“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il Papa “ingabbiato” nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino. E vorrei incominciare anche ringraziando quel gruppo [presente in Piazza] che manifesta e lotta “Per i dimenticati di Idlib”. Grazie! Grazie per quello che fate. Ma questo modo di oggi di pregare l’Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus.”
Papa Francesco ci ha commosso cominciando così la recita odierna dell’Angelus, ma non ha potuto, pur avendoci provato, toglierci la gioia di essere noi a ringraziare lui per quello che ha fatto per il milione di dimenticati di Idlib. Sono bambini, sono madri, insomma sono indifesi nostri fratelli, ma destra e sinistra, atlantisti e antagonisti li hanno dimenticati, senza sforzo. Lui invece si è ricordato di loro già dal luglio dello scorso anno. Quei bambini assiderati per la colpa di essere siriani nati nella Siria di Assad e quindi da cacciare via o far morire di freddo lui non li ha dimenticati. Quelle madri disperate che tentano di salvare da mesi i loro figli colpevoli di essere nati nella Siria di Assad e sostenuta dal Putin lui non li ha dimenticati. Ha parlato di loro nella lettere che a luglio ha scritto proprio al presidente siriano. Poi li ha ricordati a settembre, nella disattenzione del mondo atlantista o antagonista. Poi li ha ricordati a febbraio, mentre le foto dei bimbi morti congelati ci toccavano per qualche ora. Era il giorno in cui concludeva l’incontro ecclesiale di Bari sul Mediterraneo. In quell’occasione, all’Angelus, ha detto: “Cari fratelli e sorelle, mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze. Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (cfr Mt 5,45).”
L’Europa intanto si tinge di indignazione con Erdogan, reo di fare con i profughi di Idlib quello che l’Europa fa da anni con tantissimi altri profughi, siriani e non solo: erigere un muro, sbarrargli il passo. Come tacere di Erdogan e come equipararlo alla barbarie assassina di Assad? In cosa si differenzia il suo silenzio complice da quello di tanti “pacifisti”, che di Idlib non parlano, degli antagonisti, che di Idlib non parlano, di tanti che ai profughi di Idlib chiudono la porta del silenzio in faccia? Oggi, dopo l’Angelus, Papa Francesco ha detto: “Saluto le Associazioni e i gruppi che si impegnano in solidarietà con il popolo siriano e specialmente con gli abitanti della città di Idlib e del nord-ovest della Siria – vi sto vedendo qui – costretti a fuggire dai recenti sviluppi della guerra. Cari fratelli e sorelle, rinnovo la mia grande apprensione, il mio dolore per questa situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita. Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse. Preghiamo per questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, che soffrono tanto al nord-ovest della Siria, nella città di Idlib.”
Impossibile ricordare tutti i gruppi che hanno aderito all’iniziativa di andare a San Pietro per dire grazie al papa. Con noi dell’Associazione giornalisti amici di padre Dall’oglio e di Articolo21 c’erano il Centro Astalli, Sant’Egidio, Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, il movimento Shalom, Amnesty International-Italia, tanti gruppi siriani che conosciamo da tempo in Italia, come Siria Libera e Democratica, e tanti gruppi siriani europei che non conosciamo, ma che hanno saputo e hanno voluto aderire. Aderire non a una nostra iniziativa, ma al grazie a Francesco, il papa della civiltà del buon samaritano.
Questa giornata per noi indimenticabile cementa un legame profondo con un papa che sa pregare per chi è vittima dell’ingiustizia e dell’abbandono, magari anche da bimbo, per la sola colpa di non aver baciato la pantofola del duce, o di essere figlio di chi non l’ha fatto.
Il nostro grazie a Bergoglio è quindi un grazie umano, civile, libertario, pluralista, tutto quello che oggi si vuole cancellare e che lui difende con una pervicacia, una costanza, una determinazione che onestamente genera ammirazione. Sperando che il messaggio arrivato oggi dal Vaticano arrivi a loro, ai dimenticati di Idlib, nella loro lingua. E nel gelo dell’oggi gli scaldi un po’ almeno il cuore.