Una piccola località al confine tra Messico e Stati Uniti. Piccola, ma moto significativa. Si chiama Matamoros, ma il suo nome ufficiale è Heroica Matamoros.
Dai tempi della scoperta dell’America (1492) l’ossessione di uccidere i mori, cioè i turchi, cioè i musulmani, ha guidato non solo Cristoforo Colombo, ma molti altri. Che Colombo credesse di essere arrivato nelle Indie è noto. Ma che intendesse Matar Moros, cioè uccidere i mori, i turchi, i musulmani, meno. Le mosse di Colombo partono da un piano: prendere i mori che occupavano Gerusalemme alle spalle, dalle Indie, e liberare così definitivamente Gerusalemme. Che per liberare Gerusalemme servisse espellere ebrei e musulmani dalla cattolicissima Spagna (1492) proprio nel tempo della scoperta dell’America sarebbe curioso. Con quel fiume di espulsi non si aumentava la ricchezza e il numero di nemici, di infedeli, proprio nelle terre irredente, governate dal feroce Sultano?
La storia della piccola e dimenticata Heroica Matamoros non è nota, e onestamente non conta. Conta che lì, dove certo non c’erano moros, ci sia ancora oggi l’Heroica Matamoros.
Vedendola dall’altra parte del mondo anche loro, i mori, non si sono molto trattenuti. Non conosco località chiamate Matanazarenos nel mondo islamico, ma gli episodi storici non scarseggiano. Una delle pagine più orribili della storia “islamica” contemporanea è l’espulsione degli ebrei da tanti paesi arabi dopo la nascita di Israele. Anche qui un fatto poco logico: come nel caso dei cattolicissimi di Spagna, aiutava la loro causa anti israeliana riempire la “Palestina” di ebrei? Questa “pulizia” nel caso di Nasser è stata estesa a tanti occidentali, o anche occidentali. Non parliamo di pazzi invasati come i terroristi dell’Isis, parliamo di statisti, e Nasser lo era.
Queste banalità ci introducono a una domanda: davvero il mondo è diviso tra credenti e non credenti? I credenti dunque si ammazzano, si perseguitano tra di loro e poi però rappresenterebbero lo stesso punto di vista? Dunque i credenti credono che chi crede diversamente da loro crede davvero? O quelli di cui parliamo sono i fondamentalisti, che, come ha detto anni fa Paolo Dall’Oglio, credono che fuori dal loro credo esistano solo false credenze e quindi una falsa umanità? E cosa si farà di una “falsa umanità”? O la si converte o la si elimina, no?
Ma allora i credenti esistono o si tratta di una “finta categoria”? La pubblicazione dell’enciclica “Fratelli tutti” firmata ad Assisi la sera del 3 ottobre 2020 da Papa Francesco ci libera dall’interrogativo: i credenti esistono, credono in Dio padre di tutti e quindi credono che tutti siamo fratelli. Questo è detto nei termini più sublimi e universali nel Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi da Francesco e l’imam al Tayyeb: “ La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.
Questo documento, firmato il 4 febbraio 2019, e l’enciclica Fratelli tutti meritano dunque di essere definiti storici perché segnano una tappa miliare nel cammino del pensiero umano. Certo, siamo pienamente nel solco del Concilio Vaticano II, che parlò di “semi di verità” presenti in tutte le grandi religioni, è evidente: il processo storico che ci ha portato fino ad Abu Dhabi e ad Assisi è cominciato lì. Altrimenti non avrebbe potuto esserci il discorso di Paolo VI a Betlemme, che parlò di figli dell’Unico Dio e non di un unico Dio, né Giovanni Paolo II e il suo incontro di Assisi. Ma i termini usati ad Abu Dhabi includono anche i non credenti e fanno dei credenti insieme a loro i fratelli tutti dell’enciclica di Assisi. Evidentemente sono nella fratellanza anche gli agnostici, cioè coloro che non sanno. Per i precisi l’enciclica non crea una mega-religione, un calderone unico nel quale mischiare tutte le fedi: al contrario, ci dice ciò che è evidente: siamo uguali perché siamo diversi e quindi fratelli. Non serve il globalismo uniformante che cancella le diversità dei popoli e non serve il nazionalismo populista che urla “nemici tutti”!
Siamo dunque negli anni in cui emerge una grande storia, la storia delle diversità riconciliate. Ma perché questa storia viene ignorata, rimossa, da tanti? Perché non si ha il coraggio di guardare a Bergoglio per quello che è? Ad esempio: Bergoglio, per gli atei, archivia l’Ottocento. Certo, si può seguitare a professarsi atei, ma ha senso davanti a questa fede il vecchio ateismo ideologico, che negava un ruolo sociale alle religioni? Ma Bergoglio toglie anche la storia delle false credenze dal mondo delle fedi: siamo figli di Dio perché ci ha voluto diversi, per un sapiente disegno. Non si ha la sensazione di qualcosa di enorme? Le Madonne pellegrine che vennero riesumate per combattere il comunismo dopo aver combattuto i mori ai tempi di Lepanto chi dovrebbero combattere oggi? Quella parte di noi che ci dice “non siamo fratelli, siamo lupi tra lupi”, o no?
La lotta sarà dura, Matamoros è una città povera, probabilmente insignificante, che parla a tutti di identità per negazione: io esisto perché nego che tu esista. Ecco perché Bergoglio è trascurato, da molti. Non mi riferisco solo ai suoi detrattori. No, anche a tanti altri che “sorvolano” facendo finta di niente, o preferendo far finta di poco. Il nemico serve, serve moltissimo. Come Totò seppe dire “la serva serve”… noi dobbiamo riconoscere che anche “il nemico serve”, altrimenti non sapremmo chi essere. Ecco allora che il grande messaggio a Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale sulla solidarietà vaccinale e il debito ecologico (contratto da noi con i popoli del Terzo Mondo) sparisce, non c’è. Certo quel discorso è arrivato ugualmente a destinazione, ma molti preferiscono contenerlo perché siccome sanno che il nemico serve, come la serva serve, non vorrebbero che poi qualcuno capisse che il nemico esiste, ma non è l’altro credente…