Se sul piano sanitario l’emergenza da Covid-19 in Italia sembra allentare la presa grazie alla scienza, per quanto riguarda economia e società la vera prova del nove si sta materializzando ora. Sul fronte strettamente economico tutte le aspettative sono concentrate su quel piano di ripresa e resilienza (PPNR) che probabilmente accompagnerà gli italiani per un decennio. Non meno importante, però, sarà la ricostruzione di un tessuto sociale logorato fino allo strappo in molti punti: «Non sarà tutto facile e non sarà tutto come prima, ma sarei ottimista comunque sul futuro, magari con un stile di vita da modificare rispetto a quello cui eravamo abituati fino adesso», commenta Aboulkheir Breigheche, riferimento spirituale della comunità islamica di Trento, stimato e conosciuto per il suo impegno a favore del dialogo interreligioso nella società italiana.
Imam Breigheche, da dove ripartire adesso per ridare corpo alla nostra società?
Il tessuto sociale purtroppo era già lacerato e frammentato per colpa dello stile di vita al quale siamo stati abituati, tra individualismo, egoismo, ricerca di interessi personali a scapito della collettività. Quando poi si verificano condizioni estreme come quelle legate all’epidemia, che ci ha costretti a isolarci ancora di più nel nostro piccolo, lontani dal calore del contatto umano, le cose si complicano. Se poi si aggiungono altri seri problemi contingenti come l’inquinamento ambientale e la diffusione di importanti malattie innescate proprio dallo sbagliato stile di vita sociale e alimentare, ecco che possiamo immaginare quale sforzo sia richiesto ai singoli, alle famiglie e alla collettività per affrontare insieme – e sottolineo questa parola – tutto ciò.
Insieme, appunto. Dove e come reperire nuove “risorse morali” per ritrovare il senso e il fine dello stare insieme?
Una sfida immane come quella di questa pandemia, che si aggiunge a tante altre sfide sociali, morali ed economiche pregresse, non permette arretramenti né debolezze anche e soprattutto nel campo morale. Quello che ci dà speranza è il fatto che siano nate o che si siano rafforzate in maniera spontanea molte forme e iniziative di solidarietà anche di una certa importanza, iniziative che vanno incoraggiate e appoggiate perché, senza il contributo del volontariato, lo Stato da solo non sarà in grado di risolvere tutte le difficili situazioni createsi. In Italia grazie a Dio esso è presente in maniera efficace e diffusa.
Quale contributo possono dare in tal senso le diverse fedi presenti sul territorio italiano?
Le fedi religiose hanno avuto sempre un ruolo positivo e dato un contributo importante nelle situazioni di difficoltà in generale. A maggior ragione in quelle più gravi ed emergenziali come le catastrofi, i terremoti, le epidemie. Anche quando si lancia un appello per soccorrere persone singole o nuclei familiari, la risposta è pronta. Questo perché oltre al principio di solidarietà che accomuna tutte le persone civili, esiste per i credenti un’altra motivazione: la ricerca dell’amore del Signore, di Dio che è il principio di ogni bene. I fedeli desiderano farsi strumento per diffondere questo amore allo scopo di alleviare le sofferenze degli altri. Così facendo, un credente rende più felice se stesso, oltre a fare del bene agli altri. Inoltre, noi musulmani crediamo in una vita futura dopo la morte del nostro corpo: una vita eterna che sarà più o meno felice a seconda di quante persone rendiamo a nostra volta felici. A livello nazionale le varie realtà islamiche hanno dato un importante contributo subito dopo l’inizio dell’epidemia con la raccolta di significative somme di denaro devolute in favore delle strutture sanitarie, con l’attivazione di tutte le moschee e i centri islamici in una gara di solidarietà per la raccolta di generi alimentari e la preparazione di pacchi alimentari consegnati alle famiglie in difficoltà economiche. Difficoltà aggravate drammaticamente dal rallentamento o la chiusura di non poche attività economiche.
Le religioni possono o devono fare un “passo in avanti” nel promuovere un’etica pubblica diffusa capace di mitigare le storture di individualismo e capitalismo? Se sì, come?
La condivisione è un principio fondamentale nella vita del credente. Per esempio nell’Islam, oltre tutte le forme di carità e solidarietà conosciute, c’è un obbligo religioso per il quale ogni credente deve donare annualmente una quota minima precisa della sua ricchezza, la Zakat, che è il 2,5% dei suoi risparmi se superano una certa quota, in favore dei bisognosi che, si precisa, sono loro i legittimi proprietari di questa somma affidata dal Signore ai benestanti. Questo è solo un esempio pratico di come le fedi religiose possono fare molto e concretamente nel campo della solidarietà. Sicuramente ora dobbiamo ricostruire e ripartire – non possiamo permetterci il contrario – anche se le difficoltà non mancano e non mancheranno per molto tempo. Dovremo affrontare dei sacrifici tutti quanti, ognuno secondo le sue possibilità e la sua posizione non solo economica, ma anche nella comunità. Concludo, però, sottolineando che è importante che lo Stato sia presente e che ci sia una giusta ed equilibrata politica sociale in questo senso.