Quando è emersa la scarsa sintonia tra papa Francesco e il cardinale Muller? A dire il vero la nostra ricerca non può che partire dal momento in cui è parsa emergere la scarsa sintonia tra il cardinale Muller e papa Francesco. Correva l’anno 2015 quando l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ebbe adire, in una delle sue numerose e più note interviste che “la (Congregazione per la ) Dottrina della Fede ha una missione di strutturazione teologica di un pontificato». Un compito del tutto nuovo, osservarono in molti al tempo.
Il sinodo sulla famiglia ha confermato questa impressione, visto che il cardinale Muller firmò, con altri dodici cardinali, una lettera al papa, proprio all’inizio del secondo appuntamento. E’ compito, dovere dei cardinali, esprimere le loro visioni e magari i loro dissensi al papa. Questa forma, poi resa pubblica, forse non è stata la più appropriata per un così stretto collaboratore.
E’ arrivato poi il momento in cui tutto questo è divenuto manifesto, sebbene non ve ne sia traccia. Papa Francesco, come è noto, ha voluto istituire una commissione pontifica per la tutela dei minori. Quella commissione presentò una serie di raccomandazioni, che il papa vistò. Tra queste, rese noto dimettendosi dalla Commissione la signora Collins, vi era la raccomandazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede di rispondere alle lettere delle vittime. Il cardinale Muller, dopo le dimissioni della signora Collins, fece presente che questa raccomandazione non rientrava nelle procedure. Il che è probabilmente vero, per i meccanismi giuridici che la Congregazione applica alla sua lettura dei casi.
Ma le procedure, i compiti, possono essere aggiornati, si può lavorare per creare, fuori dai meccanismi di giudizio, dei meccanismi di empatia con le vittime, che fanno parte del popolo di Dio. Questo compito il cardinale Muller lo vedeva di pertinenza delle singole diocesi. Ma se si considera che molte diocesi non hanno saputo gestire nel migliore dei modi questa emergenza, appare probabile che l’intenzione della commissione pontificia fosse di recuperare dal centro un’empatia che in alcune periferie era mancata.
In entrambi i casi, sulla famiglia e sugli abusi, in pubblico sono apparse delle diversità metodologiche. La Chiesa aperta richiede apertura, io ritengo fondamentale il termine “empatia”. La stessa questione della famiglia più che dottrinale appare questione di empatia con chi ha fallito. E chiede di uscire dal fosso dove è caduto.
Sono assolutamente d’accordo: il termine ” empatia” risulta cruciale sia dal puntodi vista umano che cristiano: Il levita della parabola del buon samaritano invece va avanti per la sua strada ..fatta di studio e di leggi formali, non può fermarsi ai ” casi individuali”.
Sono assolutamente d’accordo con lei, grazie!