Qual è il romanzo che ci viene in mente leggendo “Storia del nuovo cognome”, la seconda parte della trilogia che Elena Ferrante va dedicando a Lenù e Lila, amiche napoletane? “Storia del nuovo cognome” (edito da e/o) arriva domani in libreria e prende le mosse da dove si era concluso il primo volume, “L’amica geniale”, cioè all’indomani delle nozze di Lila con Stefano, giovane salumiere benestante. E il modello ideale che a leggerlo (in anteprima) a noi è venuto in mente è “Martin Eden” di Jack London. Perché qui, nei quartieri popolari antichi di Napoli, come lì a san Francisco, protagonista è una/un giovane che con forza darwiniana lotta per salire oltre le proprie origini. E prendere una penna in mano… Lenù è quella che da Napoli “sale” a Pisa, ammessa alla Normale. Ma, siccome l’intreccio simbiotico tra le due figure femminili è la chiave di questa trilogia, Lila, in modo clandestino, sta effettuando qualcosa di simile nella sua vita di ragazza cui è stato impedito di studiare oltre la quinta elementare e andata sposa sedicenne. “Storia del nuovo cognome” è un romanzo bellissimo. Tra due mondi: quel cuore di Napoli dove impera la camorra e che parla in dialetto e quel resto d’Italia che parla in lingua e, “lassù”, non sembra avere bisogno di redimersi.
A leggere bene tra le righe, poi, ci sembra che questa volta la misteriosa Elena Ferrante abbia deposto un indizio in più per aiutarci a decifrare l’enigma della sua vera identità: perché Lenù diventa scrittrice col suo nome per intero, Elena Greco; anche lei Elena, appunto; e perché a procurarle l’appoggio della casa editrice è una signora che….