In questi giorni, il mio libretto Avanti popoli! (Marsilio) compie un anno di vita. A rileggere le pagine su Beppe Grillo fanno uno strano effetto. In controluce con quello che scrivono molti dei giornali oggi sembra che non ci si sia mossi da lì. E invece molto è cambiato nel movimento di Grillo e nella politica italiana.
Qui sotto un breve estratto dal capitolo dedicato al “Grande officiante”.
Carisma, carisma, ancora carisma. Più che con la novità del mezzo e la democrazia dal basso che il web renderebbe possibile implementandola attraverso il doppino o la fibra ottica, qui siamo alle prese col vecchio attributo dei leader di popolo. La maschera del conducator digitalizzata in un avatar virtuale, seguito da decine di migliaia di “amici”, non altro che adepti on line del verbo grillesco.
«Quando ci si trova in gruppi di persone che la pensano nello stesso modo, è molto probabile che le idee divengano più estreme. E quando tali gruppi includono delle autorità che dicono al gruppo cosa fare o chi mettere in determinati ruoli sociali, qualcosa di molto negativo può accadere» scrive Cass Sunstein, giurista vicino a Obama.
No, quel “negativo” non sarà poi così negativo per quel che riguarda l’Italia. Eppure, forse, dietro i flame forsennati che quotidianamente affollano il blog di Grillo, piano piano, la democrazia così come l’abbiamo conosciuta finora, perde qualità. Lo sberleffo, l’insulto al nuclearista convinto, cosa aggiungono al dibattito sul futuro energetico? Nulla. Emozionano, motivano, certo, ma spesso le ragioni sono altrove.
Leggiamo dal breviario grilliamo: «La tua giornata di ordinario silenzio/assenso è finita. Da domani, è l’ora del dissenso».
Grillo ha imparato bene la lezione della nuova comunicazione. Dare del tu, guardare negli occhi virtuali l’interlocutore e come un telepredicatore dirgli che la sua vita sta per cambiare grazie a lui.