concepisce la libertà come un diritto pensa al suo diritto, non a quello degli altri, e forse è giusto che sia così. Ma senza il “dovere della libertà altrui” dove finirà la nostra? Per alcuni è sembrato che stesse nel no a una mascherina, o al vaccino che a differenza di 350 milioni di cinesi oggi ci fa vivere senza lockdown. Perché questo masochismo? Perché in un sistema post-democratico anche il virus risulta un complotto, una macchina mangiasoldi, o ruba-dati. E che qualcuno lo abbia usato così è indiscutibile.
Chi vive scosso da questi tormenti non può certo essere pacifista, altra definizione che così va in crisi. Perché il pacifismo vuole la pace, non sfogare la rabbia, come accade a chi non è in pace con se stesso. Non sarò certo io a difendere i giga-miliardari, i fabbricanti di armi o Big Pharma. Questo mondo fa paura, certamente, ma non lo si cambia eliminando il linguaggio, e tornando alla clava. Ecco allora che diventa importante trovare una parola per definire quel che viviamo, quel che proviamo. E questa parola è nichilismo. Non siamo di Nuova Destra o di Nuova Sinistra, non siamo post-democratici o post-libertari. Piuttosto abbiamo smesso di credere nel mondo, ci siamo convinti che ci abbiano fregato togliendoci tutto ciò in cui abbiamo creduto, trasformando le nostre democrazie e le nostre libertà in mostri deformi. Per questo siamo nichilisti, perché non c’è più nulla in cui credere. Se qualcuno dicesse che tornare a credere in tutto ciò in cui abbiamo creduto è possibile, che oggi tutte quelle definizioni oggi significano riformare la realtà, non odiarla, “imparando a vivere insieme”, nessuno lo capirebbe; con tutti questi post-quello o quell’altro in testa ci sembrerebbe una fuga dalla realtà.