Alla vigilia dell’inizio delle votazioni per eleggere il nuovo Capo dello Stato, Salvatore Settis, ex direttore della Normale di Pisa, affida il suo appello al Corriere della Sera. Ci vuole, sostiene, un candidato che sappia valorizzare la cultura come diritto sancito dalla Costituzione e a sua volta “collegato a un orizzonte ben più ampio di diritti”, quello “al lavoro, alla libertà di parola, alla scuola pubblica statale”.
Nell’intervista raccolta da Paolo Conti, l’archeologo e storico dell’arte non fa segreto del suo candidato alla Presidenza della Repubblica: “Penso al caso di Giuliano Amato, che potrebbe secondo alcuni essere impopolare perché avrebbe troppe pensioni. Viceversa è stato uno dei pochi a rinunciare a pensione e vitalizio, in quanto giudice costituzionale, così come ha meritevolmente presieduto la Treccani rinunciando all’emolumento, senza dirlo ai quattro venti. Lo so perché faccio parte del consiglio scientifico dell’Enciclopedia”.
Un nome che Settis include tra le “personalità oggettivamente rilevanti e di tutto rispetto”, danneggiate da quella “specie di gioco di società” che è il toto Quirinale. “Giuliano Amato, certo insieme ad altri, può avere le caratteristiche giuste per la sua cultura costituzionale, per le sue esperienze istituzionali, così come nel campo della gestione di organismi culturali e legati alla ricerca. Non è il solo, ma l’ho voluto citare come caso di una irragionevole espulsione dal novero dei possibili candidati per via di una presupposta impopolarità nata da motivazioni discutibili”.