Con foga Roberto Saviano addita il Premio Strega a territorio ormai riservato alle sole majors editoriali, ancor di più dopo che la probabile fusione tra Mondadori e Rizzoli sarà realizzata. Con quale che sarà dunque la sigla sotto la quale il libro vincitore verrà premiato, Mondadori risulterà comunque la sola e unica detentrice del premio. Questo perché, ci dice Saviano, non solo tutto sarà segratizzato ma perché gli uffici stampa e i lobbisti Mondadori accresceranno la loro ascendenza dirottando gli Amici della domenica da un autore all’altro e da una sigla all’altra del proprio Gruppo. Così, oltre che segratizzato, lo Strega, sarà anche secretizzato diventando una questione di equilibri interni alla holding di Berlusconi.
Senza accorgersi che, intervenendo a giudicare il nuovo Strega alla luce dei nuovi assetti editoriali, pecca giustappunto della colpa di esercitare egli stesso un potere di condizionamento altrettanto pesante che gli deriva dal suo nome e dal giornale su cui scrive, Saviano non è sfiorato dai reali termini della questione: che non sono legati a un marchio editoriale e all’altro, dal momento che i libri generalmente non vengono letti e valutati in forza del loro editore bensì del loro autore, ma sono strettamente connessi al ruolo degli Amici della domenica, perlopiù tutti autori in cerca di editore e quindi facilmente influenzabili se messi nella condizione di dare il loro voto nella prospettiva di una pubblicazione. Molti di questi Amici hanno pubblicamente e più volte ammesso, quando ce ne fosse stato ormai davvero bisogno per esserne certi, di ricevere sistematiche telefonate di funzionari e addetti stampa ispiratissimi ogni anno nel lodare un libro in concorso che sia stato ritenuto degno dello Strega nei tavoli deputati a designare e disegnare le carriere e i business.
A differenza che per il Campiello dove comunque agisce una giuria anonima e popolare, per lo Strega sono i soliti noti Amici dell’ex salotto Bellonci a decidere sotto dettatura e raccomandazione quale romanzo debba scalare per qualche mese la classifica: un salto appena dopotutto, non solo perché la platea dei lettori si lascia irretire sempre meno dai libri incoronati ma anche e soprattutto perché a concorrere sono sempre più romanzi di scarso se non nullo valore letterario quanto a stile e intreccio. Indispettito per il fatto di aver candidato Elena Ferrante e di averla vista miseramente soccombere, Saviano ha posto la questione nel senso che il colosso Mondadori soffoca i piccoli editori come la Edizioni e/o sulla quale la (o il) Ferrante ha pubblicato: dimenticando che l’ultimo Campiello lo ha vinto un autore semisconosciuto che è stato edito dalla Sellerio, che certamente Mondadori non è, anche se in realtà non è nemmeno la E/o.
Salvare i premi letterari a partire dallo Strega non comporta il ridimensionamento della Mondadori o porre dei freni ai suoi legittimi progetti di espansione e/o di fagocitazione, ma richiede la costituzione di giurie quanto meno “stregate” sia possibile. Se a decidere il successo di un libro non è tanto il premio quanto il mercato che il premio intende sollecitare, perché non deve essere proprio il mercato a selezionare finalisti e premiati, lasciando che gli uffici stampa Mondadori, Feltrinelli e pure e/o (bene in azione, checché ne pensi Saviano) si occupino solo di promuovere i titoli e che gli Amici della domenica operino per la pubblicazione dei loro libri senza vendere i voti ma contando su se stessi?