Alcuni, e la trovo una riflessione interessante, notano che il Coronavirus dimostrerebbe che anche poter avere paura è un lusso. E’ vero. Basta pensare a ciò di cui non possono avere paura gli africani, ad esempio. Ma noi oggi abbiamo paura di cosa? Paura di morire di Coronavirus, certo. Ma come mai il mondo ha paura di un virus che non miete morti come fossero spighe di grano, non fa stragi impensabili?
Un servizio del 1969, dell’istituto Luce, ci ricorda che l’epidemia influenzale giunta da Hong Kong fece almeno cinquemila morti solo in Italia. Ma dal tono di quel servizio non emerge che c’era un clima paragonabile a quello che respiriamo oggi, tutt’altro.
Il problema è che allora avevamo ancora fiducia nell’uomo, nella libertà, e quindi anche nella ricerca. Un vaccino sarebbe riuscito a guarirci e cinquemila morti cagionevoli per un’epidemia influenzale erano un dramma, non una tragedia. Oggi?
Arriviamo così alla domanda: cosa è cambiato? Perché la mascherina ci rasserena? Oggi sono entrato in un commissariato. Pensavo di aver sbagliato porta e di essere entrato in un ambulatorio: il personale era in camicie bianco, con la mascherina bianca, i guanti bianchi. E le persone in attesa di presentare la loro istanza dovevano attendere fuori.
Quanto conforto dà la solitudine. La fine del senso comunitario che deriva dalla sindrome pandemica è perfettamente simbolizzata dalla mascherina. Ma non è la paura a giustificarne il trionfo. E la stanchezza della libertà. Siamo davvero stanchi di essere liberi? Sembra di sì. Così stanchi di essere liberi da non volerlo più essere. Non vogliamo più viaggiare, non vogliamo più avere avventure, non vogliamo più amici, non vogliamo più libertà. Vogliamo invece meno libertà. Meno libertà di movimento, meno libertà di “contaminazione”, meno libertà di amare, meno libertà di conoscere.
Questa stanchezza della libertà positiva, cioè non della libertà di uccidere, di negare, di allontanarci, di separarci, di isolarci, di rifiutare, ma della libertà di andare, di incontrare, di mescolarci, dovrebbe essere la vera lezione, la vera paura. Il vero grido di allarme che viene da questa situazione incredibile.
Essere stanchi essere liberi vuol dire seguire ideologie di isolamento, di paura, o per altri di morte. Ma se è così vinceranno questi ultimi, i nuovi nichilisti, che sono stanchi della nostra libertà, non della loro. Loro sanno benissimo che vivere sulla via di Dio è molto più difficile che “morire per lui”, magari uccidendo anche gli altri.
Dunque il problema per me non è il Coronavirus, ma la nostra perdita del desiderio di essere liberi. Senza questo desiderio l’Occidente perde, non ha più fascino, è una brutta copia di regimi dispotici, e può perdere la sfida di questo nostro tempo.