Una delle cose che più mi colpisce della surreale atmosfera in cui ci troviamo a vivere è il silenzio di Milano.
A livello nazionale sono in corso profonde trasformazioni che determineranno, nel bene e nel male, il futuro del nostro paese per decenni. E Milano tace. Non c’è nessuna voce milanese che faccia sentire il pensiero della città. Solo lamentazioni per richiedere deroghe, aiuti finanziari ed altre agevolazioni in funzione, beninteso, della miracolosa Expo 2015. L’approccio di chi governa la città è sempre più di puro stampo meridionale, piagnucoloso e mai creativo, propositivo, progettuale. E l’Expo ha sempre più la funzione consolatoria che Padre Pio ha avuto per il Sud.
La politica economica deve essere rifondata dalle radici, dopo la tragica gestione del governo Monti. E Milano tace. Tace il Comune, tace l’Assolombarda, tacciono le grandi banche milanesi, tacciono le grandi università milanesi. Pochi singoli studiosi fanno sentire la loro voce, spesso competente ed autorevole, come Quadrio Curzio, ma sono interventi personali. Le istituzioni economiche e sociali milanesi tacciono. Milano è nodo di tante reti internazionali, culturali, economiche, sociali. Ma su quali di queste reti puntare maggiormente, su quali indirizzi concentrare le forze e gli sforzi, su cosa vuol fare Milano da grande, Milano tace ed il Comune continua la politica dell’amministrazione del condominio. Invero il sindaco Albertini, creatore della errata teoria che amministrare una città è come amministrare un condominio, era più visibile, più percepibile, nel bene e nel male, dell’attuale sindaco.
Nel 2014 dovrebbe essere realizzata la Grande Milano, la città metropolitana. Questo tema di enorme importanza e di grande fascino è di importanza decisiva per il futuro di Milano e della Lombardia. Esso apre temi e problematiche importantissime come i rapporti tra Grande Milano e Regione, tra Grande Milano ed altre città lombarde secondo lo schema di città di città, tra Grande Milano e Municipi nei quali la Grande Città dovrà essere articolata se vorrà funzionare. Si tratta di un processo complesso che, per essere realizzato con successo, richiede una grande competenza ma anche una grande partecipazione e quindi una grande consapevolezza della cittadinanza. Ma Milano tace, mentre, nel silenzio di Milano, sulla sua testa, si farnetica della Macroregione del Nord.
Esistono tanti segnali che i legami con l’Europa, invece di rafforzarsi si vanno allentando e, in qualche caso, recidendo. Sempre di più nel dibattito europeo l’Italia tutta (e quindi anche Milano) è trattata come sino a pochi anni fa eravamo abituati a trattare il Sud d’Italia. Per l’opinione dominante in Europa non c’è più differenza tra Milano e Sud Italia: così si parla di fuga dei cervelli in generale; di debolezza competitiva paese; di divario di reddito; di insufficiente cultura; di debolezza formativa; di penetrazione nel tessuto sociale delle mafie; di altissimo livello di corruzione. E su nessuno di questi temi si distingue più tra Nord e Sud. Milano è ormai parte del Sud d’Europa e la riprova decisiva è data dal fatto che un’impresa minore milanese e lombarda, se mai trova credito, lo deve pagare 4 punti in più di quello che lo pagherebbe, a pochi chilometri di distanza, in Canton Ticino. Ma Milano tace e non si domanda neanche perché succede tutto questo.
La magistratura inquirente milanese è uno dei pochi punti forti della città, un vero baluardo contro le mafie e la corruzione che stanno sempre più conquistando il territorio. Eppure questa esemplare e coraggiosa magistratura viene continuamente offesa, vilipesa ed intimidita. E Milano tace. Una burocrazie ottusa rischia di rovinare un’eccellenza milanese come il Piccolo, attraendolo nella sua orrenda ed inefficiente sfera come se facesse parte della PA. E Milano tace.
“Smart City”, trasporti e mobilità, occupazione giovanile, sviluppi sanitari, reti digitali, reti energetiche, nuove povertà e tanti altri temi chiamano le città a dotarsi di una propria, esplicita e condivisa strategia, beneficiando dei più elevati contributi professionali e intellettuali sui quali la città può disporre. Ma Milano tace. Questo non vuol dire che su questi temi non ci sia qualcuno che ci lavora, in silenziosi uffici. Ma se questi esperti ci sono, e sono certo che ci sono, i temi sino a che restano nascosti, restano privati. Non diventano pubblici. Non diventano bene collettivo. E Milano tace, mentre in un mondo basato sulla parola e sulla comunicazione, in misura certamente esagerata, tacere equivale a non essere.
Questa Milano che tace sempre e che a livello nazionale non conta niente in nessun campo, è una cosa triste e che rattrista.
Marco Vitale www.marcovitale.it
L’appassionato intervento di Marco Vitale conferma la situazione di malessere, malumore, senso d’impotenza in cui tutti viviamo, senza distinzione di censo, appartenenza politica, età, cultura.
Grazie agli esiti elettorali degli scorsi mesi siamo ripiombati nella cupa situazione del ’92-94 resa oggi più cupa dalla consapevolezza che:
– scarseggia nuova classe dirigente di qualità, da mandare in prima linea a reimpostare l’assetto complessivo del Paese
– la competitività del Paese è del tutto inadeguata al contesto internazionale, al punto che la struttura produttiva implode
– le risorse per gl investimenti e per gli ammortizzatori sociali si stanno esaurendo
– è ogni giorno più difficile distinguere alleati e avversari.
In questa confusione è importante resistere a esercitare quotidianamente le proprie responsabilità: far quadrare i bilanci, mantenere in vita i servizi collettivi, non imboccare scorciatoie o fermarsi a disquisire su piani generali che non riguardano l’oggi.
E’ compito arduo ma tempra e,si sa, le persone temprate una volta sopravvissute trovano tempo e intelligenza per impostare nuovi progetti generali.
Non penso che quel tipo di approccio piagnucoloso e mai creativo si possa definire meridionale, anzi penso che un tipo di approccio non possa essere definito geograficamente.
Quindi ritengo che lei Vitale sia un pò razzista in questa dichiarazione.
Poi il parallelo Padre Pio sta al sud come l’expo sta a milano, mi sembra molto fuori luogo…nel suo complesso l’articolo é inutile demagogia, condita di sproloquio.
Distinti saluti, Mauro Apicella
concordo purtroppo, invece. bilancio? l’assessore Tabacci è scappato a Roma lasciando una situazione allo sbando. Expo? tristi cronache cementizie di una tragedia annunciata, e senza pessimismi, da quando furono tolte le deleghe l’anno scorso all’assessore incaricato: lo stesso Boeri che è stato licenziato senza motivazione né giustificazione (bella roba!)e che si sta adesso arrabattando per creare alleanze con altri politici pensanti proprio perché è stato emarginato (nel silenzio di tomba evidentemente la sua voce dava fastidio). la città metropolitana? wishful thinking. da quanti anni se ne parla senza far niente?
qui la pagina Fb che ne parla (di Boeri e di Milano):
https://www.facebook.com/BoeriSiGrazie?fref=ts
Forse non è del tutto vero quello che lei sostiene, la giunta ha preso importanti decisioni nel campo del bilancio e della cultura; si stanno stringendo i tempi sull’Expo, Daniela Benelli ha appena emesso un documento sulla città metropolitana, ieri c’è stato un significativo incontro tra Soru e Boeri sulla formazione di una nuova piattaforma digitale da mettere al servizio del PD, non mi sembra un vero silenzio.
La mia riflessione: “Il silenzio di Milano” non era una analisi delle cose buone o meno buone fatte dalla Giunta. Se avessi voluto sviluppare questo argomento lo avrei sviluppato in modo ben diverso basandomi su un’analisi dei fatti riferibili direttamente alla Giunta come fa Lei. La mia era una riflessione molto più generale che si riferiva a tutta la città di Milano nel suo insieme e nella sue istituzioni alcune delle quali cito nel mio intervento.
Non nego che fosse una riflessione molto triste perché in un momento di grandi cambiamenti come è l’attuale è un dato di fatto che Milano è assente su tutti i temi che contano. Ed è un grande vuoto negativo per tutti. Ciò è vero anche in relazione ad altri argomenti fondamentali che io sviluppo e cioè la meridionalizzazione (usando questo termine in senso ovviamente negativo) di Milano nei confronti dei paesi europei che ormai non distinguono più tra Milano, Napoli, Palermo ma ci classificano tutti insieme tra i paesi meridionali intesi come componente critica dell’Europa. Anche questo sentimento può non essere condiviso, come io non lo condivido, ma non serve mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. E’ il pensiero dominante.
Le reazioni che ho ricevuto alla mia riflessione ed in aderenza alla stessa, sia per numero che per qualità, mi confermano di aver toccato purtroppo un punto cruciale.
Con vive cordialità.
Marco Vitale