MEDIO ORIENTE IN FIAMME

Umberto De Giovannangeli

Israele, Netanyahu gioca la carta della guerra

A una settimana dal voto, Benjamin Netanyahu gioca la carta della guerra. Obiettivo: la Jihad islamica palestinese. È di sei morti il bilancio dei raid aerei effettuati nelle ultime ore da Israele contro obiettivi della Jihad Islamica a sud della capitale siriana Damasco. Lo riferiscono sul loro sito web gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui tra i sei ci sono due miliziani della Jihad Islamica e due combattenti filo-iraniani. Lo riferiscono sul loro sito web gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui tra i sei ci sono due miliziani della Jihad Islamica e due combattenti filo-iraniani. “Gli attacchi dei sionisti in Siria e la morte ‘ di due dei nostri combattenti – ha affermato Abu Hamza, portavoce dell’ala militare della Jihad islamica – sono un episodio che non può  essere ignorato e che non passerà sotto silenzio. Il conto resta aperto”.

A seguito dei lanci di razzi della Jihad islamica da Gaza e della situazione in atto, l’esercito israeliano ha deciso di chiudere le strade e le aree attorno alla barriera di sicurezza con la Striscia. Lo ha detto il portavoce militare invitando i residenti delle zone a non sostare in prossimità delle strade stesse e ad attenersi alle disposizioni dell’esercito. Anche la spiaggia di Zikim, in prossimità del confine con Gaza, è stata chiusa ai visitatori. Già da ieri per la situazione le autorità israeliane delle stesse zone avevano stabilito per oggi la chiusura delle scuole, l’apertura dei rifugi e il blocco della linea ferroviaria da Ashkelon e Sderot,cittadina più volte obiettivo dei razzi. La decisione è stata presa come rappresaglia dopo che il Jihad Islamico aveva lanciato una ventina razzi verso il sud di Israele: un altro gesto di rappresaglia contro l’uccisione da parte dell’esercito israeliano di un militante del gruppo mentre stava nascondendo una bomba al confine tra Israele e la Striscia di Gaza, stando a quanto detto dai militari israeliani. La scorsa settimana un video circolato sui social network mostrava un bulldozer dell’esercito israeliano che spostava il cadavere mentre i soldati sparavano ad alcuni palestinesi che cercavano di recuperare il corpo. Naftali Bennett, il ministro della Difesa israeliano, difende l’operazione, respinge le accuse di brutalità, se la piglia con la sinistra, fra una settimana gli israeliani tornano a votare: “Anime belle pacifiste a essere inumani siete voi, non il nostro esercito”.  Spiega che il corpo è stato preso per essere usato come scambio: Hamas tiene i resti di due soldati israeliani dai tempi del conflitto tra luglio e agosto del 2014, prigionieri sono anche due civili israeliani che probabilmente sono entrati nella Striscia volontariamente.

Il clima da trincea fa decollare nei sondaggi “Bibi”. Ad una settimana dalle elezioni del 2 marzo, il Likud di Netanyahu scavalca, a sorpresa, nei sondaggi il rivale Blu-Bianco di Benny Gantz, finora dato in testa.  I media principali testimoniano il sorpasso del partito di destra a scapito di quello centrista nonostante le inchieste giudiziarie che vedono al centro il primo ministro N e che arriveranno in tribunale a Gerusalemme il 17 marzo. Ago della bilancia resta, però, il partito laico nazionalista Yisrael Beiteinu e il suo leader Avigdor Lieberman che ha 7 seggi.   E’ incertezza su chi potrà formare il governo visto che nessuno dei due blocchi – quello di centrosinistra e quello di destra – raggiungono i 61 seggi su 120 della Knesset. La scelta di Lieberman a favore di uno o dell’altro schieramento potrebbe essere, quindi, l’unica in grado di determinare la possibilità di un nuovo esecutivo. Si potrebbe, tuttavia, arrivare ad una quarta votazione, eventualità che molti osservatori non escludono.   “I sondaggi di ieri non sono un semplice segnale di avvertimento, bensì sirene di allarme vere e proprie”, lo afferma su twitter Yair Lapid, numero due del partito centrista Blu-Bianco.  “Se Bibi (Netanyahu) vincerà, nei prossimi 4 anni avremo un’ opposizione declinante che sarà paralizzata con la violenza, mentre la democrazia israeliana sarà eliminata”. Lapid prevede anche che l’esecutivo di Netanyahu farà tutto il possibile per scrollarsi di dosso i limiti impostigli dal sistema giudiziario attuale. “E’ il momento di svegliarsi” avverte Lapid.  La destra ultranazionalista va all’attacco. Il ministro della Difesa Naftali Bennett ha annunciato che il governo israeliano non cederà mai un solo centimetro di terra agli arabi, secondo quanto riferito da Al Watan Voice. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo continuare l’impresa di insediamento”, ha riferito Al Watan.  E a Israel Hayom, giornale vicino alla destra oltranzista, Bennet ha aggiunto: L’insediamento è uno dei poli del sionismo, quindi dobbiamo espanderci e continuare ad andare avanti con esso”. Lo stesso quotidiano ha rivelato che il comitato israeliano di pianificazione e costruzione dovrebbe approvare 1.900 nuove unità di insediamento nelle colonie in Cisgiordania.Questa è la decisione del ministro della Difesa Naftali Bennett, ha confermato il giornale. “In base ai suoi ordini, il comitato si riunirà mercoledì per approvare i piani prima delle elezioni”.Le nuove case nel quartiere di Givat Hamatos sono un progetto molto controverso: il piano venne presentato nel 2012 provocando proteste internazionali, dato che avrebbe come effetto di tagliare i quartiere palestinesi di Beit Safafa e Sharafat dalla Cisgiordania. Adesso Netanyahu ha dichiarato di aver rimosso ogni restrizione per queste costruzioni, evidentemente forte anche del sostegno politico che gli offre l’amminsitrazione Trump che con il “piano del secolo” consente al governo di Israele di annettersi parte di territori palestinesi di fatto senza passare da una trattativa con i palestinesi e accantonando per il momento il tema di una approvazione delle Nazioni Unite.

Parlando con i giornalisti ad Har Homa, un altro insediamento, Netanyahu ha detto “stiamo costruendo ed espandendo Gerusalemme, stiamo collegando tutte le parti di una Gerusalemme unita: ho rimosso tutte le restrizioni e ora Gerusalemme viene costruita sotto la mia autorità”.
L’organizzazione pacifista israeliana “Peace Now” ha criticato duramente l’annuncio definito “un grave colpo ad una pace con due stati: Givat Hamados è l’unico punto che può permettere una contiguità territoriale fra Betlemme e Gerusalemme Est, la maggiore area metropolitana palestinese. Se questo quartiere sarà costruito – dice Peace Now – non sarà possibile collegare queste due città”. Peace Now chiede anche se un premier ad interim, come è Netanyahu, possa avviare un simile progetto.Un episodio per dar conto del clima della campagna elettorale: nei giorni scorsi Ron Huldai, il sindaco di Tel Aviv, ha ordinato di rimuovere il manifesto gigante in cui Abu Mazen e Ismail Haniyeh, in ginocchio e bendati, implorano la resa. Lo slogan del manifesto di un gruppo della destra estrema dice “La pace è possibile SOLO con i nemici che sono stati sconfitti”. Il presidente della Autorità palestinese e il capo di Hamas sono quindi nemici da sconfiggere, da bendare e mettere in ginocchio prima di poter far una pace che evidentemente è quella proposta dal “piano del secolo” di Donald Trump. Il sindaco Ron Huldai, laburista, ex pilota dell’aeronautica militare israeliana, ha detto che tutti i manifesti verranno rimossi perché “incitano alla violenza e richiamano le azioni dell’Isis e dei nazisti, ai quali noi non vogliamo essere accostati”.

Israele ha annunciato di procedere alla costruzione di insediamenti nei quartieri di Givat Hamatos e Har Homa a Gerusalemme est. Tali passi sono estremamente dannosi per una soluzione a due stati”. Così l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. “Come detto chiaramente più volte dall’Ue tali misure taglierebbero la contiguità geografica-territoriale tra Gerusalemme e Betlemme, isolerebbero le comunità palestinesi che vivono in tali aree e minaccerebbero una soluzione a due stati, con Gerusalemme capitale di entrambi. “Gli insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale. L’Ue non riconoscerà alcuna modifica alle frontiere precedenti al 1967, anche per quanto riguarda Gerusalemme, diverse da quelle concordate dalle parti. Chiediamo a Israele di riconsiderare questi piani”, conclude Borrell. Ma “Bibi” non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Tra una settimana si vota, e Bruxelles non conta. Neanche un po’.

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