Il discorso rivolto da papa Francesco agli scrittori de La Civiltà Cattolica in occasione della pubblicazione del volume numero 4mila della loro rivista si apre con un’espressione che di questi tempi è così inusuale da risultare a dir poco intrigante: “restate in mare aperto! Il cattolico non deve aver paura del mare aperto, non deve cercare il riparo di porti sicuri. Soprattutto voi, come gesuiti, evitate di aggrapparvi a certezze e sicurezze. Il Signore ci chiama a uscire in missione, ad andare al largo e non ad andare in pensione a custodire certezze.”
Segue di lì a breve un altro punto ancor più inusuale per i tempi correnti: il papa avverte i suoi “scrittori” che essere una rivista cattolica non significa semplicemente difendere le idee cattoliche, “ come se il cattolicesimo fosse una filosofia”. Il punto è avere lo sguardo di Cristo sul mondo, ha aggiunto, prima di consegnare loro tre parole guida. La prima è INQUIETUDINE. Anche questa non appare una parola di gran moda nell’epoca dello scontro tra paura e odio, che ovviamente si autoalimentano. E Francesco non esita a dire che a volte si confonde la sicurezza della dottrina con il sospetto per la ricerca.
Ancor più controtendenza è la seconda parola che il papa ha raccomandato, forse non è esagerato definirla una parola “nemica” del tempo presente: INCOMPLETEZZA. Se Dio è Dio deve poterci sorprendere, e per farsi sorprendere da qualcuno occorre un pensiero incompleto, cioè non chiuso, non rigido, non ovvio. Seguono parole rivolte a tutti noi, che più che con Dio ci sentiamo alle prese con le crisi e le difficoltà dell’oggi: “La crisi è globale, e quindi è necessario rivolgere il nostro sguardo alle convinzioni culturali dominanti e ai criteri tramite i quali le persone ritengono che qualcosa sia buono o cattivo, desiderabile o no. Solo un pensiero davvero aperto può affrontare la crisi e la comprensione di dove sta andando il mondo, di come si affrontano le crisi più complesse e urgenti, la geopolitica, le sfide dell’economia e la grave crisi umanitaria legata al dramma delle migrazioni, che è il vero nodo politico globale dei nostri giorni.”
Giungiamo così al punto forte, per i signori dell’oggi “sconvolgente”: il papa indica ai suoi confratelli un gesuita di tanto tempo fa, famosissimo, Matteo Ricci. E cosa fece di così importante per l’oggi Matteo Ricci? “Egli compose un grande Mappamondo cinese raffigurando i continenti e le isole fino ad allora conosciuti. Così l’amato popolo cinese poteva vedere raffigurate in forma nuova molte terre lontane che venivano nominate e descritte brevemente. Tra queste pure l’Europa e il luogo dove viveva il Papa. Il Mappamondo servì anche a introdurre ancora meglio il popolo cinese alle altre civiltà. Ecco, con i vostri articoli anche voi siete chiamati a comporre un “mappamondo”: mostrate le scoperte recenti, date un nome ai luoghi, fate conoscere qual è il significato della “civiltà” cattolica, ma pure fate conoscere ai cattolici che Dio è al lavoro anche fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera “civiltà”, col soffio dello Spirito.”
Bergoglio finisce di sorprenderci indicando la terza parola-chiave, IMMAGINAZIONE, come indispensabile per il discernimento. Uno penserebbe che davanti ai fatti della vita saprà discernere in base alla propria esperienza, non all’immaginazione… e invece lui, Bergoglio, cioè il papa di Santa Romana Chiesa, ci dice di no, ci dice che “la sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita. Ma bisogna penetrare l’ambiguità, bisogna entrarci, come ha fatto il Signore Gesù assumendo la nostra carne. Il pensiero rigido non è divino perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte.”
Capita spesso di sentir parlare così? Non siamo tutti divisi in categorie di peccatori con precisi e prestabiliti fabbisogni di Ave Marie o Padri Nostri per ricevere l’assoluzione? O forse il pensiero rigido non è divino, perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte…
Questo terzo punto mi sembra davvero l’atto di ratifica di una “teologia aperta” che fa respirare. Ma è il secondo, il mappamondo di Matteo Ricci che può più facilmente interessarci di più. Sentire oggi il papa dire che Dio è al lavoro fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera civiltà, deve aprirci gli occhi. Dio è al lavoro fuori dai confini che noi vogliamo dargli… i nostri confini! Dunque, tanto per fare un esempio, Dio è al lavoro anche nel mondo islamico, o in quello induista. Confrontiamo questa visione con quella esposta dal consigliere di Donald Trump, Steve Bannon, ai cardinali del Dignitatis Humanae Insititue nel 2014: “Se ripercorriamo la lunga storia della lotta dell’Occidente giudaico-cristiano contro l’islam, io credo che i nostri antenati abbiano mantenuto la loro posizione, e credo che abbiano fatto la cosa giusta. Lo hanno tenuto fuori dal mondo, si trattasse di Vienna o di Tours, o di un’altra città. E ci hanno lasciato in eredità l’uso della grande istituzione che è la Chiesa dell’Occidente. […] Guardate ciò che sta accadendo e vedrete che siamo in una guerra dalle immense proporzioni. I nostri antenati furono capaci di sconfiggerlo e sono stati capaci di lasciarci in eredità una Chiesa e una civiltà che è il fiore dell’umanità. Io credo che dobbiamo fare una sorta di “controllo intestinale” e realizzare quale sia il nostro ruolo in questa battaglia che abbiamo davanti.”
Confronto che diviene ancor più stimolante se lo uniamo a un altro, quello con quanto affermato dal consigliere di Vladimir Putin, Alksander Dugin, davanti a un altro uditorio, sempre in Italia però: «l’Europa e la Russia hanno un nemico comune, ovvero il liberalismo. Ma non nei risultati, bensì nella sua essenza. E questo significa che va ripensato perché si basa sull’identificazione fra l’uomo e l’individuo, inteso come strumento per misurare tutte le cose. L’essenza del liberalismo è quella di liberare l’individuo da tutti i vincoli, iniziando dalla Chiesa intesa come religione, sia a livello collettivo che individuale. Dopo di questo, si passa alla distruzione delle Nazioni nel senso che si tende a mettere tutti insieme, in un unico calderone. L’ultimo tassello di questo liberalismo esasperato, riguarda la sfera sessuale con la nascita dell’ideologia gender che tende ad annullare la differenza fra uomo e donna. Azzerando tutte le radici, si arriva a questa politica che rappresenta l’ideologia nord-americana così come ha dichiarato non a caso Hillary Clinton che vuole il matrimonio gay. Questo rappresenta il fine ultimo del liberalismo che sta distruggendo la famiglia, la società, la religione, la nazione ed anche l’identità sessuale pensando che si possa essere uomini o donne a giorni alterni!”
Nessuno potrà pensare che Bergoglio abbia simpatia per l’Isis , ma il pensiero di Bannon sembra proprio chiuso, rigido, perché percepisce che l’assedio di Vienna è sempre dietro l’angolo, impossibile spostare un cerino nel comodino dei propri pensieri mentre si è sotto assedio. Nessuno potrà ritenere che Bergoglio sia a favore del gender, ma certo quello di Dugin sembra proprio un pensiero completissimo, che individua “tutto” il nemico in “tutto” il liberalismo, nel quale non c’è e non potrà esserci un singolo granello di bene. Come farsi sorprendere quando è tutto così bianco e così nero?