Da una parte c’è la Roma sonnolenta, pigra, bolsa, quella che va dal Marchese del Grillo a La grande bellezza, quella che s’è “addormita”, quella che è ormai il luogo comune di se stessa. Dall’altra ce ne è una sotterranea che ha strati secolari e più recenti come la Troia di Schliemann, che si ribella, che ha combattuto contro il papa, contro i francesi sul Gianicolo e contro i nazisti a Porta San Paolo, che abita confusa le curve dell’Olimpico, i centri sociali del quadrante orientale e meridionale, i vicoli del centro storico.
«Ah, i romani…» e gli si imputa il cinismo andreottiano e lo stare a mollo nella melassa generona che tutto ottunde. Poi sfogli la Guida alla Roma ribelle (Voland 2013) scritta da Rosa e Viola Mordenti, Lorenzo Sansonetti e Giuliano Santoro e ne esce tutt’altro popolo, l’altra città quella inquieta che nei secoli si è rivoltata con le lacrime agli occhi per la disperazione o col sorriso della beffa al potere.
La ribellione di cui parla questa guida è in senso ampio. C’è il percorso di tutte le manifestazioni che si rispettino tra Piazza della Repubblica (fu Piazza Esedra) e San Giovanni e c’è la ribellione cinematografica, le strade di Monti di Mario Monicelli e la Casalbertone dei Soliti ignoti o la statua di Pasquino.
È una guida guida, con le mappe rione per rione, quartiere per quartiere (ai disegni c’è il bravissimo cartografo Luigi Farrauto). Una di quelle che puoi tenere in mano come una lonely planet durante un vagabondaggio romano, soprattutto per la dovizia con cui descrive i luoghi della sterminata periferia, troppo spesso esclusa dai flussi standard del camminatore urbano.
Abbiamo scelto dieci luoghi distribuiti nei vari quadranti della città e in diversi secoli, dieci simboli più o meno noti di ribellione a Roma.
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