Il Mediterraneo ha avuto un ruolo cruciale nella giornata che papa Francesco ha dedicato a don Tonino Bello, grande figura della Chiesa cattolica ma non solo per i cattolici, un prete e vescovo così profondamente innamorato del Vangelo, come lo stesso Bergoglio, da essere da tanti definito un ingenuo, proprio come molti definiscono Bergoglio, o un vescovo scomodo, come Bergoglio, vescovo di roma scomodo per certuni, come se i vescovi debbano invece essere “comodi”: per chi? Quando nel 1982 fu nominato vescovo le polemiche non furono poche: è un ingenuo, uno scomodo… che si sentiva, aggiungo io, un figlio del Mediterraneo, che amava il Mediterraneo, che bagna quella terra povera che lo fece povero, cioè ricco, perché capace di capire i poveri. Il Mediterraneo di cui ha parlato papa Francesco rendendo omaggio a don Tonino Bello è quello spazio dove ebrei, cristiani, musulmani, illuministi, cosmopoliti, sono tutti a casa loro, è lo spazio dell’accoglienza, dell’ospitalità, dove essere “contemplattivi”, con due t diceva don Tonino Bello, cioè contemplativi e attivi, è doveroso, naturale e necessario per i credenti. Per questo, ha detto ancora papa Francesco dopo essersi raccolto sulla tomba di don Tonino Bello, deve tornare ad essere l’arca della pace, non l’arco delle guerre. E’ stata una grande giornata il 20 aprile del 2018, la giornata che papa Francesco ha trascorso per don Tonino Bello nella sua Molfetta, bagnata dalle acque del Mediterraneo, il suo Mediterraneo, lo spazio cioè del vivere insieme, dell’ospitalità delle diversità. Durante l’omelia, rivolgendosi quindi ai fedeli, Bergoglio ha parlato dell’ eucarestia, così importante per tutti i cristiani, ed ha affermato che “ Il Pane di vita, il Pane spezzato è anche Pane di pace. Don Tonino sosteneva che «la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. […] La pace è qualche cosa di più: è convivialità». È «mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tra persone diverse», dove «l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare». Perché i conflitti e tutte le guerre «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti». E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace, siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace.” Quindi ha aggiunto: “Insieme col Pane, la Parola. Il Vangelo riporta aspre discussioni attorno alle parole di Gesù: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (v. 52). C’è un’aria di disfattismo in queste parole. Tante nostre parole assomigliano a queste: come può il Vangelo risolvere i problemi del mondo? A che serve fare del bene in mezzo a tanto male? E così cadiamo nell’errore di quella gente, paralizzata dal discutere sulle parole di Gesù, anziché pronta ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. Non capivano che la Parola di Gesù è per camminare nella vita, non per sedersi a parlare di ciò che va e non va. Don Tonino, proprio nel tempo di Pasqua, augurava di accogliere questa novità di vita, passando finalmente dalle parole ai fatti. Perciò esortava accoratamente chi non aveva il coraggio di cambiare: «gli specialisti della perplessità. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi»[6]. A Gesù non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento, ma col “sì” di tutta la vita. Egli non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione.”
Questo passare dalle parole ai fatti, che molti che se ritengono credenti non fanno mai, l’attuale vescovo di Molfetta lo ha spiegato benissimo, dicendo che se fosse vivo don Tonino Bello oggi andrebbe in Siria, in mezzo a quelli che stanno sotto le bombe. E’ prorpio quello che ha fatto padre Paolo Dall’Oglio, tornando in Siria dopo esserne stato espulso da Assad, quello che oggi tiene tanti siriani sotto le bombe, quelle sotto le quali si andrebbe a mettere don Tonino Bello, secondo il suo successore come vescovo di Molfetta. E’ quello che nel 2013 ha fatto un altro innamorato del Vangelo, come lui e come Bergoglio, padre Paolo Dall’Oglio. Nelle parole del vescovo di Molfetta sulla scelta che oggi farebbe don Tonino Bello ho ritrovato il filo della storia di Paolo Dall’Oglio, che oggi non penserà come tanti patriarchi a chiedere perché si accusi Assad di aver usato quelle armi chimiche, ma cosa abbiano significato per noi tutti coloro che sono morti a Douma, prima e dopo il bombardamento chimico. Intere famiglie hanno perso la vita sotto le bombe a Douma, bombe non chimiche hanno colpito scuole e ospedali, poche ore prima del bombardamento chimico, questa volta accertatamente per ordine di Assad: forse quei morti contano e pesano di meno degli altri, solo perché uccisi da armi convenzionali? Don Tonino Bello probabilmente avrebbe impiegato il suo tempo nello stesso modo, cercando di capire quelle sofferenze, ci ha fatto capire il vescovo di Molfetta. Altri invece non ne hanno parlato. Per questo la guerra siriana non poteva non fare irruzione a Molfetta durante la visita di papa Francesco e il suo omaggio a don Tonino Bello. Quella guerra infatti ha fatto irruzione nella realtà di tutti noi, cambiandola profondamente, e se fosse rimasta fuori dalla cerimonia di Molfetta questo avrebbe significato che non è stata compresa. E invece Bergoglio lo ha capito, e il vescovo di Molfetta lo ha capito tanto quanto lui, tanto che ha detto appunto che se oggi fosse vivo don Tonino andrebbe in Siria, non lascerebbe che la Siria venga da noi, con il suo carico di sofferenza da una parte e di cultura dell’odio e della sopraffazione dall’altra.
Grazie! Condivido e diffondo
Quando don Tonino e altri 7 Vescovi , con pastori valdesi e di altre confessioni cristiane, contri gli ampliamenti dei poligoni di tiro nella Murgia e contro l’installazione degli F 16 a Gioia del colle, fu deriso. Questi profeti e testimoni non sono ingenui, nè sprovveduti. La Storia poi dà loro ragione