Messaggio di Sua Eminenza Sayyid Mohammad Khatami letto in occasione degli Istanbul Seminars organizzati da ResetDoc, che si sono svolti dal 19 al 24 maggio 2012 presso la Bilgy University della città turca.
Innanzitutto, vorrei esprimere i miei sinceri ringraziamenti e l’apprezzamento per aver organizzato gli Istanbul Seminars su “La promessa di democrazia in tempi difficili”, iniziativa che da diversi anni beneficia delle più significative esperienze e della sapienza di intellettuali e studiosi di fama mondiale per affrontare le sfide globali e promuovere pace, libertà e giustizia nel mondo. Per avviare la discussione su (come) “Superare il post-colonialismo: dallo scontro di civiltà al rinnovamento del dialogo” sottolineerò i seguenti tre aspetti, tra loro correlati, rispettivamente: superare gli ostacoli storici; le basi comuni per il dialogo; la promozione del dialogo alla luce dei nuovi sviluppi in Medio Oriente.
1 – Superare gli ostacoli storici tra Islam e l’Occidente.
Anche se Oriente e Occidente contengono ciascuno numerosi mondi, possiamo comunque accettare che l’Occidente venga definito come un universo unitario con un’identità specifica e che lo stesso avvenga per l’Islam. Accogliere questa tesi implica inevitabilmente lo scontro tra i mondi islamico e occidentale – come enfatizzato nella pseudo-teoria dello scontro di civiltà? Oppure è possibile parlare di dialogo e cooperazione tra questi mondi, come sottolineato nella teoria del dialogo tra culture?
Ovviamente non dobbiamo né possiamo ignorare la forma mentis che è emersa da eventi storici e che ha reso e continua a rendere difficile l’interazione tra i mondi occidentale o islamico. La storia ha conosciuto le Crociate che hanno proiettato l’Occidente cristiano contro l’Oriente islamico e che hanno istigato un risentimento storico tra gli aderenti a questi due mondi. D’altro canto, abbiamo assistito alle invasioni musulmane e al dominio islamico su parti importanti dell’Occidente, anche per periodi relativamente lunghi. Sebbene queste due esperienze abbiano un impatto emotivo negativo, esse furono all’origine di influenze culturali, intellettuali e civili immense per ambedue i mondi e specialmente per l’Occidente. Quest’ultimo, infatti, ha appreso molto dal mondo islamico e dai musulmani, al punto che non se ne può negare o ignorare l’influenza sul processo che ha portato alla nascita del mondo moderno in Occidente.
L’interazione non si è fermata qui. Abbiamo di nuovo assistito allo scontro catastrofico tra Est e Ovest, quando quest’ultimo ha affrontato l’Oriente e il Sud, compreso il mondo islamico, da forza colonizzatrice provocando una grave distruzione materiale e morale. Per oltre due secoli i Paesi islamici sono stati sottoposti allo sfruttamento diretto del colonialismo e, anche laddove lo sfruttamento non fu diretto, il popolo islamico venne soggiogato al dominio di governi tirannici e corrotti, affiliati all’Occidente. Tali governi non erano rappresentativi della popolazione, ma garantivano semplicemente gli interessi materiali e strategici delle potenze occidentali nel singolo Paese e nella regione.
Contemporaneamente, nel mondo islamico, si formavano dei movimenti, alcuni dei quali influenzati dall’ideologia islamica, altri da ideologie non-islamiche, mutuate dall’Occidente anche se successivamente utilizzate contro di esso. Tutti questi movimenti osservavano l’aspetto coloniale dell’Occidente e condividevano lo scetticismo e l’animosità nei suoi confronti. Nel mondo odierno, dove gli ostacoli della comunicazione sono stati rimossi o ampiamente ridotti, occorre formulare un nuovo approccio da cui ambedue i mondi possano trarre reciproco beneficio.
Attualmente, un gran numero di musulmani vive in Europa e nei Paesi occidentali.
Sfortunatamente, essi affrontano problemi perlopiù dovuti a fattori storici ed emotivi. Una delle ragioni è la mancata comprensione e il pregiudizio da parte dei governi e dei sistemi occidentali che considerano i musulmani non come cittadini di prima classe ma come stranieri che minacciano l’indipendenza civile e intellettuale dell’Occidente. Perciò i musulmani sono sottoposti, sfacciatamente o nella semplice realtà, a una pressione emotiva, politica e sociale. D’altro canto, alcuni di essi ritengono ancora che i governi occidentali siano istituzioni che, al di fuori dei propri confini, hanno una disposizione mentale nei confronti dei musulmani di tipo coloniale, imponendo governi tirannici e corrotti che negano i loro diritti e li umiliano.
Queste sono cose che dobbiamo cambiare se abbiamo in mente un futuro migliore da ambo le parti. Tuttavia vorrei osservare la situazione da una diversa angolazione, da dove può risultare più promettente.
2 – Terreni comuni di dialogo tra l’Islam e l’Occidente
Se riuscissimo a superare gli ostacoli storici e a guardare nel profondo della situazione, comprenderemmo che il mondo islamico è, in realtà, l’unico mondo con cui l’Occidente può instaurare un dialogo diretto. Il fatto che il Medio Oriente, e in particolare l’Iran, siano stati terra di passaggio per i viaggiatori europei diretti in India, Cina e nel lontano Oriente non dovrebbe essere considerato come un mero dato storico o geografico afferente al passato. Anzi, in questo, si cela un mistero che, se esplorato con attenzione, potrebbe dischiudere i nostri orizzonti verso una situazione più promettente e proficua.
A causa di ragioni politiche, l’Occidente ha tentato di interessarsi direttamente ad Asia e India, eludendo il mondo islamico. Tuttavia questo tentativo è rimasto elitario e continuerà a essere tale senza dare corso a una più ampia comprensione tra i due mondi, a livello dell’opinione pubblica generale.
Propongo che il dialogo con il mondo islamico riempia la cultura occidentale di una ventata di aria fresca e che quest’ultima divenga ordinaria per l’opinione pubblica. Indicherò brevemente una serie di terreni comuni su cui questo dialogo potrebbe fondarsi:
a) entrambi i mondi si fondano su fedi abramitiche che hanno molto in comune e queste condivisioni afferiscono proprio al loro spirito. Cristianesimo, giudaismo e islam: queste tre religioni monoteiste condividono la maggior parte degli aspetti intellettuali e spirituali. In particolare, sarebbe impossibile trascurare la grande influenza esercitata da intellettuali e filosofi musulmani sui grandi filosofi e giuristi occidentali.
b) quello greco è un lascito comune sia per l’Occidente cristiano e la cultura occidentale, che per l’Oriente musulmano e la civiltà islamica. La filosofia greca passò all’Occidente attraverso la mediazione di lingue come quella siriana, araba e phalavi. Se l’impatto di questo passaggio venisse trascurato, una gran parte delle finezze della filosofia ellenica e occidentale resterebbe per sempre sconosciuta.
Ovviamente, le radici comuni della cultura, della civiltà e del sapere occidentale – vale a dire l’eredità greca, latina, giudaica e cristiana – non hanno dato vita a pensieri concordi e omogenei. La diversità nella cultura e nel pensiero occidentale è così grande che occorre esercitare la dovuta cautela nell’affrontare questa unità storica e culturale come “l’Occidente”. Sebbene si possa parlare di questa entità continua con duemila e cinquecento anni di civiltà come “l’Occidente”, non dobbiamo, infatti, trascurare le differenze che esistono all’interno di questa unità. L’Occidente ha una varietà interna che non si contrappone alla sua unità, e lo stesso è vero per l’Oriente. Questa varietà che esiste all’interno di ciascuno dei mondi, orientale e occidentale, può preparare la strada per una comprensione reciproca accresciuta e più semplice, nonché rafforzare ambedue le parti nella scoperta dei propri difetti.
Per raggiungere una migliore comprensione tra Occidente e Oriente in generale, e tra l’Occidente e il mondo islamico in particolare, nel rispetto reciproco delle identità peculiari e vivendo in sicurezza e in pace, dobbiamo prendere in considerazione alcuni importanti elementi:
a) I due mondi dovrebbero superare gli effetti negativi dei conflitti storici e mettere da parte le ostilità che non hanno alcuna radice nel profondo delle proprie culture. A questo proposito, non dovremmo trascurare l’impatto di gruppi fanatici, estremisti e violenti che hanno sempre suonato le trombe del conflitto e dell’ostilità e che sono facilmente sfruttati da quei poteri che promuovono i propri interessi attraverso la guerra e lo scontro tra l’Islam e la cristianità. L’esempio più recente di tale follia è stato il proposito di bruciare il Sacro Corano e le azioni criminali e vergognose che ne sono conseguite. Quell’atto ha risvegliato e scioccato i musulmani di tutto il mondo e anche i cristiani hanno preso una posizione appropriata contro di esso. Noi musulmani non dovremmo collegare questa azione criminale alla grande religione cristiana e ai suoi fedeli devoti e saggi.
b) L’Occidente deve accettare il fatto che l’era del colonialismo è terminata. Dunque, non può né dovrebbe ricorrere ad azioni arroganti contro altri con il pretesto di assicurarsi le cosiddette risorse vitali w presentando tutto ciò come fosse interesse dell’umanità. Sfortunatamente, dopo il crollo del blocco socialista, coloro che avevano illusioni coloniali e avevano avuto sempre bisogno di un nemico immaginario, hanno sostituito il loro vecchio avversario con l’Islam. Essi hanno trattato lo sviluppo e la rinascita del pensiero indipendente nel mondo islamico come una nuova minaccia. E’ sotto questo inganno che è emerso il pericoloso fenomeno dell’“islamofobia” che ha inflitto danni enormi ad ambedue le parti. La comunità globale dovrebbe combattere questa tendenza; in particolare, i pensatori occidentali devono assumere una posizione ferma contro di essa. L’Occidente può aprire un nuovo orizzonte ammettendo che il colonialismo – sia nelle vecchie che nelle nuove forme – è giunto al termine e, in questo modo, offrire il terreno per un mondo che ruoti attorno agli elementi comuni tra nazioni e culture e, in particolare, tra l’Islam e l’Occidente.
c) Sebbene l’Occidente sia divenuto la civiltà più tecnologicamente avanzata del mondo, esso sta soffrendo di mali che persino i suoi più ardenti sostenitori non possono negare, vale a dire negare “il sacro” o – peggio ancora – lottare contro di esso. A questo proposito, la grande civiltà occidentale, che ha ottenuto risultati impressionanti, può imparare dall’Islam e correggere i propri difetti. Alla stessa maniera, i musulmani possono e devono apprendere dalla civiltà occidentale e dal suo progresso.
Dal punto di vista della civiltà e del pensiero non occidentale, compresa la civiltà islamica, dobbiamo rivedere e riconsiderare alcune delle nostre posizioni e dei nostri approcci.
Ciò comprende:
a) Distinguere tra il vero Islam e quello che, nel corso della storia, è accaduto sotto il nome dell’Islam. In questo contesto, c’è molto bisogno di una Ijtihad coraggiosa e dinamica, che tenga conto del tempo e dello spazio contemporanei;
b) Distinguere tra l’aspetto politico/coloniale della civiltà occidentale e i suoi aspetti intellettuali/culturali che hanno prodotto un grande risultato dell’umanità. Bisogna tenere nella dovuta considerazione anche gli elementi comuni alla civiltà occidentale e islamica;
c) Creare un linguaggio che ci permetta di condurre un dialogo con il mondo dominato dalla tecnologia. Non è impossibile, ma è un compito che richiede lavoro;
d) Confidare nell’unità dello spirito umano e dei principi etici universali affinché ci guidino verso una vita giusta e pacifica; dovremmo fidarci gli uni degli altri e aiutarci reciprocamente contro la tirannia e la discriminazione.
3 – La promozione del dialogo alla luce dei nuovi sviluppi in Medio Oriente
Giustizia e compassione, che sono così vitali in tutte le grandi religioni del mondo così come nelle tradizioni culturali profonde, giocano un ruolo significativo nel promuovere la pace tra nazioni e nel riconoscere ed estendere i diritti umani e la dignità.
In questa congiuntura critica, il dialogo tra l’Islam e l’Occidente può offrire una risposta alla crisi che è durata per secoli ed è persino peggiorata divenendo più pericolosa in anni recenti. Questo dialogo può avere successo solo se fondato sull’uguaglianza di tutti gli esseri umani e delle nazioni e sul rispetto dei diritti umani e della democrazia, a livello nazionale e internazionale.
I movimenti che hanno messo fine a regimi brutali in Medio Oriente e trasformato molti paesi arabi negli scorsi 16 mesi sono stati tra gli sviluppi politici dell’ultimo cinquantennio che hanno stimolato di più la riflessione.
In queste sollevazioni di massa e non violente le persone hanno preso di mira la dittatura, la corruzione, la discriminazione e la dipendenza e hanno partecipato a elezioni libere e giuste. Ora, la loro grande aspirazione consiste nello stabilire una nuova società basata su valori democratici coerenti con i principi islamici e con le loro caratteristiche culturali.
Questi sviluppi hanno dischiuso nuovi orizzonti per il dialogo e la comprensione con l’Occidente. I vecchi regimi non si erano impegnati nel dialogo con l’Occidente, piuttosto avevano adottato le loro politiche in linea con i poteri dominanti. Gli attuali sviluppi possono, invece, creare circostanze più adatte a un dialogo costruttivo perché:
a – in relazione agli affari sociali e culturali, queste nazioni sono ora attivamente impegnate nel ricostruire e riaffermare le proprie identità negate e offese;
b – le esperienze di valore del superamento del dispotismo dei leader e dell’obbedienza del popolo hanno aperto la strada a un migliore riconoscimento dei diritti della cittadinanza.
c – la partecipazione pacifica e pubblica a elezioni competitive e democratiche, con il pieno impegno di vari partiti e gruppi, è risultata nel potenziamento della società civile e degli sviluppi politici e
d – il fare affidamento sull’Islam come una delle fonti principali per la legislazione da parte dei rappresentanti del popolo ha ridotto il divario tra le convinzioni religiose dei cittadini e le decisioni strategiche dei loro governanti.
Eppure, ci sono sfide e speranza. Queste trasformazioni politiche, che sono fondate su bisogni tangibili e oggettivi della società e che adottano l’Islam come principale fonte identitaria, dovrebbero essere coerenti con il vero Islam. L’Islam che insiste su valori democratici, che rispetta la sovranità degli uomini sul proprio destino e condiziona il potere dei governanti alla volontà e al voto del popolo. Quando il Medio Oriente, che è la culla delle grandi religioni divine, verrà a patti con i due elementi della democrazia e della religiosità, allora si potrà sperare in un futuro stabile e prosperoso per la regione.
Allo stesso modo, questi sviluppi possono aprire la strada a interazioni piene di significato e a una migliore comprensione reciproca, purché l’Occidente adotti un nuovo approccio verso i musulmani.
Questo imperativo richiede:
a-considerare l’Islam la principale fonte di identità e aspirazione, accettare l’identità religiosa dei musulmani e rispettare i loro valori e le loro azioni anziché imporre norme occidentali;
b-superare il cliché della incompatibilità intrinseca dell’Islam e della democrazia e riconoscere che nelle società islamiche la religiosità e la democrazia non sono necessariamente in contraddizione né si escludono reciprocamente.
c-l’Occidente deve riconoscere che stabilire la democrazia non richiede necessariamente l’adozione della stessa esperienza che si è verificata in Occidente, e deve considerare la democrazia non parte integrante del secolarismo, ma compatibile con i principi islamici nel mondo musulmano.
d-smettere di sostenere governi dispotici nei paesi islamici per via della loro obbedienza nell’adottare politiche filo-occidentali e nell’impegno per reprimere brutalmente gli islamici dietro il pretesto della guerra contro l’estremismo e il terrorismo.
e-adottare una politica equilibrata fondata su norme internazionali rispetto ai diritti dei palestinesi e astenersi dal sostenere l’aggressione, la repressione, l’occupazione e il blocco di Israele.
Infine, vorrei ribadire che una cultura di dialogo e pace – fondata sull’inclusione, il riconoscimento e il rispetto reciproci, e che abbracci la diversità, -è un fattore chiave nel contribuire a superare la violenza e il conflitto, i quali sono spesso alimentati dall’umiliazione e dalla rabbia causate da ingiustizia, discriminazione e occupazione.
Spero che questo importante incontro compia grandi passi nella promozione del dialogo tra culture e civiltà e nell’accrescere la giustizia, la libertà, i diritti umani da un capo all’altro del mondo.
Grazie e che Dio vi benedica!
(Traduzione di Martina Toti)
Bisogna smetterla di equiparare le Crociate alle Invasioni islamiche! Queste ultime sono iniziate ben 3 secoli prima delle Crociate che nacquero per reagire appunto alle nefandezze espansionistiche islamiche. Fu Maometto che gridò la Jiad, la guerra santa agli “infedeli”, riportata sul Corano! Si può dire apertamente che Maometto fu il primo terrorista!