Se dipendesse solo dai 18-23enni, il comico genovese conquisterebbe alla Camera, secondo l’attuale legge elettorale, la maggioranza assoluta dei seggi.
Il commento di Renato Mannheimer che illustra il sondaggio “Giovani al voto” dovrebbe essere la pietra tombale sull’esorcismo collettivo che ormai partiti e politica provano a fare sull’indemoniato ligure e il M5S. “Un forte monito per i partiti tradizionali” sono le ultime parole del sociologo, alle quali andrebbe aggiunto: “e per i giornali”.
L’impressione (ormai un po’ più che un impressione) è quella che in molti stiano imponendo un crocifisso davanti a un epilettico, ottenendo lo stesso risultato del prete: combattere un “presunto” male con armi spuntate.
Nel sondaggio di ISPO risulta che i giovani (18-23 anni) che voterebbero oggi per il movimento di Grillo sono il 30,4 per cento degli italiani, il 16,8 in più della percentuale dei votanti del M5S di qualsiasi età. Al crollo di capacità attrattiva tra i ragazzi di Berlusconi e Pdl (-7 rispetto al totale degli italiani) e a una tenuta del Pd, corrisponde il boom a cinque stelle.
E’ un dato impressionante, la maggioranza relativa dei giovani italiani, e, stante il Porcellum, la maggioranza alla Camera se votassero solo gli under 23.
Le ragioni di questo indiscutibile successo non hanno a che fare solo con un aspetto di quello che è ancora un enigma che cambia forma e sostanza di continuo. Sicuramente c’è la semplicità del messaggio di Grillo e la capacità di bucare orecchie ormai sorde alla comunicazione della politica tradizionale. C’è il discredito dei partiti nel complesso e la voglia di partecipare in modi diversi da quelli rappresentati dai partiti. C’è poi la voglia di protestare e di dire “vaffanculo” al potere e la soddisfazione di aver trovato qualcuno che lo fa in tua vece.
Insomma, spiegare il successo di Grillo non è facile. Quel che è sicuro è che l’esorcismo non funziona.
Immagine presa dal Corriere.it