Gilbert Ryle (1900-1976) è stato uno dei più influenti filosofi del linguaggio comune o analitici. E’ stato Waynflete Professor di Filosofia metafisica a Oxford per più di venti anni, dal 1945 al 1967. Sulla stessa cattedra, che restò vuota durante la guerra, l’immediato predecessore di Ryle era stato, dal 1936 al 1941, Robin George Collingwood, l’ultimo esponente di rilievo di una non inessenziale stagione filosofica britannica (ma anche statunitense con Royce e italiana con Croce e Gentile), variamente denominata “neohegeliana” o “neoidealistica”. Essa si era svolta a cavallo fra il XIX e il XX secolo, avendo come importanti rappresentanti pensatori quali Edward Caird (1835-1908), Thomas Hill Green (1836-1882), Francis Herbert Bradley (1845-1924), Bernard Bosanquet (1848-1923) e John Ellis McTaggart (1866-1925). Con l’eredità di Collingwood, che fra l’altro morì in piena guerra, nel 1943 (era nato nel 1889), Ryle dovette fare i conti per tutta la vita: la sua idea di verità, quella di realtà, lo stesso metodo logico o filosofico, erano agli antipodi di quelli del predecessore. E in verità il nostro non vi si sottrasse, ritornandovi in numerosi e sparsi luoghi della sua opera. Lo attesta molto bene ad esempio, seppur fraintendendo alcune idee collingwoodiane, Alfred Jules Ayer (1910-1989), noto rappresentante del positivismo logico, che sempre a Oxford fu Witeham Professor di Logica dal 1959 al 1978: nella sua Philosophy in Twentieh Century dedica a Collingwood (unico pensatore) un intero capitolo, evidenziando correttamente nel primo paragrafo (The Influence of Croce) l’origine crociana del suo metodo logico. Sempre a Oxford operava sin dal 1929, cioè sin dal periodo del più pieno magistero di Collingwood, John Langshan Austin, il vero dominus della filosofia analitica oxoniense, che dal 1952 fino alla morte avvenuta nel 1960 (era nato nel 1911) avrebbe poi ricoperto l’antica cattedra di White’s Professor di Filosofia morale. Ryle, Ayer, Austin attestano, con la loro influente presenza a Oxford, l’avvenuto predominio della nuova filosofia sulla precedente. Era così giunta a termine quell’operazione di egemonia culturale di stampo logicista e positivistico che era iniziata ai primi del Novecento a Cambridge con “la rivolta contro Hegel” di cui parla Ayer nel primo capitolo del suo libro, compiuta soprattutto da due discepoli di McTaggart: Bertrand Russell (1872-1970) e Georg Edward Moore (1873-1958). Il movimento antihegeliano, spostassi successivamente ad Oxford, avrebbe purtroppo lasciato sul terreno una tradizione molto interessante. Oggi è forse giunto il tempo di rivisitarla e riconsiderarla: con il nuovo secolo, infatti, la spinta propulsiva della filosofia neopositivistica e di quella analitica sembra finalmente essersi esaurita.
CROCE E DELIZIE
A very interesting survey. It would perhaps also be useful to expand a little on any specific contribution by Italian philosophers to such movements. Mille grazie
Dear Teresa,
Many thanks for your comment – I am wondering whether you are referring to any specific author.
Kind regards
Corrado