Il Vaticano di papa Francesco incoraggia i giuristi del Gruppo La Pira che intendono sottoporre all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la richiesta di formulare quanto prima un parere alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja sulle regole applicabili al debito internazionale per rimuovere le cause fondamentali delle perduranti violazioni dei diritti dell’uomo e dei popoli.
L’autonomia “ideologica” dei mercati e la speculazione finanziaria negano di tutta evidenza il diritto degli Stati indebitati a provvedere al bene comune. Trovare una maggioranza sarebbe facile. Il problema è arrivarci. E il Vaticano quale osservatore permamente non può avanzare proposte. Qui potrebbe intervenire l’Italia, che proprio su questo vanta una legge già varata, molti anni fa e quasi all’unanimità. La legge del 2000 n. 209 stabilisce che il governo italiano, nell’ambito delle istituzioni competenti, proponga l’avvio delle procedure per la richiesta di parere alla Corte dell’Aja sulla coerenza tra le regole che disciplinano il debito estero dei Paesi poveri e a rischio, qual è appunto il nostro.
Se non ci fosse una crisi di governo nei prossimi mesi potrebbe essere proprio Roma a portare la proposta al Palazzo di Vetro. L’idea, sostenuta dalla Segreteria di Stato e dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, è stata discussa nei giorni scorsi dal think tank di Sant’Agata dei Goti, che riunisci giuristi di fama mondiale. I pessimisti potrebbero dire che un precedente c’è già, e non ha pesato molto. Si tratta della condanna da parte dell’Assemblea Onu dei Fondi Avvoltoio. Il voto ci fu proprio poco prima della visita a Washington e New York di papa Francesco. Ma allora ci fu il voto contrario degli Stati Uniti. Un no che non blocca le risoluzione dell’Assemblea, ma pesa.
Ora con la nuova visione economica di Donald Trump gli Stati Uniti voterebbero come ai tempi di Obama o sceglierebbero la strada sollecitata da papa Francesco? In Vaticano c’è chi pensa che questa seconda ipotesi sia… plausibile. Quando un nodo del genere arrivasse in aula sarebbe difficile far finta di niente. I giuristi sanno che anche i pareri della Corte dell’Aja non sono vincolanti, ma sono pareri “pesanti”: e il tema sollevato, “violazioni dei diritti umani e debito”, oggi potrebbe non passare inosservato.