L’altra sera nella sede romana della Società Umanitaria, davanti a un folto e attento pubblico, ho presentato un libro su un pensatore forse un po’ dimenticato ma importante nella storia del marxismo italiano: Rodolfo Mondolfo (con me c’erano Morris Ghezzi, Gustavo Ghidini, Simona Maggiorelli e Guido Traversa). Il volume è uscito recentemente per i bei tipi de L’asino d’oro (pagine 179, euro 18): è ben scritto, pieno di spunti originali e anche di notizie non note o non immediatamente evidenti. Ma ha, oltre a queste, un’altra qualità, ai miei occhi non certamente secondaria: il coraggio di prendere posizione, di dare una interpretazione forte, e per di più eccentrica rispetto alla predominante, del pensiero di Mondolfo. In sostanza, l’autrice cerca di rendere autonoma la posizione del pensatore marchigiano rispetto alla linea “idealistica” e storicistica che da Antonio Labriola giunge ad Antonio Gramsci e che è fortemente influenzata dalle posizioni di Benedetto Croce e soprattutto di Giovanni Gentile (secondo l’acuta interpretazione di Augusto Del Noce). Mondolfo si verrebbe perciò a collocare secondo Amalfitano in una posizione “terza” rispetto ai marxismi positivistici vecchi (quelli della Seconda Internazionale che dominavano nell’Italia e nell’Europa di fine Ottocento) e nuovi (quelli della linea Galvano della Volpe – Lucio Colletti in Italia, per intenderci, o riconducibili allo strutturalismo di Louis Althusser in Francia). Per far ciò l’autrice richiama continuamente il concetto di umwalzende praxis (“prassi rovesciante” o “prassi che si rovescia”), presente nella terza glossa delle Tesi su Fuerbach e che diventa centrale nell’interpretazione che Mondolfo fa del pensatore tedesco, tanto da far sì che anch’egli come il suo “allievo” Gramsci chiami il marxismo “filosofia della prassi”. Questo concetto è da intendere, scrive giustamente l’autrice, come un superamento concreto di ogni opposizione fra spirito e natura, fra libertà umana e condizioni date. Gli è che fra teoria e prassi c’è un nesso dialettico che non può mai essere sciolto, né in un senso né nell’altro: l’uomo dipende dal suo ambiente, ma il suo ambiento è il risultato delle sue azioni (delle umane interazioni). Ora, secondo Amalfitano, il materialismo deterministico del marxismo positivista scioglierebbe il nesso in un senso, mentre l’ “idealismo volontaristico” e il soggettivismo del marxismo storicistico lo farebbe nell’altro. “Sottoporre a critica la linea della filosofia della prassi, quella che procede da Labriola a Mondolfo a Gramsci, significa poter affermare che il marxismo italiano non necessariamente ricade nell’idealismo gentiliano e dunque in una posizione religiosa e fascista” (p. 145). Ora, a parte il fatto che come spesso ripetiamo in queste note la filosofia e la cultura vanno considerate in modo autonomo dalla politica (l’attualismo che origina da Gentile può legarsi e di fatto si è legato al fascismo come al comunismo o persino all’antifascismo laico di un Calogero), ciò che mi preme sottolineare è che da parte di molti (anche con qualche ragione ) si compie una non giustificata assimilazione fra idealismo da una parte e volontarismo e soggettivismo dall’altra. Eppure, giusto per dire, Croce e Gentile erano una cosa, Vailati e Papini tutt’altra. Anzi, si può dire che l’idealismo, nella versione attualistica, segna addirittura la morte del soggetto: per implosione interna e troppa potenza, diciamo così, ma pur sempre di morte si tratta. Né si può fraintendere l’uso del termine Spirito fatto dagli idealisti (più vicino al Geist tedesco che non all’ Esprit francese): non si tratta dello spirito degli spiritualisti ma della concreta e reale coappartenenza degli elementi “materiali” e “spirituali” nell’essere umano (Nicolai Hartman parlava a ragione, per Hegel, di idealrealismo). Ecco, quello che volevo dire è semplicemente questo: il Mondolfo che piace a Elisabetta Amalfitano è molto più vicino all’idealismo di quanto ella non creda. E se l’umanismo di Mondolfo è, come lei pensa, attuale e valido anche per molti nostri problemi di oggi, a maggior ragione lo è l’idealismo correttamente inteso.
CROCE E DELIZIE