Non capita a tutti di riuscire a indicare in poche parole un problema enorme e complesso, forse molto semplice in realtà, ma di certo profondo, un problema che riguarda milioni di persone, non una. Ci sono dentro questo problema infatti tanti problemi, tante scelte, tante scorciatoie, tante illusioni, tante bramosie, tanti vizi antichi o antichissimi e che come un fiume carsico a volte sembrano sparire ma poi tornano. Questa impresa è riuscita a padre Spadaro, che in un articolo apparso su Avvenire viene citato così: “Questo è il tempo in cui i nodi di almeno due decenni stanno venendo al pettine, grazie a un pontificato che fa del discernimento la sua cifra fondamentale. Il discernimento aiuta a riconoscere il boccone avvelenato che ci viene servito nel menu di oggi (anche con l’endorsement di clero e prelati): il baratto della virtù della speranza per il Paese con parole d’ordine quali orgoglio, patria, sicurezza”.
E’ chiaro che siamo davanti a qualcosa di importante. Ma per non illudermi di essere colto quando non lo sono ho ritenuto di cercare meglio il senso di queste parole. E per farlo occorre fare i conti con due parole: discernimento e speranza. Il discernimento più o meno sappiamo tutti cosa sia: ma quando si parla di un papa gesuita e del discernimento, frutto importantissimo della loro spiritualità, occorre essere umili e soffermarsi. Spadaro ci dice che questo papato fa perno sul discernimento di Ignazio di Loyola. Non vorrà dire soltanto essere prudenti, pensarci bene, fare attenzione. Vuol dire, dico tra me e me, capire bene cosa stiamo facendo, chi ci sta spingendo, che sirena stiamo ascoltando. Stiamo ascoltando chi ci spinge a godere di un godimento che poi ci lascerà vuoti, o svuotati, o stiamo ascoltando chi ci chiede di rinunciare nel nome di una rinuncia che poi ci riempirà, ci appagherà? Andando a guardare ho capito molto meglio: “ Quando vai di male in peggio il messaggero cattivo di solito di propone piaceri e godimenti, perché tu persista e cresca nella tua schiavitù. Il messaggero buono adotta il metodo opposto: ti punge e rimorde la coscienza per farti capire il tuo errore”. E’ questa la prima regola del discernimento indicata da Ignazio di Loyola. Lineare. Ma non è tutto semplice, lineare: l’angelo cattivo, scrive al riguardo degli esercizi spirituali, sa insinuare pensieri buoni e santi, conformi a quell’anima retta, e poi a poco a poco procurare di uscirne, trascinando l’anima nei suoi inganni occulti e perverse intenzioni. Sono solo due piccoli punti per capire un po’ meglio di cosa parliamo parlando di discernimento.
Dunque, per fare un esempio secondo quel che penso io, l’angelo cattivo potrebbe presentarsi all’anima retta, e cattolica, con l’idea di fare il bene della Chiesa per poi trascinarla nella ricerca di privilegi che sembrano bene, ma non lo sono, e allontaneranno dalla Chiesa molti non privilegiati. Veniamo alla speranza. Qui siamo davanti a una parola che potrebbe ingannare. Non è la speranza che domani sia bel tempo. Parla di virtù della speranza, che sappiamo virtù importante. Ma perché? La speranza cristiana, so dai tempi di scuola, non ha a che fare con la fortuna, ma con la vita eterna intesa come felicità. Così sono andato a sbirciare al punto 1820 del catechismo della Chiesa cattolica: “la speranza cristiana si sviluppa fin dagli inizi della predicazione di Gesù nell’annuncio delle beatitudini. Le beatitudini elevano la nostra speranza verso il cielo come verso la nuova terra promessa.”
Ecco che questo passaggio citato da Avvenire mi sembra aprirci gli occhi su cosa differenzi la recente intervista del cardinale Camillo Ruini dal pontificato di Papa Francesco. Iscritto nel codice del discernimento il pontificato di Papa Francesco si preoccupa del privilegio, per fare il mio esempio, temendolo come possibile spia della presenza nascosta dell’angelo cattivo. I non credenti che non amino questo linguaggio e preferiscano Platone pensino al cavallo nero della sua famosa biga, dove quello nero ci porta giù e quello bianco su. E venendo all’apertura a Salvini operata dal cardinale questo testo sembra dire che sostituisce la speranza che Cristo ha annunciato con le beatitudini con il linguaggio nuovo, da cui il discernimento metterebbe in guardia ritengo, dell’orgoglio nazionale, della sicurezza nazionale, del prima gli italiani. Sono infatti soluzioni illusorie per i problemi reali di un Paese che ha bisogno però di solidarietà e non di orgoglio: ma come avere solidarietà nelle e per le periferie se non ha solidarietà nei e per i porti? Sì, questo paese ha bisogno di legalità più che di sicurezza, è la legalità quella che manca e che causa tanta insicurezza, non solo per strada anche del futuro. Insomma questo Paese ha bisogno di armonia con vicini riottosi e problematici più che di illusioni primatiste. In definitiva Spadaro ha tracciato con poche parole problematiche che la Chiesa dovrebbe urgentemente affrontare in un sinodo per l’Italia, che molti però non vogliono fare. Nel nome dei privilegi?