In una recente discussione su importanza e difesa della cultura umanistica, sulla quale potrebbe essere importante riflettere, mi ha colpito un’osservazione di Vattimo che, alla domanda a che cosa serve la filosofia?, risponde tra l’altro: Serve a non farsi dirigere nella visione del mondo soltanto dalle canzonette ….
Forse bisognerebbe fare una precisazione – perché esistano canzonette che possano anche dirigerci nella visione del mondo – che viene in mente ascoltando l’ultima canzone di Vasco Rossi – Dannate nuvole – dove si trova, in poche parole e in molti stupendi accordi di chitarra, il sapore di una buona parte del pensiero contemporaneo, da Nietzsche all’ermeneutica, dallo scetticismo al relativismo. E la domanda centrale: Chissà perché?
Ma allora non esiste davvero niente? Niente davvero dura? Esiste solo fumo?
Forse; ma in questo fumo si vive, si fatica, si cammina, ci si illude, e può essere importante il richiamo alla realtà – quale? – che viene da una bellissima esecuzione della canzone di Jannacci, Vincenzina e la fabbrica, da parte di Arisa, recente vincitrice del festival di Sanremo, occasione sempre decisiva per comprendere come si presenti il proprio tempo appreso con le canzonette.
L'ASINO DI BURIDANO
Le canzonette, che spesso sono testi poetici e musicali bellissimi, come quelle di Guccini e di infiniti altri cantori della modernità, non dirigono la nostra visione del mondo, ma esprimono lo ZeiGeist, lo spirito del Tempo. Lo spirito del Tempo è lo spirito di quei signori in cui i tempi si riflettono (Goethe, Faust). Sono anche le forme secolarizzate dei canti liturgici. La domanda è: perchè dal Fidelio di Beethoven siamo arrivati alle canzonette?
Credo siano sempre esistiti canti liturgici, Fidelio e canzonette, diversi per i tempi e i contesti, ma simili per le funzioni. E quando voglio respirare lo spirito dei miei tempi, dei miei luoghi, dei miei compagni di strada, voglio le loro conzonette, le mie canzonette e trovo ci sia sempre da imparare.
Certamente, c’è sempre da imparare e sono sempre bellissime, ma a me comunicano la maliconia delle cose che sono state e che non possono più ritornare, cosa che non mi accade ascoltando la musica cosiddetta Classica.
Ho sentito solo una parte della canzone di Vasco e mi è sembrata soprattutto poetica. Sono quindi d’accordo, mi dispiace che tu non abbia citato anche altre canzoni. Ma ti ricordi quelle di Faber, ricordi sbocciavan le rose con le nostre parole … e quella di Tenco: mi sono innnamorato di te perchè non avevo niente da fare e potrei continuare com molte altre da Dalla a Guccini a Ivan della Mea; chissà se i giovani d’oggi conoscono questi autori.
P.S era ora che ti facessi vivo cominciavo a sentire la mancanza dei tuoi commenti
Come Robinson ha recuperato l’infinitesimo di Leibniz nell’analisi non standard così non vedo perchè il pochissimo debba essere nulla. Il nichilismo mi sembra l’altro volto dell’antropocentrismo. Come il bambino: tutto o niente.
D’accordissimo e poi – chi l’ha detto? – che la risposta è uguale a chi domanda a che serve un neonato?