“La decisione di Benedetto XVI merita grande rispetto, è legittima, comprensibile e anche coraggiosa. Non mi sarei mai aspettato che questo Papa riuscisse un giorno a sorprendermi in modo positivo”: così l’ottantaquattrenne Hans Küng ha commentato l’addio al pontificato di Ratzinger, in un’intervista uscita il 12 febbraio sul Messaggero. Si chiude dunque il duello che ha visto impegnati su opposte sponde, per quasi un quarantennio, i due teologi apparentati da età e nazionalità? Le tappe sono queste: è Küng che negli anni Sessanta chiama Ratzinger, più anziano di lui di un anno, alla facoltà di Teologia cattolica di Tubinga. Ma quando la Congregazione per la dottrina della fede nel 1979 sospende Küng, reo di attaccare il dogma dell’infallibilità del papa come di sostenere il sacerdozio femminile, dall’insegnamento della teologia, ha il plauso di Ratzinger. E, due anni dopo, lo stesso Ratzinger verrà chiamato da Giovanni Paolo II a presiedere la Congregazione.
All’indomani dell’elezione al soglio pontificio, a settembre 2005, Benedetto XVI chiama a Castelgandolfo l’antico collega per un lungo colloquio chiarificatore. Ma nel 2010 Küng pubblica in forma di lettera aperta un atto di accusa in cui imputa al pontefice il mancato dialogo con le altre chiese cristiane, con ebrei e musulmani, la ricucitura con i lefevriani e l’azione anticonciliare, nonché il ventennale silenzio, da quella Congregazione, sulla piaga dei preti pedofili. Quella che qui riproponiamo è un’intervista di Giancarlo Bosetti uscita sulla Repubblica il 22 maggio 2008. Un Hans Küng ancora dialogante riflette sul pontificato dell’uomo col quale ha condiviso la sorte di essere i più giovani dei teologi presenti al Concilio Vaticano II e poi, in quel 2008 come oggi, i più anziani tra i teologi della Chiesa cattolica.
Sempre qui ripresentiamo un dialogo tra Alberto Melloni e Francesco Margiotta Broglio pubblicato nel numero di Reset di marzo-giugno 2009, dove il tema era quello degli “incidenti di percorso” che il pontefice, sul soglio da quattro anni, avrebbe fino allora più o meno accumulato. E’ lo stesso Melloni che la settimana scorsa, all’indomani dell’annuncio di Benedetto XVI, ha analizzato sul Corriere della sera la situazione commentandone l’unicità: “Precedenti storici di un gesto simile sono lontani. Riguardano eretici e monaci: non un uomo che nel precedente Conclave ha enunciato in modo durissimo un programma pontificale di lotta ideologica al relativismo” ha scritto.
Infine Enzo Pace, nell’intervista con Alberto Ferrigolo, commenta da sociologo un avvenimento che ha fatto traslocare il papato – d’emblée – in una dimensione storica, transeunte, “moderna”.