L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Expo

Sento il rumore di un elicottero che volteggia nel cielo di Milano e ne conosco il motivo: controlla dall’alto la manifestazione degli studenti contro l’Expo che si inaugura domani, primo maggio. Mettono in discussione tutta questa messa in scena che sta tenendo la città con il fiato sospeso da mesi e mesi, con strade sventrate, traffico impazzito e inattese architetture che talvolta lasciano perplessi. Sottolineano i meccanismo perversi che hanno guidato la realizzazione della esposizione alla fiera di Rho. Ancora più duramente accusano il modello economico che subordina un tema come quello della alimentazione, e quindi anche della perversa distribuzione delle risorse a livello mondiale, a molti interessi delle multinazionali del cibo che sappiamo benissimo essere del tutto indifferenti a questi temi. Come fare a non provare una qualche simpatia per chi osa ancora andare contro corrente?
Poi il dubbio. Potrebbero avere le loro ragioni anche quanti sostengono che si tratta di un’occasione per rilanciare l’economia italiana, attirando operatori da tutto il mondo, per diffondere l’immagine di un paese operoso e creativo – anche se non ho ancora ben capito questo continuo riferirsi all’immagine, so che se ne deve tenere conto per non risultare del tutto superati – e per far conoscere anche le bellezze naturali e artistiche della nostra penisola. Come fare a non provare una qualche simpatia per chi, magari percorrendo il sentiero del pensiero unico o della globalizzazione imperante, si impegna comunque per superare questi momenti davvero brutti che mettono in difficoltà sempre più persone?
I tassisti milanesi protestano contre le nuove piattaforme virtuali che consentono a chiunque – senza adeguati controlli – di offrire i propri servizi di trasporto alle migliaia di visitatori che stanno per confluire su Milano. I rappresentanti dei nuovi servizi sostengono che non ci si può opporre al progresso che mette a disposizione nuove opportunità. Chi avrà ragione?
E poi – diciamo il vero – si pone la questione decisiva: andiamo o non andiamo a visitare l’Expo? È lì dietro l’angolo, forse è un appuntamento storico, e non andiamo? Adeguarsi al locus a quantitate – ci vanno tutti – oppure al locus a qualitate – non siamo mica come tutti gli altri – è davvero una scelta difficile. Non sembra opportuno lasciarsi vincere dalla paura di attentati o di azioni dimostrative da parte di quanti – e sembrano preoccupantemente numerosi in questo periodo – potrebbero approfittare dell’occasione per farsi notare da tutto il mondo; ma potrebbe anche non essere opportuno andare a ingrossare il gregge di quanti vagheranno tra i padiglioni rendendo ancora più ghiotta l’occasione per chi volesse farsi notare.
Ci ricordiamo tutti della Tour Eiffel, simbolo di Parigi o forse della Francia intera, che fu costruita in occasione dell’esposizione universale del 1889, o dell’Atomium di Bruxelles che ricorda l’Expo del 1958; e se passasse alla storia anche l’Albero della vita e noi che stiamo dietro l’angolo non l’avessimo visto, mentre gli brulicavano intorno uomini e donne di tutto il mondo?
Difficile vivere nella storia, e pensare che mia madre diceva che ero un bastian contrario. Mi pare di essere diventato un bastian d’accordo.

  1. All’expo non ci vado perché mi pare una puttanata mediatica. Quanto agli antiexpo che manifestano, mi pare che cerchino di cavalcare l’evento per avere visibilità, coerentemente con la logica mediatica della faccenda. Difficile per me provare simpatia per i pro o gli anti, appunto perché entrambi sono prodotti della stessa logica un po’ televisiva. (Per inciso, sto proprio parlando degli antiexpo pacifici, non dei rivoluzionari da curvasud che impazzavano ieri in zona magenta, questi ultimi non meritano discussione). Tra tutte le cose per cui varrebbe la pena di manifestare, come mai si sceglie l’expo? Tra i grandi temi del secondo decennio del 2000, mi pare che dovremmo trovare di meglio, se non vogliamo che la storia ci passi (completamente) da parte.

  2. Io sto con la seconda opinione che esprimi. Andrò all’Expo anche se l’albero della vita mi sembra al momento la struttura meno riuscita.
    Trovo la proposta di Petrini. di aprire le case dei milanesi ai contadini che arriveranno da tutto il mondo, un’occasione unica e ci sto pensando anch’io.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *