COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Civiltà Cattolica ci aiuta a capire “cosa è andato storto” con l’islam.

“What Went Wrong” è il titolo di un celebre libro di uno dei più apprezzati studiosi dell’Islam. Bernard Lewis. Il sottotitolo “ Western Impact and Middle Eastern Response” rende più chiaro di quale delle tante cose cose che non sono andate bene si occupi con particolare brillantezza il volume. La discussione non è cominciata allora ovviamente, ma il saggio di Lewis è stato fondamentale, come come oggi lo è la discussione tra Olivier Roy e Gilles Kepel su islamizzazione del radicalismo, la teoria più caro al primo, e la radicalizzazione dell’islam, spiegata con acume dal secondo. Ora la Civiltà Cattolica ci porta con un saggio di padre Vladimir Pachkov in Tagikistan, acutamente presentato come il paese “al confine”. Già, ma tra che cosa? Il saggio spiega più di quanto si possa pensare, visto che il Tagikistan è  sconosciuto. Sconosciuto al punto che non sappiamo che ad aprile di quest’anno quattro tagiki sono stati arrestati in Germania perché progettavano un attentato, che nel 2018 numerosi turisti sono stati uccisi da altri terroristi in Tagikistan e che nel maggio di quest’anno vi è stata individuata una rete terroristica. 

Conoscere la storia del Tagikistan è importante per capire un frammento di storia “islamista” e padre Pachkov la riassume con accuratezza e profondità in poche pagine, andando dai tempi lontani, della penetrazione islamica in quelle parti di Asia, fino all’epoca sovietica e a quella odierna. E’ una storia fatta di nord e di sud, di laicità imposta e religiosità consentita o negata, di nord contro sud e quindi di rivalità territoriali e tribali, di dispotismi laici e riformismi islamici, poi di dittature e  miseria. What Went Wrong forse è qui e non solo in Tagikistan, ma capire l’esempio aiuta e molto, a capire anche un altro fattore; le influenze.

Abbracciato l’Islam ai tempi dell’antica Persia, i tagiki sono musulmani sunniti di cultura persiana. Un primo elemento di peculiarità oggi fondamentale, visto lo scontro tra Islam sunnita a trazione anti persiana e Islam sciita a trazione anti saudita. Nel XIX però loro escono da quel “mondo” ed entrano in “quello sovietico”. L’URSS però non riesce a sradicare l’islam: “ Negli anni Settanta e Ottanta, nel Paese si è sviluppata una sorta di simbiosi tra lo Stato secolare e l’islam, caratterizzata da due elementi principali: il comportamento pubblico, conforme all’ideologia comunista, e la libera pratica della religione negli spazi privati. Il comunismo era un’ideologia di Stato, mentre l’islam veniva considerato come una fonte di moralità e di spiritualità, ma non come base per un sistema amministrativo dello Stato.” Nei decisivi anni Ottanta, quelli che segnano l’emergere di due nuove egemonie radicali, i Fratelli Musulmani sunniti e i khomeinisti sciiti, anche alcuni giovani tagiki imboccano la strada dei Fratelli. Questi ultimi proprio in quegli anni presero il controllo di campus universitari in paesi arabo-sunniti fino ad allora marxisti ma sconvolti dal tradimento della promessa di redistribuzione dei dividendi della decolonizzazioni da parte dei regimi “laici”. I khomeinisti invece si impossessarono presto di una rivoluzione che era di molti, forse di qualcuno più di quanto fosse loro. 

E così ben presto si registra l’ingresso dei primi wahhabiti, cioè degli ultraconservatori sunniti al potere in Arabia Saudita che con un rapporto già allora almeno problematico con i Fratelli cercano di usare l’islamismo arrabbiato per portarlo nell’area di influenza saudita, quindi anti sovietica. La guerra fredda era ai suoi apici. L’impresa, anche economica, dei wahhabiti, quando l’URSS andò in crisi, fu ripagata. “Ma sarebbe sbagliato pensare che il movimento islamista in politica fosse l’unica alternativa all’ideologia prevalente. Infatti, soprattutto durante il periodo della perestrojka emersero anche gruppi che non volevano né il comunismo né l’islamismo. Nel 1989 fu fondata l’organizzazione civile «Rastokhez», con lo scopo di promuovere valori nazionali e culturali. Essa scelse come proprio motto una massima dello zoroastrismo: «Pensieri nobili, parole nobili, azioni nobili». Sebbene gli obiettivi generali dell’opposizione e di questa organizzazione fossero gli stessi – la «democratizzazione» del Paese, nel senso di cedere il potere alle strutture locali –, i due gruppi erano fortemente divisi sulla questione del ruolo dell’islam, e persino tra le élite intellettuali la divisione tra gli «islamofobi» e gli «islamofili» era molto profonda. La competizione tra le élite regionali in Tagikistan (specialmente fra Nord e Sud) per il potere e per la distribuzione delle risorse che gli venivano concesse portò a un risentimento reciproco tra questi due gruppi, che un anno dopo la disgregazione dell’Urss e la conseguente proclamazione dell’indipendenza del Paese sfociò in una sanguinosa guerra civile.” Il nord era filo-governativo (cioè a favore degli eredi dell’URSS), il sud filo-islamista. E nel conflitto a fare da detonatore ci fu ovviamente la scarsezza di fondi e la disoccupazione galoppante. La radicalizzazione ideologica e teologica del sud aiutò la vittoria del nord. La ferocia islamista indusse molti a scegliere l’altra strada, ma la guerra causò anche un numero enorme di profughi, 700mila. Rientrarono in molti, ma non tutti. Chi rimase in Afghanistan non è difficile immaginare che fine fece: finì nelle fauci dei gruppi della lotta armata nel nome di Dio. E nella lotta per liberare il Tagikistan vennero sostenuti, guarda un po’, da quei talebani che ben conosciamo. “ Dopo l’accordo di pace, il Partito della rinascita islamica (Irp) cercò di integrarsi nel processo politico, ma anche di conciliare l’islam e i suoi valori con la democrazia moderna. In caso di successo, esso sarebbe stato di esempio per tutto il mondo islamico. L’ideatore di tale progetto fu lo studioso e politico Muhiddin Kabiri, il quale riteneva che un islam liberale e non violento fosse compatibile con la democrazia, e considerava l’Irp un equivalente islamico dei Partiti sociali cristiani in Europa. Egli scrisse: «Alcuni pensano che per l’Irp termini come “democrazia” e “pluralismo” siano solo una copertura, e che vengano usati dal partito come propaganda. Questo non è vero. A differenza di Hizb ut-Tahrir (un movimento islamista radicale che, sebbene sia stato fondato a Gerusalemme Est, è ora fortemente presente in Uzbekistan e in Tagikistan), l’Irp è convinto che il futuro del Tagikistan si dovrebbe progettare democraticamente. È vero che l’accordo tra islam e democrazia ha bisogno di una riflessione teologica, e questo compito spetta agli studiosi, anche se Hizb ut-Tahrir lo fa cercando di dimostrare il contrario. Un modo per realizzare questo progetto politico sarebbe la creazione di un ampio movimento democratico islamico».” 

Storia durata troppo poco, purtroppo: “Quando il governo nel 2016 ha negato il riconoscimento legale di tale partito, è fallito il tentativo di integrare una forza originariamente islamista in un più ampio processo politico e, soprattutto, di giustificarlo teologicamente. Ciò ha portato a una spaccatura ancora più profonda tra la maggioranza della popolazione, che cerca la stabilità rappresentata dal Presidente, e gli islamisti radicali, che mirano al rovesciamento violento dell’ordine costituito e all’istituzione dello Stato Islamico.” Forte del desiderio di pace della popolazione il presidente chiamò attorno a sé la vecchia élite filo-sovietica, per ricostruire lo Stato, ma presto la ha sostituita con elementi della sua tribù. “ Ma il vero cambiamento è avvenuto solo nel 2015. Dopo le elezioni del marzo di quell’anno, l’Irp ha perso i suoi ultimi due seggi in Parlamento. Così, non soltanto i termini dell’accordo di pace sono stati definitivamente infranti, ma è stata rimossa dal potere anche l’ultima struttura legale dell’opposizione islamista. Nell’autunno di quell’anno si è arrivati a una sparatoria tra la polizia e i sostenitori dell’ex viceministro della Difesa, Abduhalim Nazarzoda. L’Irp è stato accusato di avervi preso parte e di voler preparare un colpo di Stato. Di conseguenza, è stato messo al bando e considerato come un’organizzazione terroristica. Dopo essersi sbarazzato di questa unica forte opposizione, nel maggio 2016 Rahmon è stato proclamato «leader della nazione» a vita, mentre ufficialmente avrebbe dovuto concludere il suo mandato di presidente nel 2020.” 

Chi soffia sul fuoco islamista di oggi ovviamente non viene indicato e non servirebbe. E’ l’incastro dei tempi, dei protagonisti più o meno occulti e delle loro idee su come debba essere il confronto che conta. 

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