MALA TEMPORA

Marco Vitale

La leggenda del Piave

 

Qualche settimana fa i giornali hanno riferito l’esito di una ricerca presso le scuole superiori milanesi, sul grado di conoscenza e di consapevolezza che i giovani avevano del fenomeno mafioso in Lombardia. L’esito dimostrava che i giovani erano molto informati e consapevoli. Mi colpì, tra l’altro, il fatto che la maggioranza comprendeva con lucidità, la connessione tra corruzione e penetrazione mafiosa, spesso non compresa e sottovalutata da tanti in posizione di responsabilità. La mia prima reazione, leggendo l’esito di questa ricerca, fu di riconoscenza verso il corpo insegnante al quale andava, in primo luogo, attribuito il merito di questa preparazione e consapevolezza.

Più o meno negli stessi giorni sono stato invitato a tenere una lezione alle ultime classi dei licei classico e scientifico riuniti di Mazara del Vallo. E’ stata una lezione impegnativa, durata oltre due ore, sulla fase economico-sociale che stiamo vivendo. La mia lezione si inseriva in un ciclo di incontri, tutti di alto livello, che si è sviluppato nell’arco di vari mesi. Le varie centinaia di giovani presenti erano attentissimi, silenziosi, partecipativi, preparati  come emerse dal dibattito successivo. Le professoresse che avevano organizzato e guidato il ciclo erano entusiaste, competenti, appassionate. Fu una bella mattinata ed ammirai molto l’impegno e la passione di chi aveva organizzato il ciclo. La mia ammirazione salì quando la principale organizzatrice, dal piglio imprenditoriale, a mia domanda rispose che il ciclo era stato organizzato cercando al di fuori del bilancio pubblico, cioè da sponsor privati,  le necessarie risorse finanziarie.

Ho incominciato da questi due episodi recenti per sottolineare che l’accusa indiscriminata alla burocrazia pubblica è, spesso, profondamente ingiusta. Anche la nostra burocrazia, e soprattutto la nostra scuola, conta persone di grande valore, impegno e passione. Ma anche queste persone che pur appartengono alla burocrazia, soffrono come noi a causa della mentalità e dei metodi dominanti nella nostra burocrazia, che non possiamo più accettare, perché sono la palla al piede forse più pesante del nostro paese. Qui gli esempi e le storie si sprecano. Ma vorrei raccontarne una, molto significativa e poco nota. E.A. Mario è stato l’ultimo grande rappresentante della vecchia canzone napoletana. Autore di grande successo di circa duemila canzoni, tra le quali anche alcuni grandi successi in lingua, molte delle quali sono ancora celebri a Napoli ed in tutto il mondo. “Santa Lucia luntana” (partono ‘e bastimenti pe’ terre asaje luntane) è diventato l’inno degli italiani nel mondo ed i suoi capolavori in lingua: “Vipera” e “Balocchi e profumi” sono stati cantati da intere generazioni. Nonostante il grande successo E.A. Mario, persona mite e semplice, non volle mai lasciare il suo posto di impiegato alle poste. Ed era stato assegnato ad un ufficio postale a Bergamo quando, il 23 giugno 1918, scrisse, in una sola notte, parole e musica di “La leggenda del Piave”: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.” In poche settimane la canzone di questo napoletano, temporaneamente bergamasco, era diventato il nuovo inno nazionale, soprattutto tra i nostri soldati al fronte. Al Ministero della Guerra si resero conto dello straordinario effetto psicologico della canzone e gli offrirono la “Croce di Cavaliere”, che lui, garbatamente, rifiutò. E rifiutò anche l’omaggio di un orologio che il Re Vittorio Emanuele voleva fargli, dicendo al messo incaricato di verificare il gradimento del dono: “Vedete, io già posseggo un orologio a catena che, oltre a segnare le ore, rappresenta per me una riserva, nel senso che il giorno in cui rimarrò senza quattrini, andrò a venderlo. Ma se lo sostituisco con un orologio del Re, io non potrò mai venderlo e rimarrò senza riserva. Vi prego, comunicate a Sua Maestà che preferisco non essere  turbato da questo dono”.

E qui si mette in moto la burocrazia. Per questi rifiuti, l’autore della canzone del Piave, fu classificato come anarchico e per molti mesi fu pedinato. Quando nel 1921 il Re assistette alla cerimonia dell’inumazione del Milite Ignoto, la banda suonò due pezzi: la leggenda del Piave e Soldato Ignoto, entrambi di A.E. Mario.  Il Re chiese, allora, di incontrarlo. Ma la burocrazia replicò: “Impossibile Maestà, è un anarchico pericoloso”. Ma il Re insistette nel suo proposito e riuscì, infine, ad incontrarlo agli inizi del 1922 ed, al termine dell’incontro, a dargli una commenda.

Io trovo questa storia esemplare. Un grande poeta, un vero artista, un appassionato patriota (fu indignato quando certa stampa estera scrisse ironicamente che tra i soldati italiani c’erano i mafiosi di Sicilia, i briganti calabresi e i mandolinisti di Napoli, e rispose con una canzone indirizzata a Francesco Giuseppe che diceva: “Maestà, venimmo a Vienna, venimmo con chitarre e manduline”), l’autore di una canzone  che era entrata nel cuore di tutti i soldati, un fedele impiegato dello Stato, viene, sbrigativamente, trattato come un pericoloso anarchico solo per avere rifiutato, peraltro con un garbo tipicamente partenopeo, un regalo del Re. Ma il Re, intelligentemente, sconfessa la sua burocrazia.

La vocazione profonda della burocrazia italiana è quella di soffocare ed umiliare i migliori talenti italiani e di trattare come nemici tutti gli spiriti liberi. E’ indispensabile un potere politico intelligente e responsabile, un Re, che la contrasti.

Il governo Monti ci ha mostrato tutti i disastri di cui è capace una burocrazia quando viene cooptata a livello di governo ed il paese viene affidato alle sue mani.

Qualunque sia il nuovo governo chiediamo con forza che non sia formato prevalentemente da alti burocrati, perché il governo deve contrapporsi alla burocrazia, come il Re si oppose alla sua burocrazia che voleva impedirgli di incontrare l’autore della leggenda del Piave.

 

Marco Vitale

www.marcovitale.it

  1. Non conoscevo questo toccante episodio di A.E. Mario ma sapendolo, mi inorgoglisce ancora maggiormente essere italiano. Grazie di avermelo fatto conoscere.Grazie

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