LIVING TOGETHER, DIFFERENTLY

Massimo Rosati

Docente sociologia generale Università di Roma Tor Vergata

Francesco e i ponti del sacro

Uno degli aspetti che ha maggiormente colpito in questo esordio di pontificato di Francesco è stata l’immediata ed evidente rivoluzione sul piano dei simboli. Dalla scelta del nome alla talare bianca con cui è apparso dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro la sera della sua elezione, dal crocefisso di ferro al collo all’anello piscatorio in argento, dalla invocazione della benedizione e preghiera per lui dei fedeli fino al reiterato uso del titolo di Vescovo di Roma in luogo di Pontefice, tutto ‘dice’ di una comunicazione simbolica coerente con il messaggio di una Chiesa ‘povera’. L’uso sapiente dei simboli sembra andare anche in un’altra direzione, quella della ricerca di un dialogo, al momento appunto per lo più condotto sul piano simbolico, e con le altre religioni e con i non credenti. Nei confronti delle une e degli altri, Francesco sembra voler gettare ponti, aprire canali di comunicazione. A questo proposito, non ha mancato di destare attenzione e suscitare interesse la benedizione silenziosa al termine dell’udienza con i giornalisti nella Sala Nervi del 19 scorso: benedizione silenziosa preceduta e motivata da queste parole: “Molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti. Di cuore impartisco questa benedizione, nel silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio”. Per lo più, è stata interpretata come un gesto delicato e rispettoso delle diversità, pur nel doveroso annuncio di Cristo morto e risorto. E tuttavia, non tutti l’hanno interpretata in questo modo.

Basta fare un giro su internet per vedere come la rete si stia scatenando. A tenere banco non sono solo le profezie di Malachia e Nostradamus, alla luce delle quali Francesco sarebbe l’ultimo Papa della Chiesa Cattolica, il papa ‘nero’, ma anche letture che vogliono Francesco contiguo se non proprio interno alla Massoneria. Non si tratta, del resto, di una gran novità, e l’immaginario collettivo che internet riflette, costruisce e alimenta, pullula di ‘analisi’ misteriche sui rapporti tra Chiesa Cattolica e massoneria. I gesti e i simboli di ogni Papa, Giovanni Paolo II più di altri in tempi recenti, sono normalmente passati allo scanner per mostrare in modo ‘evidente ed inequivocabile’ la cripto-comunicazione massonica che questi lancerebbero. La benedizione silenziosa di Francesco rientrerebbe in questa ‘tradizione’, e altro non esprimerebbe se non l’incedere inarrestabile di quella Nuova Religione Mondiale Unita che si pretende super-chiesa, al di sopra di ogni differenza. Nel mare di neo-gnosticismo, esoterismo, new age, spiritualismo, paranoia pura e semplice che alimenta queste letture, ora sdegnate e critiche ora entusiaste, si può facilmente annegare. Oppure si può, a rischio di passare per ingenui, mettere ordine nella realtà con poche, semplici considerazioni.

In occasione dell’incontro con i delegati di Chiese, comunità ecclesiali e organismi ecumenici internazionali, rappresentanti della comunità ebraica e islamica tenutosi nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, Francesco, con toni che alcuni hanno considerato ratzingeriani, ha ricordato “quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall’orizzonte dell’umanità”. A fronte di questo sempre esistente rischio – che il pericolo venga dal marxismo, dalla secolarizzazione, dal relativismo – Francesco ha sottolineato “l’urgenza del valore di testimoniare nelle nostra società l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo”. Ebbene, questo non è il linguaggio dei sincretismi o dei patchwork religiosi, né quello di una religione dell’umanità che va al di là delle differenze per pensare un dio razionale comunicabile a pochi. Si tratta, semplicemente, del linguaggio del sacro, di quella grammatica del sacro che fa dell’anelito all’apertura originaria alla trascendenza – in una delle sue molteplici forme – un dato strutturale della coscienza, il minimo comun denominatore di quell’unica realtà antropologica considerata universale – l’homo religiosus nel senso fenomenologico dell’espressione – che tiene insieme i ‘miti semi-dimenticati e le ierofanie decadute’ dell’uomo moderno e laicizzato e le lussureggianti strutture simboliche delle religioni. I ponti tra le differenze sono gettati tornando al di qua delle differenze stesse, ossia né per ibridazione né per superamento nella trasparenza della ragione, ma per sottrazione, nell’unica differenza – quella tra il sacro e il profano – che fonda il senso. Dal punto di vista di Francesco, suppongo che si cercherebbe invano un significato progressista o conservatore in una benedizione silenziosa che fa appello a quest’unica realtà pensata come condivisa: essa esprime ‘solo’ un significato umano.

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