Mentre i media di tutti il mondo seguono da vicino le vicende delle studentesse nigeriane rapite da Boko Haram, i principali canali televisivi se ne occupano solo superficialmente. Nel farlo, condannano soprattutto i vari enti islamici ufficiali.
Al-Jazeera è stata forse l’unica a dedicare degli spazi informativi alla vicenda. Ha infatti fatto conoscere al pubblico una vittima delle violenze di Boko Haram: una donna che perse il marito durante degli scontri con la milizia integralista e le cui figlie pur volendo diventare medico o avvocato, hanno dovuto frequentare la scuola coranica del villaggio dopo l’incendio della loro. Il report ha raccontato che l’intero sistema educativo del Nord della Nigeria è stato bloccato da Boko Haram, che ha bruciato la stragrande maggioranza delle scuole maschili e femminili, osteggiando queste ultime in particolare. È stato intervistato anche un insegnante che ha affermato che è tutta l’educazione ad essere presa di mira in un paese con circa dieci milioni di analfabeti.
L’emittente del Qatar ha ulteriormente approfondito il tema nella trasmissione Al-Marsad, L’Osservatorio, in cui si è discusso della barbara azione di Boko Haram, con interviste al redattore del sito web Viewpoint Africa, Ayywu Johnson, all’inviato del canale tv nigeriano Ait, Mustafa Muhammad, all’analista politico ed esperto di questioni nigeriane Andrew Wiker e ad una giovane donna impegnata nella cooperazione, Kumfurt Iru. Ciò che ha reso particolarmente interessante questa trasmissione è stata l’attenzione dedicata al ruolo che giornalismo e nuovi media hanno svolto nella vicenda. Durante il servizio è stato denunciato l’operato del governo per i ritardi nei soccorsi e nella ricerca delle ragazze, avviata solo tre settimane dopo il rapimento, con l’accusa di avere mobilitato le ricerche esclusivamente dopo le pressioni internazionali. Si è parlato delle difficoltà di fare giornalismo nella Nigeria del Nord, descritta come una regione praticamente fuori controllo governativo che scarseggia di giornalisti preparati dei giornalisti che si trovano a lavorare in quello che è ormai un teatro di guerra. Dallo studio televisivo hanno raccontato delle violenze di Boko Haram verso la stampa, ricordando il recente assassinio di due giornalisti e come negli ultimi mesi siano state date a fuoco numerose sedi di testate giornalistiche.
Viene fatto osservare anche quanto Boko Haram sia diventato abile nell’uso delle nuove tecnologie, per la comunicazione e il proselitismo. Infatti Boko Haram ricorre spesso alla pubblicazione online di video di smentita relativi ad articoli pubblicati su di loro e video di rivendicazione come nel caso delle studentesse rapite, postato direttamente su You Tube. La parte finale è dedicata alla campagna per le ragazze rapite #bringbackourgirls tramite la quale milioni di persone si sono fatte coinvolgere nella vicenda. Tra questi, anche alcuni importanti capi di Stato e numerose personalità dello spettacolo che hanno contribuito a creare un forte impatto sull’opinione pubblica e un’intensa pressione sul governo nigeriano. La riflessione su come i social media abbiano “globalizzato” questa vicenda e su come le nuove tecnologie possano “rivoluzionare” qualsiasi protesta, ha condotto a coniare il termine di “intifada elettronica mondiale”.
Al-Arabiyya, la concorrente principale di Al-Jazeera ha trovato meno spazio per le ragazze rapite se non durante alcuni notiziari e con stile un po’ gossip, presentando un’indignata Angelina Jolie che critica l’azione terrorista e altri personaggi famosi, da Michelle Obama a Malala, mentre esponevano il cartello della campagna #bringbackourgirls.
I canali egiziani si sono occupati pochissimo della vicenda ed hanno riportato la posizione dell’ente islamico e università di Al Azhar. Al Tahrir Channel ha velocemente dichiarato che Al Azhar ha emesso un comunicato in cui definisce il rapimento contrario all’Islam.
L’unico canale televisivo arabo che, assieme ad Al-Jazeera, ha fornito puntuali resoconti degli avvenimenti in Nigeria, giorno per giorno, è stata Al-Aan Tv, emittente basata a Dubai. Al-Aan Tv divenne nota anche per essere stata l’unico canale in tutto il mondo a filmare e riportare il funerale dell’ex leader libico Muammar Gheddafi. In un servizio ha riportato la condanna del rapimento da parte dei Kibar al Ulema al Muslimiin, i grandi Sapienti musulmani, così come della saudita Accademia del fiqh islamico, cioè della giurisprudenza islamica, per cui queste azioni sono esplicitamente in contrasto con l’Islam.
Al-Aan Tv ha anche ha dedicato alla vicenda una puntata del suo programma Aktar mn ‘anwan, Più di un titolo, in cui due noti Sapienti islamici sauditi hanno condannato, a titolo delle principali organizzazioni islamiche mondiali, i crimini di Boko Haram, definiti come contrapposti ai valori ed agli insegnamenti islamici. Numerose le citazioni coraniche e dei detti profetici, mentre Boko Haram viene definito un dannoso per l’Islam e paragonato ad Al Qaeda. Il messaggio finale può essere riassunto da una citazione coranica più volte ricordata:”Chiunque uccida una persona sarà come se uccidesse l’intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come se avrà salvato la vita di tutta l’umanità”.
Vai a www.arabmediareport.it